Privatizzazione: differenze tra le versioni

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Con la privatizzazione dunque lo Stato non deve più investire né in gestione/manutenzione né in sviluppo dell'azienda o servizio pubblico; la gestione di questa passa direttamente in mano a un privato che spinto dalla legge del profitto si dimostra generalmente più in grado o capace di un'amministrazione attiva, dinamica ed efficiente, persecutrice di scopi più redditizi per l'azienda incrementandone profitti e diminuendone le perdite, ovvero risanando debiti e bilanci a beneficio dei consumatori sotto forma di qualità di servizio o bene offerto e riduzione dei costi del servizio offerto.
 
Secondo alcuni però il processo di privatizzazione non è esente da limiti e rischi: spesso infatti i vantaggi presunti sopraesposti non si concretizzano nel bene dell'azienda e della collettività con costi imponibili all'utente che rimangono inalterati o addirittura in aumento frutto di [[speculazione|speculazioni]] economiche da parte del gestore. Altre possibili forme di speculazione da parte dei privati mettono a rischio la salute e il rispetto della legalità da parte dell'azienda stessa privatizzata. Sotto questo aspetto il concetto di privatizzazione (bene in mano ad un privato) è infatti ben distinto da quello più vasto di [[liberalizzazione]] che invece rimanda alla [[libera concorrenza]] tra molti gestori. Se non è da escludere la possibilità che l'azienda [[fallimento (diritto)|fallisca]] per un altrettanto cattiva gestione da parte del privato, le problematiche sollevate da tale fallimento risultano meno gravose in presenza di vera [[concorrenza (diritto commerciale)|concorrenza]]. Inoltre in un regime di privatizzazione viene meno la possibilità di finanziamento della spesa pubblica in deficit in caso di necessita di realizzazione di un intervento pubblico essendo l'iniziativa in mano al privato.
 
=== Ambiti di possibile interesse ===