Consustanziazione: differenze tra le versioni

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==Berengario di Tours==
Uno dei primi a teorizzare la consustanziazione fu [[Berengario di Tours]] ([[1010]]-[[1088]]), che reintrodusse i concetti di "[[sostanza (filosofia)|sostanza]]" e di "[[accidente (filosofia)|accidente]]", impiegati da [[Aristotele]] nel suo sviluppo critico delle idee del vecchio maestro [[Platone]]. Platone considera che il reale è costituito dal mondo intelligibile (''"mondo delle [[idea|idee]]''"), e che il mondo che conosciamo e di cui facciamo parte (''"mondo sensibile''") ne è un riflesso pallido. Al contrario, Aristotele descrive un mondo costituito di "cose". Ciascuna di queste "cose" è definita da ''"proprietà accidentali''" fissate su una ''"sostanza" essenziale''. Riassumendo, la sostanza è la realtà ultima.
 
Berengario dunque afferma che, se una sostanza scompare, scompaiono anche le sue proprietà, in quanto intrinsecamente legate a essa: se nell'Eucaristia la sostanza del pane e del vino scomparisse, dovrebbero scomparire anche le proprietà accidentali, come il sapore, l'odore, il colore, ecc.; siccome ciò non avviene, le sostanze del pane e del vino devono continuare a sussistere durante la [[consacrazione]].
Inoltre, il corpo di Cristo sta nel cielo, e dunque non può essere presente in tanti luoghi quante sono le ostie consacrate, e inoltre in esse non potrebbe rientrare completamente. E allora per Berengario il pane e il vino sono soltanto un simbolo di realtà spirituali, un ''signum sacrum'', un segno visibile che ci permette di afferrare, di là dall'apparenza sensibile, l'idea della [[Passione di Gesù|Passione di Cristo]]. Ma Cristo è morto, nella carne, una volta sola, e dopo la [[Resurrezione]] il suo corpo è incorruttibile e dunque non può soffrire ancora:
{{Citazione|Il pane e il vino vengono chiamati carne e sangue di Cristo perché, in memoria della sua crocefissione, si celebra il suo sacrificio.}}