Piramidi egizie: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichette: Modifica da mobile Modifica da applicazione mobile Modifica da applicazione Android
annullata modifica senza senso
Etichetta: Annulla
Riga 6:
 
==Etimologia==
Il termine piramide deriva dalla parola greca ''pyramis'' (πυραμίς) <ref group="N"> Letteralmente "della forma del fuoco" verosimilmente per la forma appuntita che ricorda, appunto, una fiamma.Assegnato</ref> assegnato ad un tipico dolce di farro e miele, di forma appuntita (conica o vagamente piramidale) che i mercenari greci presentavano come offerta funebre ai commilitoni morti<ref>{{cita|Cimmino 1998|p. 22.}}</ref><ref group="N">[[Stefano di Bisanzio]], dal canto suo, ritenne che il termine pyramìs derivasse invece dal greco ''pyròs'' con il significato di "frumento" e ciò per avvalorare l'ipotesi che le piramidi fossero "i granai di Giuseppe" della vicenda biblica. Nel IV secolo [[Ammiano Marcellino]] (Historiae XXII, 15-28) riferiva, invece, che il termine derivava dal greco ''pyr'', ovvero fiamma, per il restringimento verso l'alto, in ciò suffragato anche da [[Isidoro di Siviglia]] (Ethymologiae, XV, 11.4) che indicava come:''questi edifici cominciano larghi e finiscono stretti come le fiamme e in greco fuoco si dice pyr''.</ref>; è tuttavia verosimile che la scelta di tale termine sia derivata dall'assonanza della parola greca con quella egizia ''per-em-us'', letteralmente "ciò che va in alto", che nel [[Papiro di Rhind|papiro matematico Rhind]].<ref group="N">Il papiro Rhind si trova oggi presso il [[British Museum]] di Londra; alcuni frammenti si trovano presso il [[Brooklyn Museum]] di [[New York]].Indica</ref> indica l’altezza del solido<ref group="N">[[Antoine-Isaac Silvestre de Sacy]], orientalista francese, citato da Cimmino 1998, riteneva che il termine piramide derivasse dal greco ''pirama'', ovvero ''altezza'', ''elevazione'' argomentando che la radice ''rama'' fosse comune all'ebraico, al caldeo, al siriaco, al samaritano e [[Louis-Mathieu Langlès]] (1763-1824), filologo, orientalista, linguista, sottolineava che il termine copto per ''fuoco'' è ''Khrom'' che, con l'articolo, si pronuncia ''pi-khrom''.</ref>. Il termine egizio per indicare la piramide era ''MR'' vocalizzato.<ref group="N">L'egiziano antico non prevedeva le vocali; onde consentire di leggerlo più agevolmente, si è solito oggi "vocalizzarlo", ovvero aggiungere vocali arbitrariamente.</ref> Inin ''Mer'' in cui "M" indica "luogo" e "R" l'atto di salire con il senso compiuto, perciò, di ''luogo in cui si sale'', ovvero ''avviene l'ascensione''. Con tale termine, tuttavia, veniva indicato solo il sepolcro del re, mentre per le tombe di altro genere si utilizzavano altri vocaboli<ref>{{cita|Cimmino 1998|p. 21.}}.</ref><ref Il determinativo per il geroglifico che precisa in quale ambito vada interpretato il segno cui è affiancato, è un triangolo con il vertice rivolto verso l'alto. Tale segno venne erroneamente interpretato, tra gli altri, da Gaston Maspero che lo ritenne indicare tutte le sepolture regali al punto che, traducendo per primo il Papiro Abbott, chiamò "piramidi" anche le tombe ipogee della dinastia egizia e della Valle dei Re.
 
È bene tuttavia tener presente che presso gli egizi anche gli edifici erano indicati con un nome proprio e, perciò, il termine per indicare genericamente l'edificio piramide era scarsamente utilizzato. La piramide di Pepi, ad esempio, era denominata ''Merenra-Khanefer'', o ''Mennefermare''. I greci, per assonanza, ricavarono Mennefer che grecizzarono con la più familiare "Memphys". Le piramidi erano infatti divinizzate e possedevano [[personalità giuridica]] e religiosa. Ciascuna di esse aveva un nome proprio e, dalla IV alla XII dinastia i nomi seguirono sempre (salvo sporadici casi) la stessa struttura grammaticale: ''nome del re - verbo - aggettivo come attributo di una qualità o di un comportamento''. Si ebbero perciò, ad esempio: ''Cheope appartiene all'orizzonte''; ''Chefren è grande''; ''Pepi è stabile nella perfezione''; ''Snefru è splendente''; ''Unas è bello di recinto''.
 
==Origini==
Per giungere all'elemento fisico-architettonico della piramide egizia, non si può prescindere dall'elemento immateriale che ne è, molto verosimilmente, alla base: una vera contesa, forse non solo dottrinale, di ordine teologico-religioso facilmente giustificabile là dove si consideri che l'unificazione dell'Alto e Basso Egitto sotto la I e II dinastia comportava, necessariamente, la creazione di un sistema amministrativo centralizzato, con un apparato burocratico gerarchizzato e distribuito capillarmente sul territorio. Ad una tale opera di amalgama non poté sottrarsi l'ambito religioso in cui si cercò di contemperare le esigenze di unificazione con quelle teologiche proprie dei due regni e delle molteplici divinità esistenti per addivenire, peraltro, ad un pantheon riconosciuto e accettato<ref>{{cita|Cimmino 1998|p. 79.}}</ref>.
 
Le origini dell'opera architettonica vanno perciò ricercate anche in ambito religioso e nell'operazione dottrinaria che, nella fase unificatoria del Paese, tese ad inglobare miti arcaici e leggende, senza tuttavia far venir meno le relative indipendenze religiose dei regni coinvolti, concentrando l'attenzione su pochi centri di culto sotto l'egida di grandi divinità che già potevano contare su un clero preparato e su scuole teologiche consolidate<ref>{{cita|Cimmino 1998|Cap. V, pp. 78-98.}}</ref><ref>R. Anthes (1959), ''Egyptian Theology in the Third Millunnium B.C.'', in Journal of Near Eastern Studies (JNES), XVIII, pp. 169-212.</ref>.
 
===Teologia e religione===