Stato etico: differenze tra le versioni

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Il filosofo [[idealismo tedesco|idealista]] Hegel aveva definito lo Stato "sostanza etica consapevole di sé". Lo Stato è infatti l'espressione più elevata dell'[[Etica|eticità]], essendo unità di diritto astratto e [[Morale|moralità]]. Questa teoria hegeliana dello Stato era in netto contrasto con il [[giusnaturalismo]] e il [[Contratto sociale|contrattualismo]] della filosofia politica moderna, soprattutto quella dei filosofi illuministi. La teoria dello "Stato etico" fu poi ripresa nel [[XX secolo|Novecento]]: essendo in antitesi con la teoria liberale dello [[Stato di diritto]], può essere da molti critici ben usata per spiegare il fondamento della concezione dello [[Fascismo|Stato fascista]] di [[Benito Mussolini]] e dello [[Comunismo|Stato comunista]] sviluppatosi nell'[[Unione Sovietica]]. In particolare il filosofo neoidealista [[Giovanni Gentile]] la riprese e la rielaborò nei ''Fondamenti della filosofia del diritto'' (1916). La dottrina hegeliana affermava che lo Stato è fonte di libertà e norma etica per il singolo. La condotta dello Stato, quindi, non può essere oggetto di valutazioni morali da parte dell'individuo: lo Stato si pone fine supremo e arbitro assoluto del bene e del male.
 
La dottrina hegeliana affermava che lo Stato è fonte di libertà e norma etica per il singolo. La condotta dello Stato, quindi, non può essere oggetto di valutazioni morali da parte dell'individuo: lo Stato si pone fine supremo e arbitro assoluto del bene e del male.
Lo Stato etico hegeliano non è però ancora uno [[Totalitarismo|Stato totalitario]] vero e proprio, ma una totalità organica vivente. La [[separazione dei poteri]], secondo quanto si evince dai testi di Hegel, non può essere perfetta al punto di compromettere la governabilità e l'unità dello Stato, né - come riteneva [[Montesquieu]] - è fondata su un sistema di pesi e contrappesi a garanzia del singolo contro la tirannide. I poteri piuttosto vengono separati e resi autonomi in base ad un fondamento più forte, ontologico prima che morale, dal fatto che lo Stato, come qualsiasi cosa vivente, totale o particolare, vive solo se segue i tre momenti della [[dialettica]] hegeliana, sia nella contrapposizione dei tre poteri, che nella loro contrapposizione e sintesi interna.
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Hegel contrappone non tanto all'istituzione familiare tradizionale la libertà del singolo, quanto il singolo che sceglie una vita etica, coerente col suo dovere morale, ad una famiglia etica. La situazione di contrasto tra singolo e famiglia è riproposta nello Stato etico, che può chiedere al singolo la rinuncia anche della vita familiare, ad avere una propria vita privata, se non la rinuncia della vita stessa.
Dopo la celebre critica di Karl Popper, lo Stato etico è considerato l'emblema della "società chiusa", in contrapposizione allo Stato di diritto, che è proprio della "[[Società aperta|società aperta]]".
 
==Seguiti==
La teoria dello "Stato etico" fu poi ripresa nel [[XX secolo|Novecento]]: essendo in antitesi con la teoria liberale dello [[Stato di diritto]], può essere da molti critici ben usata per spiegare il fondamento della concezione dello [[Fascismo|Stato fascista]] di [[Benito Mussolini]] e dello [[Comunismo|Stato comunista]] sviluppatosi nell'[[Unione Sovietica]]. In particolare il filosofo neoidealista [[Giovanni Gentile]] la riprese e la rielaborò nei ''Fondamenti della filosofia del diritto'' (1916).
 
==Note==