Metodo di Lachmann: differenze tra le versioni

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== La critica al metodo di Lachmann: Bédier ==
Il filologo francese [[Joseph Bédier]], che nel [[1890]] aveva approntato una [[edizione critica]] del ''[[Lai de l'ombre]]'' (antico testo francese) seguendo il metodo di Lachmann, nel [[1929]]<ref>Joseph Bédier, ''La tradition manuscrite du «Lai de l'ombre». Réflexions sur l'art d'éditer les anciens textes'', Paris, Champion, 1929.</ref>, dopo le critiche al suo lavoro portate da [[Gaston Paris]], torna a studiare il testo, concludendo poi in primo luogo che il metodo stemmatico era assai raramente efficace, in quanto spesso la tradizione si bipartiva in due sole classi: Bédier afferma, a questo proposito, l'esistenza di una ''forza dicotomica'' che porta a poco a poco al raggruppamento dei testimoni in due grandi famiglie. Il risultato di questo era dunque l'impossibilità di procedere meccanicamente alla scelta della lezione tramite la legge di maggioranza e, inoltre, che esso portava a produrre inevitabilmente ''testi compositi'', frutto dell'ingegno emendatore di un [[Filologia|filologo]], ma mai esistiti nella realtà.
 
La soluzione empirica di Bédier consisteva nello scegliere un ''bon manuscrit'', il miglior manoscritto tra i testimoni realmente posseduti e studiati. Ciò non secondo il ''gusto personale dell'editore,'' ma dopo aver effettuato un serio e minuzioso lavoro di recensio. In sostanza, il ''bon manuscrit'' non si sceglie a caso e bisogna dimostrare concretamente le ragioni per cui la scelta è ricaduta su quel codice piuttosto che su un altro. Il metodo lachmanniano, fino a quel momento base insostituibile per l'edizione critica di qualunque testo, entra in crisi.
 
== Il recupero del metodo di Lachmann: Pasquali e la recensione aperta ==