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[[File:Bundesarchiv Bild 101I-021-2081-31A, General Friedrich Paulus.jpg|thumb|left|upright=1.3|Il comandante della 6ª Armata, generale [[Friedrich Paulus]]]]
Anche dopo il fallimento della controffensiva del generale Hoth, evidente dal 24 dicembre, Hitler continuò almeno apparentemente a mostrare ottimismo: nella direttiva del 27 dicembre venne enfatizzato che "il salvataggio della 6ª Armata deve rimanere cruciale e fondamentale per la condotta delle operazioni"<ref>{{Cita|Oxford 2001| vol. VI, p. 1158|Oxford2001 }}</ref>. Il 29 dicembre il [[Führer]] parlò al generale [[Hans-Valentin Hube]], il comandante del 14º ''Panzerkorps'' giunto in aereo al suo quartier generale dalla sacca per essere decorato, di una nuova manovra controffensiva in fase di preparazione con l'intervento di potenti formazioni di [[Waffen-SS]] in arrivo dalla [[Francia]]. Hitler riuscì in parte a rafforzare la fiducia del generale, giunto a [[Rastenburg]] con l'intenzione di illustrare con franchezza la situazione tragica dell'armata, dichiarando che le forze di soccorso erano in afflusso e che il rifornimento aereo sarebbe stato molto potenziato<ref>{{Cita|Görlitz/Paulus 2010| pp. 284-285|Görlitz/Paulus2010 }}</ref>.
Nel suo messaggio del 1º gennaio a Paulus ed all'armata Hitler ripeté le sue assicurazioni cercando di sostenere il morale del generale e dei soldati con promesse di aiuto e soccorso<ref>Hitler scrisse che i soldati dell'armata dovevano avere "incrollabile fiducia" che sarebbe stato fatto tutto il possibile per liberarli e che "grazie alla vostra fedeltà assisteremo al più glorioso fatto d'armi della storia della Germania"; in {{Cita|Beevor 1998| pp. 350-351|Beevor1998 }}</ref>. In questa occasione anche il feldmaresciallo von Manstein scrisse al generale Paulus che "le operazioni del gruppo d'armate sono dirette solamente a soccorrere la 6ª Armata il più presto possibile". In questa fase il feldmaresciallo von Manstein dimostrò una rigida aderenza alle direttive del Führer ed anche ai primi di gennaio comunicò al generale Paulus di limitarsi ad obbedire agli ordini superiori di resistenza ad oltranza senza preoccuparsi delle possibili conseguenze per i soldati dell'armata accerchiata<ref>{{Cita|Görlitz/Paulus 2010| p. 290|Görlitz/Paulus2010 }}</ref>.
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La situazione delle truppe tedesche era particolarmente disagevole e tatticamente difficile per le divisioni che difendevano i lati occidentale e meridionale della sacca; costretti fin dall'accerchiamento di novembre ad organizzare frettolosamente un fronte difensivo improvvisato per impedire che l'armata fosse attaccata alle spalle, avevano dovuto costituire posizioni all'aperto nella steppa scoperta in inverno con mezzi, materiali ed armamenti insufficienti, stabilendo deboli linee difensive esposte agli attacchi sovietici ed ai rigori del clima<ref name="ReferencePAU">{{Cita|Görlitz/Paulus 2010| p. 293|Görlitz/Paulus2010 }}</ref>. Pur avendo potuto utilizzare in parte le vecchie e modeste posizioni difensive costruite dai sovietici in estate, i soldati tedeschi schierati nei settori occidentali e meridionali del ''kessel'' si trovarono sempre in posizione precaria e subirono un costante logoramento anche prima dell'inizio dell'offensiva finale. Meno critica era la situazione delle truppe tedesche rimaste nelle vecchie postazioni all'interno delle rovine di Stalingrado e sulle rive del Volga, che, pur perdendo alcune posizioni contro l'aggressività della 62ª Armata, si asserragliarono ai capisaldi e soffrirono relativamente meno le carenze di rifornimenti e i disagi dell'inverno<ref name="ReferencePAU"/><ref>{{Cita|Čujkov 2012| pp. 278-279|Čujkov2012 }}</ref>.
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1972-042-22, Russland, Walter von Seydlitz-Kurzbach.jpg|thumb|left|upright=1.2|Al centro della foto con la [[Croce di Ferro|Croce di cavaliere]] il generale [[Walther von Seydlitz-Kurzbach]], comandante del 51º Corpo d'armata a Stalingrado.]]
Il generale Paulus aveva lasciato sul fronte del Volga la maggior parte delle divisioni che avevano combattuto per due mesi la violenta e sanguinosa battaglia all'interno della città: il 51º Corpo d'armata del generale [[Walther von Seydlitz-Kurzbach]] disponeva in questo settore della 71ª, 79ª, 295ª, 305ª e 389ª Divisione fanteria, della 100ª Divisione cacciatori, dei resti della 94ª Divisione fanteria, uscita quasi distrutta da un intempestivo movimento di ritirata intrapreso il 25 novembre<ref>{{Cita|Görlitz/Paulus 2010| p. 259|Görlitz/Paulus2010 }}</ref>, e dei battaglioni di pionieri d'assalto arrivati a Stalingrado nell'ultima fase degli scontri urbani<ref>Il generale Čujkov nelle sue memorie esprime sorpresa per la decisione tedesca di lasciare così tante divisioni ferme nelle rovine di Stalingrado contro la sua armata invece di impiegarle per rafforzare i fronti scoperti occidentali; in {{Cita|Čujkov 2012| p. 278|Čujkov2012 }}</ref>. Sul lato nord-orientale della sacca era schierato l'11º Corpo d'armata del generale [[Karl Strecker]] con la 60ª Divisione motorizzata, la 16. Panzer-Division e la 24. Panzer-Division; si trattava di posizioni ancora relativamente solide dotate di fossati anticarro, reticolati e campi di mine; sul lato sud il 4º Corpo d'armata del generale [[Erwin Jaenecke]] schierava su posizioni meno solide la 371ª, la 297ª Divisione fanteria e i resti della 20ª Divisione rumena. A nord-ovest il generale [[Walther Heitz]] difendeva il settore con la 44ª, 76ª, 113ª e 384ª Divisione fanteria. Nella posizione più esposta e pericolosa, il "naso di Marinovka" a ovest, era posizionato il 14º ''Panzerkorps'' del generale
Secondo un documento del 22 dicembre la 6ª Armata disponeva ancora in quella data di una forza vettovagliata di circa 249.000 uomini, compresi 13.000 rumeni e 19.300 ausiliari locali, di cui 25.000 soldati di fanteria di prima linea e 3.200 pionieri d'assalto, la forza combattente complessiva veniva calcolata nel 60-70% della forza vettovagliata<ref>{{Cita|Görlitz/Paulus 2010| p. 295|Görlitz/Paulus2010 }}</ref>. Al 28 dicembre il comando calcolò in 241.000 soldati la forza presente nella sacca ed in 30.000 uomini il numero delle perdite fino a quel momento dopo il 24 novembre, e comunicò che la forza combattente reale dell'armata consisteva in 117 battaglioni a cui si aggiungevano altri 4 battaglioni forti, 42 medi e 67 deboli; erano disponibili ancora 426 cannoni campali medi e leggeri, 123 cannoni campali pesanti, 48 lanciarazzi, 40 cannoni contraerei pesanti, 131 carri armati, cannoni d'assalto e cacciacarri<ref name="ReferenceA"/>. Il comando dell'armata aveva cercato di utilizzare il tempo trascorso prima dell'offensiva finale sovietica per migliorare le sue posizioni, organizzando linee scaglionate più arretrate di ripiegamento; inoltre per colmare le perdite era stato inserito nei reparti combattenti anche il numeroso personale amministrativo, di comando e logistico presente all'interno della sacca; molti servizi di retrovia erano stati sciolti<ref name="Lannoy, p. 122"/>.
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