San Biagio Saracinisco: differenze tra le versioni

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== Storia ==
Questo territorio era già abitato nel [[paleolitico]], 70 mila anni fa. Si trattava di cacciatori nomadi alla ricerca di nuovi territori lungo la dorsale dell’[[appennino centrale]]. I primi rifugi, gradatamente divenuti dimore, erano grotte naturali sparse sui monti. Successivamente si svilupparono piccoli insediamenti fortificati sull’altopiano chiamato Gallo e sorsero piccoli santuari. San Biagio Saracinisco in epoca preromanica fu abitato dai [[Sanniti]] e, trovandosi sulla via pedemontana [[Sora (Italia)|Sora]]-[[Venafro]]-[[Capua (città antica)|Capua]], fu spesso coinvolto nelle [[guerre sannitiche]]. Ne costituisce testimonianza una [[necropoli]] esistente sulla cresta dell’Uomo Morto (detta anche Omini morti), così chiamata proprio per la presenza di dette sepolture. Il paese fu poi occupato dai [[Civiltà romana|Romani]]. <ref name=sito_ufficiale>[http://www.comune.sanbiagiosaracinisco.fr.it/index.php?id_sezione=100 Sito ufficiale del Comune]</ref>
 
Con la decadenza dell’[[Impero Romano]] si susseguirono le varie occupazioni dei [[Barbaro|barbari]]: i [[Visigoti]] di [[Alarico I]] (410), i [[Vandali]], gli [[Eruli]], i [[Longobardi]] ed i [[Saraceni]]. Questi ultimi erano popoli nord-africani che si insediarono in posti strategici per effettuare razzie.<ref name=sito_ufficiale />
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Dopo la loro sconfitta nella [[battaglia del Garigliano (915)]], alcune bande di saraceni trovarono rifugio in queste zone da cui furono successivamente scacciati dall'intervento di armati sorani: in un gruppo di tombe di Omini morti pare che siano inumati proprio questi saraceni. <ref name=laciociaria>[ http://www.laciociaria.it/comuni/sanbiagio_saracinisco.htm La Ciociaria.it]</ref>
 
La prima citazione scritta di San Biagio Saracinisco risale ai primi anni del II millennio, nel Chronicon di [[Leone Marsicano]], nel quale compare quale castello di difesa con il nome di “Sarraciniscum”. Tale castello probabilmente eretto dai [[Conti dei Marsi]], con le terre circostanti, fu donato, nel 1055, dal [[Principato di Capua|Principe di Capua]] (forse Pandolfo V e/o il successore Landolfo VIII) al monastero di Montecassino, con l’esenzione da tasse o altra soggezione feudale. I monaci affidarono i terreni a sette famiglie di [[Picinisco]], [[Agnone]] ed [[Atina]], con il compito di renderli fertili e coltivarli (probabilmente un contratto di [[enfiteusi]]). <ref name=sito_ufficiale /> “Nel corso del XIII secolo passò di proprietà fra i diversi signori che dominavano la valle di Comino e in particolare [[Alvito (Italia)|Alvito]], condividendone le sorti, subendo le conseguenze delle guerre fra gli eredi di [[Giovanna II di Napoli]] e fra [[angioini]] e [[Corona d'Aragona|aragonesi]] nel corso del Quattrocento: durante questo periodo gli eventi bellici determinarono la scomparsa di alcuni abitati della zona.” <ref name=laciociaria />
 
Dai vari censimenti si evince che il paese fu sempre di piccole dimensioni: nel Cinquecento annoverava poche decine di abitanti. Nel 1656 fu abbandonato a causa di una pestilenza. Però nel 1678 un limitato numero di famiglie dei comuni limitrofi decisero di trasferirsi a San Biagio. “Iniziò così il lento processo di urbanizzazione del paese. Attorno ad una chiesetta dedicata a San Biagio sorsero le prime casupole in pietrame e paglia: nacque così il primo nucleo insediatosi nel territorio oggi compreso tra Muro Gianicolo, Piazza Olmo e Via Chiesa.” .<ref name=sito_ufficiale />
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Il paese diede un grande contributo di sangue alla [[Prima guerra mondiale|guerra del 1915-18]], ma fu la [[Seconda guerra mondiale]] con i suoi orrori che provocò le maggiori distruzioni, l’esodo forzato e le morti.
 
San Biagio rientrò nella “[[linea Gustav]]” tracciata dal Feldmaresciallo [[Albert Kesselring|Kesserling]] come baluardo all’avanzata degli eserciti alleati. La furia dei bombardamenti, rese impossibile la permanenza in paese degli abitanti, persino di quelli che avevano cercato un precario rifugio nelle grotte, per cui l’8 dicembre 1943, giorno dell’Immacolata, fu deciso l’esodo forzato verso il centro di raccolta di [[Ferentino]] in cui molti giovani furono forzatamente arruolati nella [[Organizzazione Todt]] ed obbligati, anche se con retribuzione, a lavorare al fronte nella costruzione e riparazione di trincee ed opere difensive. Alcuni di loro, impiegati a Cassino, anche se malridotti per la fame ed i parassiti, riuscirono nottetempo a passare le linee tedesche e, con un lungo viaggio attraverso l’Italia in guerra, a ricongiungersi con i parenti residenti a [[Cremona]]. <ref name=sito_ufficiale />
 
Il 12 gennaio 1944 alle ore 5:30 cominciò la battaglia che doveva liberare dai tedeschi la zona compresa tra Costa San Pietro e [[Acquafondata]] e sfondare la linea Gustav in direzione di [[Atina]]. I fanti dell’8º [[Reggimento]] [[Marocco|marocchino]] ed il 7° [[Algeria|algerino]] dell’esercito francese attaccarono di sorpresa la Costa San Pietro, salendo dal Rio Chiaro e dal fosso Verrecchia, con l’appoggio dell’artiglieria piazzata sulla Catenella delle Mainarde. Le postazioni di mitragliatrici tedesche furono espugnate e i francesi occuparono la quota 1449. I giorni successivi ci furono i contrattacchi del reggimento dei panzer grenadier  che non ebbero tuttavia successo. Tutte le alture circostanti: [[Monte Monna Casale]], Monte San Pietro, Monna Acquafondata furono assalite dai francesi e strenuamente difese dai tedeschi.. Al termine della battaglia, le truppe tedesche retrocessero di alcuni chilometri sulle postazioni della linea Gustav propriamente detta, ma il Monte Santa Croce rimase in mano tedesca nonostante i due terribili attacchi sferrati il 27 maggio 1944 alle ore 21:00 da una compagnia del [[Corpo Italiano di Liberazione]] che portò alla definitiva cacciata dei tedeschi da San Biagio. Impressionante resta il rapporto tra perdite umane e risultati conseguiti: più di 5.000 morti di cui 500 tedeschi ed un sanbiagese. Il tentativo francese, pur avendo colto qualche successo territoriale, sostanzialmente fallì l’obiettivo principale.<ref> [http://www.camminarenellastoria.it/index/gustav_it_19_Costa_San_Pietro.html Camminare nella storia] </ref>