Rivoluzione cubana: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
LauBot (discussione | contributi)
m Sostituisco Collegamenti esterni ai vecchi template e rimuovo alcuni duplicati
Riga 50:
Dopo aver condotto con successo l'assalto ad una caserma a La Plata, impossessatisi di armi e munizioni, i ''barbudos'' (così chiamati perché non avendo a disposizione rasoi e lamette si fecero crescere tutti la barba) si inerpicarono sino alla vetta più alta della ''Sierra'', il [[Pico Turquino]], dove si accamparono in una foresta difficilmente accessibile. I ribelli furono nuovamente traditi da un ''guajiro'', Eutimio Guerra, il quale fu sul punto di condurre le truppe de Batista nel cuore del loro accampamento, prima che la sua delazione venisse scoperta e che fosse per questo giustiziato. Si narra che abbia dormito con una pistola a fianco di [[Fidel Castro]] avendo l'ordine di assassinarlo, ma che non abbia voluto procedere perché certo che non sarebbe riuscito a fuggire e a mettersi in salvo dopo aver commesso l'omicidio.<ref name=":1" />
 
Nel frattempo il regime, allo scopo di mitigare la spinta rivoluzionaria serpeggiante in seno al Paese, tendeva a minimizzare l'operato dei ''barbudos'', arrivando persino a dichiarare che [[Fidel Castro]] fosse rimasto ucciso. Il leader rivoluzionario, dal canto suo, non fece nulla per smentire queste voci per diverso tempo e, convinto di poter infiammare la popolazione, preparò un colpo di teatro in cui, sostanzialmente, annunciò in modo clamoroso la sua resurrezione. Condotto nel covo dei guerriglieri da undall' esponente del [[Movimento del 26 luglio|Movimento 26 luglio]] Felipe Guerra Matos, il giornalista del [[The New York Times|New York Times]] Herbert Matthews intervistò Castro che, attraverso di lui, non si lasciò sfuggire l'occasione di lanciare il suo messaggio rivoluzionario al mondo, nel quale lasciò che si credesse che le forze del suo movimento fossero molto più ingenti di quel che erano nella realtà. L'intervista venne pubblicata sul [[The New York Times|New York Times]] sul finire del marzo 1957 ed ebbe una risonanza tale da portare l'eco della rivoluzione dei ''barbudos'' anche al di fuori di [[Cuba]].<ref name=":1" />
 
Giocando sulla sua presunta resurrezione, allo scopo di affascinare e sobillare il popolo cubano da sempre così attento ai simboli, Fidel, il giovane con la barba incolta forgiato dai [[Compagnia di Gesù|Gesuiti]], colui che aveva issato sulla vetta del [[Pico Turquino]] il busto dell'Apostolo [[José Martí]] e che aveva lui stesso formato la sua squadra di apostoli barbuti dediti alla causa di [[Cuba]], aveva iniziato a girare per la ''Sierra'', con l'aiuto di un prete simpatizzante per il [[Movimento del 26 luglio|M26]], conferendo il battesimo a tutti i figli dei contadini che incontrava lungo la strada. Contestualmente, aveva dato ordine che venisse istituita una scuola itinerante attraverso la quale tutti i suoi guerriglieri potessero essere efficacemente acculturati e istruiti. [[Che Guevara]], che era un medico e in generale un uomo dotato di notevole cultura, fu il cuore pulsante dell'iniziativa. La macchina di propaganda Castrista muoveva degli importanti passi. Fidel, desideroso di erigersi al ruolo di Messia salvatore della sua Patria, conosceva benissimo l'alto valore del consenso e la fascinazione garantita dall'incarnazione di taluni valori.<ref name=":0" />