Pietro Paolo Raggi: differenze tra le versioni

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Secondo [[Carlo Giuseppe Ratti]] (“Storia de' pittori scultori et architetti liguri e de' forestieri che in Genova operarono” - 1762) fu un uomo inquieto, irascibile e perennemente insoddisfatto (“''Fu il Raggi di statura macro e macilente, d'umore come dicemmo fantastico ed impocondriaco, facile ad incollorirsi per certo naturale sulfuro che il predominava e timoroso d'esser stregato''”).
 
Sempre il Ratti aggiunge che “''Fu celebre {{sic|nel'aggiustare ed}} aggiunger quadri di buoni maestri ed uno ne aggiunse tra' li molti che sempre mai accomodò, del [[Grechetto|Greghetto]], nel quale introdusse altre figure ed animali a meraviglia bene e tanto che 'l tutto parea dello stesso autore''”. A Bergamo lavorarono come pittrice la figlia Rosa e come [[Doratura|doratore]] il figlio Francesco il cui figlio [[Giovanni Raggi|Giovanni]] proseguì nell'arte della pittura sotto la scuola di [[Giambattista Tiepolo]]<ref>{{cita web|url=http://monasteroastino.smilevisit.it/autore.aspx?id=06e446d5-c739-48ae-bde0-0643866a5054|titolo?éPietro=Pietro Paolo Raggi|editore=Monastero del Santo sepolcro in Astino|accesso=29 marzo 2017}}</ref>.
 
Lo storico dell'arte [[Francesco Tassi]], nella biografia del pittore, scrive che il Raggi apprezzava il buon vino e i committenti, a conoscenza di questa sua debolezza, per ottenere che le opere richieste gli fossero consegnate in modo sollecito ed egregiamente eseguite, solevano fargli dono di "scelti vini".<ref>Francesco Tassi, ''[https://archive.org/details/vitedepittori02tass/page/25 Vite de' pittori scultori e architetti bergamaschi]'', opera postuma, tomo II, Stamperia Locatelli, Bergamo, 1793, p. 25.</ref>