Inferenza: differenze tra le versioni

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ottimizzazione della descrizione del passaggio da possibile o probabile "implicazione" a concretizzata "afferenza"
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Inferire è quindi [[deduzione|trarre]] una [[conclusione]] come ad esempio accade nel [[sillogismo]]. Inferire ''X'' significa concludere che ''X'' è vero; un'inferenza è la conclusione tratta da un insieme di fatti o circostanze. Gran parte dello studio della [[logica]] esplora la [[validità (logica)|validità]] o [[fallacia|non validità]] di inferenze e [[Implicazione logica|implicazioni]].
 
Esiste una sottile differenza tra ''[[Implicazione logica|implicare]]'' e ''inferire'': il primo sottende in maniera tacita una conseguenza, il secondo vi perviene esplicitamente. Se si scriveasserisce che "tutti gli uomini sono mortali" e che "Socrate è un uomo", si implica che Socrate è mortale, ma un lettore così attento daa notare la nostraquesta implicazione epuò pensareesplicitala "quindi Socrate è mortale",come ''inferisceafferenza'', esprimendo concretamente ciò che prima risultava solo un pensiero implicito , così aggiungendo alle prime due proposizioni una terza afferente e concludente: "quindi Socrate è mortale".
{{Citazione|E quando qualcuno vi propone di credere a una proposizione voi dovete prima esaminare se essa è accettabile, perché la nostra [[ragione]] è stata creata da [[Dio]], e ciò che piace alla nostra ragione non può non piacere alla ragione divina, sulla quale peraltro sappiamo solo quello che, per [[analogia (filosofia)|analogia]] e spesso per [[teologia negativa|negazione]], ne inferiamo dai procedimenti della nostra ragione.|Guglielmo da Baskerville in: [[Umberto Eco]], ''[[Il nome della rosa]]'', p. 139}}