Maria Goretti: differenze tra le versioni

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Al processo, confermando quanto detto ai carabinieri immediatamente dopo l'arresto, Serenelli confessò di aver preparato l'arma e di aver deciso di usarla qualora la bambina gli avesse opposto resistenza. Confessò inoltre che la decisione di uccidere Maria era stata in parte motivata dal desiderio di fuggire dalla vita intollerabile nei campi, nella convinzione che la vita in carcere fosse preferibile. È possibile che il giovane Alessandro, proveniente da una famiglia in cui numerosi membri avevano dato segni di squilibrio mentale e figlio di un padre [[alcolismo|alcolista]], fosse in realtà impotente e abbia ferito mortalmente la sfortunata vittima una volta resosi conto di non riuscire a mettere in atto lo [[violenza carnale|stupro]]<ref name="guerri" /><ref>Lo stesso Guerri, riporta che si ventilò l'ipotesi che il giovane, proveniente da una famiglia in cui numerosi membri erano stati internati in manicomio, fosse in realtà affetto da [[Disfunzione erettile|impotenza]]</ref>. Maria, ancora cosciente, venne trasportata all'ospedale Orsenigo di [[Nettuno (Italia)|Nettuno]]; la morte sopravvenne il giorno successivo per una [[setticemia]] conseguente a un intervento chirurgico. Le esequie vennero celebrate l'8 luglio 1902 nella cappella dell'ospedale<ref>Oggi chiesa parrocchiale di Santa Barbara Vergine e Martire di Nettuno, conosciuta sotto il nome di chiesa della Divina Provvidenza</ref>, e il corpo della bambina sepolto nel cimitero comunale.
 
[[Alessandro Serenelli]] fu condannato a 30 anni di reclusione. Nel carcere giudiziario di [[Noto (Italia)|Noto]], dal 1902 al 1918, incoraggiato dal [[vescovo di [[Noto (Italia)|Noto]] del tempo, [[Giovanni Blandini]], maturò il pentimento e la conversione alla religione cattolica. Anni dopo Serenelli avrebbe raccontato di aver tentato una riconciliazione con la famiglia e la religione in seguito a un sogno in cui la sua vittima gli offriva dei gigli che si trasformavano in fiammelle. Nel [[1929]], dopo 27 anni di reclusione, Serenelli fu scarcerato in anticipo per buona condotta e chiese il perdono dei familiari di Maria Goretti. La madre glielo accordò. Dopo tale episodio, Serenelli trascorse il resto della sua vita come giardiniere e portinaio in vari conventi, l'ultimo era dei [[Ordine dei Frati Minori Cappuccini|cappuccini]] a [[Macerata]] dove morì il 6 maggio [[1970]], a 87 anni, per le conseguenze di una frattura del femore provocata da una caduta.
 
== Il culto ==