Marxismo: differenze tra le versioni

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[[File:Marx and Engels.jpg|thumb|[[Marx]] ed [[Engels]].]]
Il '''marxismo''' è una scuola di pensiero [[sociologia|sociale]], [[economia|economica]] e [[politica]], basata sulle teorizzazioni di [[Karl Marx]] e [[Friedrich Engels]], [[filosofo|filosofi]] tedeschi del [[XIX secolo]], oltrechèoltreché [[economista|economisti]], [[Sociologia|sociologi]], [[giornalista|giornalisti]] e [[rivoluzionario|rivoluzionari]] [[Socialismo|socialisti]].
 
Partendo dalla [[pensiero di Hegel|filosofia dialettica di Hegel]] e dei suoi epigoni ([[Ludwig Feuerbach]], [[Arnold Ruge]], [[Max Stirner]], ecc.), dalla tradizione settecentesca del [[Materialismo|materialismo filosofico]] [[Illuminismo|illuminista]] ([[Voltaire]], il [[Barone d'Holbach]], [[Claude-Adrien Helvétius]], [[Denis Diderot]], ecc.), dall'[[Economisti classici|economia politica classica]] (principalmente quella facente capo al pensiero di [[David Ricardo]], [[Adam Smith]], [[Adam Ferguson]] e [[Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi]]), dal cosidettocosiddetto [[socialismo utopico]], [[Francia|francese]] e nonno ([[Charles Fourier]], [[Henri de Saint-Simon]], [[Pierre-Joseph Proudhon]], [[Constantin Pecqueur]], [[Robert Owen]], [[William Thompson (filosofo)|William Thompson]], [[Friedrich Wilhelm Schulze]], ecc.), dall'[[antropologia sociale]] di [[Lewis Henry Morgan]] e dalle [[Evoluzionismo|teorie evoluzionistiche]] di [[Charles Darwin]], Marx sviluppò una critica rivoluzionaria della società moderna, raccolta nella sua opera fondamentale (benché rimasta incompiuta): ''[[Il Capitale]]''.
 
Nato nella seconda metà dell'[[Ottocento]] nel contesto europeo della [[seconda rivoluzione industriale]] e della "questione operaia", il marxismo ha poi ricevuto nel corso del tempo notevoli e svariati contributi ideologici, evolvendo in forme che a volte differiscono dalle formulazioni originarie.
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=== Il movimento socialista ===
{{vedi anche|Socialismo}}
Il movimento socialista nasce e si sviluppa parallelamente alla [[seconda rivoluzione industriale]] ([[XIX secolo]]). Il [[socialismo]] è caratterizzato dalla messa in discussione del principio di proprietà, conseguentemente al rifiuto dell'individualismo liberale, ed è quindi portatore di un radicale [[mutamento sociale|mutamento della società]]; così il rapporto politico-sociale affermato dalla [[Rivoluzione francese]] viene a trovarsi ribaltato, nel senso che ora è il sociale l'area di discussione. L'obiettivo socialista risulta perciò essere il conseguimento della giustizia sociale: questo concetto richiama a sé tre principali elementi, la riflessione settecentesca, grazie a cui era stato elaborato il principio d'uguaglianza, il clima romantico, che ebbe un importante ruolo nella sua elaborazione, e le condizioni sociali della prima [[rivoluzione industriale]], motivo decisivo ai fini dell'uscita della dottrina dall'astrattezza. Così questo termine, "giustizia sociale", viene ada indicare la ricerca di un possibile equilibrio della proprietà, della fine dello sfruttamento e dell'[[egoismo]] individualista, di una morale di solidarietà tra gli uomini, ecc…
 
Il secolo liberale aveva creato la sua antitesi: mentre il [[liberalismo]], spazzando via la società chiusa e rigida tipica del medioevo, era il regime della libertà politica e del potere economico della borghesia, il socialismo si rivolgeva alle classi sfruttate, proletariato e contadini, promettendo loro un mondo in cui fosse abolito il potere dell'uomo sull'uomo; in questo senso la radice delle ingiustizie sociali era identificata appunto nel [[capitalismo]].
 
Molteplici sono le correnti d'impronta socialista che si articolarono col tempo: l'[[anarchismo]] ([[Michail Bakunin|Michail A. Bakunin]], [[Petr Kropotkin]]), i vari esponenti nazionali, inglese ([[Robert Owen]]), francese ([[Pierre-Joseph Proudhon]], Louis Blanc, Louis-Auguste Blanqui), italiano ([[Leonida Bissolati]], [[Carlo Cafiero]], [[Andrea Costa]], [[Anna Kuliscioff]], [[Errico Malatesta]], [[Filippo Turati]]), tedesco, il [[socialismo scientifico]] di [[Karl Marx]] e [[Friedrich Engels]]. Tutte queste teorie politiche e movimenti sono accomunati dai fondamentali elementi sopra descritti. Le correnti possono essere incanalate almeno in due grandi gruppi: il socialismo riformista e il socialismo rivoluzionario. Il primo gruppo si caratterizza per la ricerca di una progressiva espansione sostanziale dei diritti umani come mezzo per superare gradualmente il capitalismo, il secondo nega la possibilità di una trasformazione endogena del metodo di produzione capitalista, proclamando l'inevitabilità di una rivoluzione violenta per abbattere la società borghese.
[[File:Marxhighgate.jpg|miniatura|La tomba di Marx a Highgate. (EN) «''The philosophers have only interpreted the world in various ways. The point, however, is to change it.''» (IT) « I filosofi hanno soltanto interpretato in modi diversi il mondo; ma ora la questione è di cambiarlo. » (L'undicesima [[tesi su Feuerbach]], [[epitaffio]] sulla tomba di Karl Marx).]]
 
=== Il socialismo marxista ===
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=== Il materialismo storico ===
{{vedi anche|Materialismo storico}}
Come tanti altri filosofi dell'[[XIX secolo|Ottocento]], Karl Marx si interessò di [[storiografia]], delineando una personale concezione della storia che per la sua originalità prende il nome specifico di "''[[materialismo storico]]''". Esso è la scienza della storia che, ponendo fine ada ogni tipo di filosofia finalista, ne ricerca le oggettive caratteristiche materiali. Vediamolo nel dettaglio.
 
==== Il processo storico ====
Il filosofo tedesco iniziaincomincia con il considerare la produzione dei mezzi di sussistenza attività fondamentale dell'uomo, nonché prima azione storica specificamente umana. Sulla base di questa attività ne individua altre tre: la creazione e la soddisfazione di nuovi bisogni, la riproduzione (quindi la famiglia) ede infine la cooperazione fra più individui. Sorge solo ora la coscienza: al contrario di tanti altri, Marx non delinea la coscienza come presupposto dell'uomo, seppur riconoscendole un ruolo fondamentale nella vita, ma come prodotto sociale che si sviluppa in relazione all'evoluzione dei mezzi di produzione e a tutto quello che esse comportano, in una parola alle forze produttive. La coscienza si manifesta quindi in diverse forme a seconda del processo storico. Ma solo con la successiva divisione tra lavoro manuale e mentale la coscienza può automatizzarsi dal mondo, dando luogo alle forme culturali conosciute. La totalità dell'essere sociale va dunque indagata dalla sfera produttiva.
 
Questa separazione fra coscienza e condizioni materiali dà luogo all'"[[ideologia]]", l'ideologia svolge un ruolo essenziale, siccome corrisponde all'esigenza delle classi dominanti in un dato periodo storico di presentarsi come classe universale, portatrice quindi di valori universali espressi appunto nell'ideologia. Essa è ogni forma di rappresentazione teorica inconsapevole della propria condizione storico-materiale; le idee sono quindi separate dalle proprie radici storiche e universalizzate. Il materialismo storico si presenta come fortemente anti-ideologico; tutta la dottrina socialista marxista è definita dal suo autore non ideologica, poiché vuole mantenere le proprie radici realistiche e storiche.
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== L'analisi del capitalismo ==
{{vedi anche|Il capitale|Teoria marxiana del valore}}
Dopo aver analizzato la sfera storiografica del pensiero marxista, iniziamoincominciamo ora a trattare argomenti più inerenti alla materia socialista. Con il testo ''[[Il Capitale|Il capitale]]'' Marx concentra la propria ricerca sull'economia politica, interessandosi al [[capitalismo]] ede ai suoi meccanismi e convincendosi di come esso sia per definizione un sistema di sfruttamento. Vediamo come.
 
=== La merce e il lavoro ===
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== Il destino del capitalismo ==
L'epoca capitalistica è caratterizzata dal fatto che il bisogno illimitato di plusvalore sorge dal carattere stesso della produzione, così, anche se la ricerca di profitto è stata presente in ogni fase storica, quella contemporanea costituisce una realtà economica e sociale qualitativamente diversa. Essa ha potuto avere inizio grazie ada una serie di condizioni che hanno determinato un'accumulazione originaria di capitale. Marx contesta la tesi borghese che fa risalire quest'accumulazione al semplice risparmio, sostenendo appunto che da solo il [[denaro]] non costituisce un capitale.
 
Sono le condizioni economiche, sociali, politiche, culturali che hanno condotto alla dissoluzione del sistema feudale: la separazione dei lavoratori dai mezzi di produzione e quindi la loro necessità di vendere la forza-lavoro, l'eguaglianza giuridica che permette la libera disponibilità di tale forza. Tutti questi presupposti si sono realizzati nel moderno [[Stato liberale]] borghese, frutto prima della [[Rivoluzione Inglese|rivoluzione inglese]] e poi della [[rivoluzione francese]], e da allora il capitale ha iniziatoincominciato a valorizzarsi penetrando sempre più all'interno della società. La proprietà privata dei mezzi di produzione si traduce in quest'ottica in un'incessante appropriazione privata della ricchezza sociale.
 
=== Le contraddizioni del capitalismo ===
{{vedi anche|Caduta tendenziale del saggio di profitto}}
A parere di Marx il sistema capitalista è minato da alcune fondamentali contraddizioni che ne determineranno la caduta; la più importante è la [[caduta tendenziale del saggio di profitto|legge della caduta tendenziale del saggio medio di profitto]], che Marx riprende da Adam Smith. Aumentare la produttività significa fare investimenti tecnologici sempre più massicci, il che porta ada una crescita del valore del capitale costante, ma poiché solo il capitale variabile produce profitto, il saggio tenderà a diminuire. Vi sono comunque alcuni fattori antagonisti alla legge che la tramutano in semplice tendenza, come l'intensificazione dello sfruttamento, la diminuzione dei salari, il tutto reso possibile principalmente grazie all'esistenza di una massa di proletari disoccupati in concorrenza con gli occupati, il che permette salari portati al livello minimo di sopravvivenza.
 
Rimane il fatto che questa legge tendenziale è da Marx considerata come una necessità logica connessa allo stesso carattere di accumulazione del capitale. Ugualmente connesse a questo sono le crisi cicliche dovute alla saturazione del [[mercato]], che portano ada una concentrazione di capitali in sempre meno imprese; queste, apparentemente superate, si ripropongono continuamente e sempre più violentemente. Marx riconosce al capitalismo la straordinaria funzione storica che ha avuto nell'espandere enormemente le forze produttive e universalizzare i rapporti economici e sociali; tuttavia identifica in esso un contrasto tra la funzione sociale del capitale e il potere privato del capitalista sulle condizioni sociali della produzione. Da questa prospettiva il capitalismo è un punto di transizione verso la società comunista.
 
=== La società comunista ===
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Coerentemente con la sua visione non meccanicistica della realtà e la sua volontà di non formulare un'ideologia che preveda il futuro, il filosofo tedesco non teorizza esplicitamente le caratteristiche della futura società comunista, ma dà soltanto indicazioni sulla fase di transizione verso essa e la delinea come ipotesi. Egli sostiene: «il comunismo è non uno stato di cose che deve essere instaurato, ma un movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». Marx, tuttavia, evoca un principio deterministico nel ritenere che il capitalismo, comunque, è destinato a crollare e il comunismo a imporsi e a trionfare.
 
Innanzitutto Marx definisce l'importanza della rivoluzione del proletariato: se il capitalismo cadesse solo perché contraddittorio la storia si risolverebbe in un processo meccanicista. Invece il proletariato deve prendere coscienza della sua forza e, attraverso una rivoluzione violenta, deve abbattere il sistema corrente. Con la caduta della borghesia, andranno ada estinguersi tutte le sue espressioni, quindi lo Stato, la cultura e la morale borghese, e le religioni. Ma prima della nuova società ci sarà un periodo di passaggio durante il quale la classe rivoluzionaria si sostituirà semplicemente a quella capitalista, edificando la [[dittatura del proletariato]], ancora caratterizzata dal dualismo di classe.
 
Durante questo periodo andranno smantellati tutti i residui del precedente sistema, e infine, con la collettivizzazione dei mezzi di produzione e l'abolizione della [[proprietà privata]], si avrà il comunismo autentico, e spariranno allora feticismo e alienazione, gli individui non saranno più asserviti ada un lavoro diviso e potranno realizzare uno "sviluppo omnilaterale", accrescendo insieme le forze produttive sociali. Allora ci sarà il ritorno dell'uomo alla sua realtà sociale.
 
Per riassumere:
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=== Contraddizione fra teoria "anarchica" e "socialista" ===
Il giurista austriaco [[Hans Kelsen]] ha ritenuto di rilevare una contraddizione presente all'interno del pensiero marxista: quest'ultimo infatti, essendo imperniato sull'antitesi tra [[libertà]] e [[Stato]], da un lato presentava se stesso come una dottrina [[anarchismo|anarchica]], capace di emancipare l'umanità da ogni genere di costrizione; dall'altro però esso aveva come obiettivo primario anche la [[socializzazione dell'economia|socializzazione]] dei mezzi di produzione, al fine di arginare l'anarchia del liberismo [[capitalista]], e ricorrendo pertanto ada un'organizzazione rigidamente pianificata, centralizzata, e "cosciente". Kelsen vede in questo punto decisivo una fatale confusione che intorbida il sistema marx-engeliano: si tratta della contraddizione tra la "teoria [[economia|economica]]" e la "teoria [[politica]]", la quale rende comprensibile il fatto che «gli uni considerino il marxismo un socialismo di Stato, gli altri un anarchismo», e che «tutta la letteratura marxista, su questo problema decisivo, dimostri un'oscurità e un'ambiguità che colpiscono»<ref>H. Kelsen, ''Socialismo e Stato'', Laterza, Bari 1978, p. 96.</ref>.
 
Secondo Kelsen, cioè, pianificazione dell'economia e soppressione dello Stato sono concetti antitetici. Ad esempio, sulla base di quanto emerge dal ''Manifesto'', nell'ottica della rivoluzione comunista il [[proletariato]] adopererebbe il suo dominio politico per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato. Ma proprio nel momento in cui lo Stato, assumendo sotto il suo controllo tutta l'economia (statalizzazione dei mezzi di produzione) estende all'infinito i suoi poteri, esso secondo Marx deve cessare d'esistere perché allora dello Stato non ci sarà più bisogno. Il conflitto tra la dimensione politica e quella economica per Kelsen non potrebbe essere più evidente; come anche il carattere di [[utopia]] e irrealizzabilità della teoria comunista, dovuto al fatto che Marx non abbia dato disposizioni su come la società comunista dovesse essere organizzata una volta portata a termine la rivoluzione, ritenendo egli che, cessando a quel punto la divisione in [[classe sociale|classi]], sarebbe cessata anche ogni forma di conflitto tra la politica e l'economia, non essendoci più uno Stato che dovesse regolare la vita degli individui, pur vigendo al contempo un sistema di rigida pianificazione economica.