Arnold Schönberg: differenze tra le versioni

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12 suoni anziché 12 note; le note sono 7
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== Dodecafonia ==
 
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La [[dodecafonia]] o, come Schönberg amava definirla, "metodo di composizione con dodici note poste in relazione soltanto l'una con l'altra", prevede che tutti e dodici i suoni della [[scala cromatica]] appaiano lo stesso numero di volte, affinché nessun suono prevalga sugli altri. Le composizioni non sono pertanto basate sulla [[tonica (musica)|tonica]] e non presentano più la struttura gerarchica tipica del [[sistema tonale]].
 
I principi fondamentali quindi sono:
 
* Uso del totale cromatico: la [[scala diatonica]] è sostituita da quella [[scala cromatica|cromatica]]; è quindi previsto l'uso di tutti e dodici suoni disponibili nella divisione dell'ottava secondo il [[temperamento equabile]].
* Onde evitare la prevalenza di suono sugli altri, bisogna che nessuno di essi si ripeta prima che tutti gli altri siano comparsi. All'inizio viene quindi stabilita una serie, per fissare l'ordine in cui le note devono succedersi in quella determinata composizione.
* Per evitare un'eccessiva uniformità si può ricorrere ad alcuni artifici, come l'utilizzo della versione retrogradata della serie originale, o l'inversione di questa (con tutti gli intervalli disposti per moto contrario), o ancora l'inversione della versione retrogradata. Si ottengono così quattro ordini principali della serie. In più, è possibile [[trasporto (musica)|trasporre]] la serie originale e le sue tre "versioni" su tutti i restanti 11 gradi della scala cromatica.
 
La successione degli accordi costruiti sui gradi IV, V e I di una [[scala maggiore]] o [[scala minore|minore]] ([[cadenza|formula cadenzale]]) fornisce all'ascoltatore il senso della tonalità di un brano. Sostituendo l'accordo di tonica con un altro grado della scala (o, magari, con un accordo di un'altra tonalità), si ottiene una [[cadenza evitata]].
 
[[Modulazione (musica)|Modulazioni]] e cadenze evitate sempre più frequenti ed ardite hanno portato storicamente ad un affievolimento del senso tonale. Anche perché se in un brano di cinque minuti la ripetizione del tema iniziale nella stessa tonalità può essere percepito come un “tornare a casa”, in uno molto più lungo non produce lo stesso effetto. Paradossalmente proprio il massimo sviluppo del sistema tonale (fine del diciannovesimo secolo) ha coinciso con l'inizio della sua crisi.
 
Intorno al 1920 Arnold Schönberg creò il sistema dodecafonico, che, se da una parte è figlio della crisi del sistema tonale (da cui quindi, in un certo senso, discende), dall'altra vi si contrappone, avendo come obiettivo quello di dare a tutte le note della scala cromatica la stessa importanza (mentre il sistema tonale è gerarchico, nel senso che ogni nota ha un peso diverso a seconda che sia tonica, [[dominante]], ecc.).
 
Si tenga presente che i termini [[atonale]] e dodecafonico non sono sinonimi: il primo indica qualunque musica priva di riferimenti tonali, mentre il secondo si riferisce ad un particolare sistema "pantonale" basato sullo sviluppo di una serie, ossia su una successione di dodici note in cui ogni nota della scala cromatica deve comparire una ed una sola volta. Per esempio: do-fa#-do#-re#-re-mi-la#-si-fa-la-sol-sol# . Da questa serie, detta originale ed indicata con ''O1'', possiamo ricavare diverse combinazioni:
 
*serie retrograda (indicata con ''R1''), esponendo le note della serie dall'ultima alla prima (nel nostro esempio, sol#-sol-la-fa-si-la#-mi-re-re#-do#-fa#-do);
*serie inversa (''I1''), trasformando gli intervalli discendenti in ascendenti e viceversa: per esempio, poiché il frammento do-fa#-do#-re# si ottiene scendendo di 6 semitoni (do-fa#), per poi salire di 7 (do#) e ancora di 2 (re#), nella serie inversa dovremo, sempre partendo dal do, salire di 6 semitoni (fa#), per poi scendere di 7 (si) e di 2 (la). La serie completa si trasforma pertanto in do-fa#-si-la-la#-sol#-re-do#-sol-re#-fa-mi;
*serie retrograda inversa (''RI1''), ossia la serie retrograda di quella inversa (basta prendere le note della serie ''I1'' dall'ultima alla prima: mi-fa-re#-sol-do#-re-sol#-la#-la-si-fa#-do);
*serie trasposte, ottenute innalzando tutte le note di una serie dello stesso numero di semitoni. Il procedimento è simile a quello utilizzato nel sistema tonale per la modulazione (almeno quando non viene modificato il modo): la trasposizione lascia inalterati gli intervalli tra le note, esattamente come avviene nel passaggio, per esempio, dalla scala di do maggiore a quella di la maggiore. Ognuna delle quattro serie di partenza (''O1'', ''R1'', ''I1'', ''RI1'') ne genera dodici trasposte, una per ogni nota della scala cromatica, per un totale di quarantotto. Per esempio, innalzando le note di ''O1'' di un semitono si ottiene ''O2'': do#-sol-re-mi-re#-fa-si-do-fa#-la#-sol#-la
 
In un brano dodecafonico non può iniziare una nuova serie finché non è terminata la precedente (eccezion fatta, ovviamente, per le serie che compaiono nelle altre voci). Questa regola ha lo scopo di assicurare uguale peso alle note della scala cromatica, mentre l'obbligo di utilizzare solo le serie ''O1'', ''R1'', ''I1'', ''RI1'' e le loro trasposizioni serve per assicurare l'unitarietà della composizione.
Tutto questo può sembrare un sistema molto cerebrale, più matematico che musicale, tuttavia il vero problema non è il sistema che un musicista usa (anche il sistema tonale ha le sue regole), ma come se ne serve, cosa comunica per mezzo di esso: come diceva Schönberg, “Un cinese non parla soltanto in cinese ma dice qualcosa. È questo che conta, non la lingua che usa” (dall'intervista alla figlia Nuria sul quotidiano “Il Messaggero” del 12 luglio 2001).
 
Alcuni artisti del Novecento si sono ispirati alla dodecafonia, omaggiando il grande compositore con la creazione di opere d'arte. Un esempio singolare è rappresentato dal Sipario tagliafuoco del Teatro dell'Opera Carlo Felice di Genova, intitolato "Viva Schönberg" realizzato dallo scultore [[Nerone Ceccarelli]] in occasione della ricostruzione dell'edificio ad opera degli architetti [[Aldo Rossi]], [[Ignazio Gardella]] e Angelo Sibilla.
 
== Catalogo delle opere ==