Fratelli Bandiera: differenze tra le versioni

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=== Cattura ed esecuzione ===
Catturati dalla Polizia borbonica dopo un breve scontro a fuoco, i Bandiera e il Meluso vennero processati davanti all'Alta Corte Marziale e condannati a morte per [[fucilazione]] che venne eseguita all'alba del [[25 luglio]] del [[1844]] nel Vallone di Rovito, alle porte di [[Cosenza]]. Prima di cadere sotto il fuoco dei gendarmi, le loro ultime parole furono il grido: ''Viva l'Italia!!!'' Le tre salme sono sepolte nella [[Basilica dei Santi Giovanni e Paolo (Venezia)|basilica dei Santi Giovanni e Paolo]]<ref>{{cita libro|Alessandro|Conflenti|Commiato di Cosenza alle ceneri dei fratelli Bandiera e Domenico Moro|1867|SN|Cosenza}}</ref>. Tra i sopravvissuti dei compagni di spedizione la cui pena fu tramutata in ergastolo, vi furono anche [[Carlo Osmani]] di Ancona e Giuseppe Tesei di Pesaro, fratello di Francesco, caduto durante gli scontri<ref>{{cita libro|Angelo|Fucili|Le Marche e il Risorgimento|Edito a cura del Comitato Marchigiano per le Celebrazioni del Centenario dell'Unità d'Italia Ancona 1961 - pag. 9}}</ref>. Furono condannati al carcere a vita anche Giovanni Vanessi di Venezia e [[Giuseppe Pacchioni]] di Bologna che, bravo incisore, durante la prigionia in Cosenza disegnò i volti di sei dei suoi compagni di cella.
 
== Monumento ==