Yeti: differenze tra le versioni

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L'8 novembre [[1951]], alle ore 16:00 in punto, mentre stavano raggiungendo il ghiacciaio Menlung sull'Himalaya, gli alpinisti inglesi [[Eric Shipton]] e [[Michael Ward]] e lo [[sherpa]] [[Sen Tensing]], a 6000 metri, notarono una scia d'impronte molto chiare a sud ovest del passo di Melung-Tse. Seguirono la pista per circa 1600 metri, ma dovettero desistere quando questa giunse in prossimità di un crepaccio. Impossibilitati a seguire la misteriosa creatura, fotografarono un'impronta di un piede umanoide, con cinque dita e che misurava 33 X 20 centimetri<ref>[http://www.ndonio.it/media/yeti%20orma.jpg La foto scattata da Eric Shipton e Michael Ward]</ref>. Le impronte erano presenti anche dall'altra parte del crepaccio: ''"Dove le orme attraversavano il crepaccio, era perfettamente visibile il punto in cui la creatura aveva saltato ed usato le sue dita per assicurarsi la presa sulla neve nel ciglio opposto"''.<ref name="cripto" /> Nel [[1957]], la spedizione in [[Nepal]] del miliardario e [[Criptozoologia|criptozoologo]] statunitense Tom Slick non approdò a nessuna scoperta, ma constatò che i nativi sapevano benissimo distinguere un orso o un [[Semnopithecus|entello]] (o "langur") da uno yeh-teh.
 
Nel [[1953]], Lord John Hunt, capo della fortunata spedizione di [[Edmund Hillary]], vide una lunga serie di impronte, nei pressi del Passo Zemu. Inizialmente pensò che fossero state lasciate dai membri di una spedizione tedesca, i quali, successivamente, negarono di essere stati in quella zona.<ref>[http://www.mountain-heritage.org/entity.php?ID=163 Mountain Heritage Trust - Hunt, Henry Cecil John, (1910-1998), Baron Hunt of Llanfairwaterdine]</ref>[[File:Yetiscalp.JPG|thumb|Lo scalpo di Yeti]]Il 19 marzo [[1954]], il [[Daily Mail|''Daily Mail'']] pubblicò un articolo che descriveva una spedizione intenta ad ottenere campioni di peli di uno scalpo trovato nel monastero di Pangboche. I peli furono analizzati dal professor Frederic Wood Jones,<ref>Jessie Dobson (giugno 1956). "Obituary: 79, Frederic Wood-Jones, F.R.S.: 1879-1954". Man vol.56: pp. 82–83.</ref><ref>Wilfred E. le Gros Clark (November 1955). "Frederic Wood-Jones, 1879-1954". Biographical memoirs of Fellows of the Royal Society vol. 1: pp. 118–134. [[Digital object identifier|doi]]:{{collegamento interrotto|[http://journals.royalsociety.org/content/fw164152r777w130/ 10.1098/rsbm.1955.0009]|date=aprile 2018|bot=InternetArchiveBot}}.</ref> un esperto in [[antropologia]] e [[anatomia comparata]]. La ricerca consisteva nel prendere delle microfotografie dei peli e metterle a confronto con peli di animali noti come orsi e oranghi. Il Professore Woods Jones concluse che i peli dello scalpo di Pangboche non provenivano da uno scalpo. Egli sostenne che, al contrario degli animali, che hanno una cresta di peli che si estende dalla testa alla schiena, la reliquia aveva una cresta che si estendeva dalla base della fronte e terminava presso la nuca. I peli variavano dal nero scuro al marrone scuro sotto una luce fioca fino al rosso alla luce del sole. Nel corso dello studio, i peli furono sbiancati, tagliati in sezioni e analizzati al microscopio, ma Woods Jones non riuscì a individuare l'animale a cui apparteneva lo scalpo. Tuttavia, si convinse che i capelli non appartenevano a un orso o a una scimmia antropoide. Egli, inoltre, ipotizzò che i peli non fossero della testa dell'animale, ma della spalla.<ref>Ralph Izzard (1955). The Abominable Snowman Adventure. Hodder and Staoughton.</ref>
Nel [[1953]], Lord John Hunt, capo della fortunata spedizione di [[Edmund Hillary]], vide una lunga serie di impronte, nei pressi del Passo Zemu. Inizialmente pensò che fossero state lasciate dai membri di una spedizione tedesca, i quali, successivamente, negarono di essere stati in quella zona.<ref>[http://www.mountain-heritage.org/entity.php?ID=163 Mountain Heritage Trust - Hunt, Henry Cecil John, (1910-1998), Baron Hunt of Llanfairwaterdine]</ref>
 
[[File:Tengboche monastery-Nmnogueira.jpg|thumb|Il Monastero di Tengboche|alt=]]
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Il 20 ottobre [[2008]], alcuni scalatori giapponesi, di ritorno da un'arrampicata nel Nepal occidentale, dissero di aver trovato sulla neve delle orme forse riconducibili allo Yeti. Kuniaki Yagihara, membro del Progetto Yeti Giappone, a [[Katmandu]], spiegò di avere visto e fotografato tre impronte di piedi che assomigliavano a quelle di un essere umano, sulla montagna [[Dhaulagiri]], nel Nepal occidentale, a un'altitudine di circa 4.800 metri. Essi aggiunsero che le orme non erano riconducibili a quelle di orsi, cervi e capre delle nevi.<ref>[http://www.giappone360.it/tag/kuniaki-yagihara Nepal, giapponesi dicono di aver trovato impronte dello Yeti]</ref>
 
Il 17 ottobre [[2013]] gli [[scienziato|scienziati]], confrontando il [[DNA]] di alcuni peli presumibilmente appartenenti allo yeti con quello di un [[orso polare]], hanno stabilito che la creatura leggendaria coinciderebbe in realtà con una sottospecie ibrida di [[orso]], alla base del mito popolare, fornendo così una [[metodo scientifico|prova sperimentale]] alla teoria mitologica sostenuta per primo dall'alpinista [[Reinhold Messner]] alla fine degli [[anni 1990|anni novanta]].<ref>[http://video.repubblica.it/tecno-e-scienze/gli-scienziati-lo-yeti-e-un-orso-messner-furibondo-non-capiscono-niente-io-l-ho-scritto-50-anni-fa-e-mi-ridevano-dietro/143355/141889?ref=HRERO-1 LO YETI è un ORSO]</ref>
=== Lo scalpo di yeti ===
[[File:Yetiscalp.JPG|thumb|Lo scalpo di Yeti]]Il 19 marzo [[1954]], il [[Daily Mail]] pubblicò un articolo che descriveva una spedizione intenta ad ottenere campioni di peli di uno scalpo trovato nel monastero di Pangboche. I peli furono analizzati dal professor Frederic Wood Jones,<ref>Jessie Dobson (giugno 1956). "Obituary: 79, Frederic Wood-Jones, F.R.S.: 1879-1954". Man vol.56: pp. 82–83.</ref><ref>Wilfred E. le Gros Clark (November 1955). "Frederic Wood-Jones, 1879-1954". Biographical memoirs of Fellows of the Royal Society vol. 1: pp. 118–134. [[Digital object identifier|doi]]:{{collegamento interrotto|[http://journals.royalsociety.org/content/fw164152r777w130/ 10.1098/rsbm.1955.0009]|date=aprile 2018|bot=InternetArchiveBot}}.</ref> un esperto in [[antropologia]] e [[anatomia comparata]].
 
La ricerca consisteva nel prendere delle microfotografie dei peli e metterle a confronto con peli di animali noti come orsi e oranghi. Il Professore Woods Jones concluse che i peli dello scalpo di Pangboche non provenivano da uno scalpo. Egli sostenne che, al contrario degli animali, che hanno una cresta di peli che si estende dalla testa alla schiena, la reliquia aveva una cresta che si estendeva dalla base della fronte e terminava presso la nuca.
 
I peli variavano dal nero scuro al marrone scuro sotto una luce fioca fino al rosso alla luce del sole. Nel corso dello studio, i peli furono sbiancati, tagliati in sezioni e analizzati al microscopio, ma Woods Jones non riuscì a individuare l'animale a cui apparteneva lo scalpo. Tuttavia, si convinse che i capelli non appartenevano ad un orso o ad una scimmia antropoide. Egli, inoltre, ipotizzò che i peli non fossero della testa dell'animale, ma della spalla.<ref>Ralph Izzard (1955). The Abominable Snowman Adventure. Hodder and Staoughton.</ref>
 
== Descrizione ==
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Lo yeti ha analogie con altre creature leggendarie in altre parti del mondo: nella regione [[caucaso|caucasica]] e nella vasta fascia che va dal [[Pamir]], attraverso l'[[Asia Centrale]] e la [[Mongolia]], fino alla [[Siberia]] Orientale vivrebbe [[Alma (mitologia)|Alma]]; sulle montagne della [[Cina]] centrale, in [[Indocina]] e in [[Malaysia]] si nasconderebbe lo Xuèrén o "uomo selvatico"; negli altipiani della [[Russia]] il Chuchunaa; nel nord ovest americano, tra le [[Montagne Rocciose]] e il [[Oceano Pacifico|Pacifico]], si dice vivrebbe il "[[Sasquatch]]" o "[[Bigfoot]]". Sono state condotte [[ricerca scientifica|ricerche scientifiche]] per dimostrare se le leggende avessero o meno un fondamento. Ma dal primo presunto avvistamento effettuato dal Colonnello Britannico [[A.L. Waddell]], nel 1889, a una quota di 5.000 metri di altezza, alla frontiera tra [[Nepal]], [[Tibet]] e [[Bhutan]], sono state avvistate e fotografate solo impronte, con l'eccezione di [[scalpo|scalpi]] e [[pelliccia|pellicce]] rinvenuti e conservati come reliquie da alcuni [[Monachesimo|monaci]], che si sono rivelati poi appartenere a specie animali note. Nel 1980 [[Meng Quingbao]] ha avvistato un migliaio di impronte di cui ha riportato alcuni [[calco (impronta)|calchi]] della lunghezza di 46&nbsp;cm, di forma e dimensioni dissimili da quelle della [[fauna]] circostante conosciuta, oltre ad alcuni peli. {{cn|Si ipotizza che appartengano ad un discendente del Gigantopiteco, vissuto nel tardo Pliocene, ritenuto estinto, ma di cui potrebbero essere rimasti in vita esemplari isolati (cosiddetta "specie Lazzaro").}} Non è mai stato rinvenuto alcun reperto osseo riconducibile direttamente alla leggendaria creatura.
 
Il 17 ottobre [[2013]] gli [[scienziato|scienziati]], confrontando il [[DNA]] di alcuni peli presumibilmente appartenenti allo yeti con quello di un [[orso polare]], hanno stabilito che la creatura leggendaria coinciderebbe in realtà con una sottospecie ibrida di [[orso]], alla base del mito popolare, fornendo così una [[metodo scientifico|prova sperimentale]] alla teoria mitologica sostenuta per primo dall'alpinista [[Reinhold Messner]] alla fine degli [[anni 1990|anni novanta]].<ref>[http://video.repubblica.it/tecno-e-scienze/gli-scienziati-lo-yeti-e-un-orso-messner-furibondo-non-capiscono-niente-io-l-ho-scritto-50-anni-fa-e-mi-ridevano-dietro/143355/141889?ref=HRERO-1 LO YETI è un ORSO]</ref>
 
== Ipotesi ==
{{cn|Se quello che viene indicato come Yeti sia discendente di qualche creatura pre-umanoide o, invece, nient'altro che un qualche animale peloso in grado di assumere una postura eretta non è dato sapere, allo stato attuale delle conoscenze.}} Di certo, è noto che le popolazioni himalaiane considerano lo yeti una creatura della fauna locale che vive sulle più alte cime e si avventura fra la neve alla ricerca di muschio salato o di licheni.
 
L'[[alpinismo|alpinista]] [[Reinhold Messner|Messner]] ha ipotizzato che lo yeti altro non sia che l'[[Ursus arctos pruinosus|orso delle nevi]]<ref name="Messner1999">Messner R., Yeti. Leggenda e verità, Feltrinelli (1999)</ref>. Nella sua disamina spiega che i tibetani chiamano questo orso ''chemo'', ed è descritto come lo yeti: irsuto, puzzolente, dalle impronte umane. L'orso è in mostra allo [[Giardino zoologico|zoo]] di [[Lhasa]]. Il [[Tenzin Gyatso|Dalai Lama]] disse a Messner che ''"yeti e chemo sono la stessa creatura: non capisco cosa s'immaginino gli occidentali pensando allo yeti"''.<ref>Reinhold Messner, ''La mia vita al limite'', Corbaccio, 2006 ISBN 88-7972-739-7</ref>