Bernard Berenson: differenze tra le versioni
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Una volta conclusisi i rapporti con Harvard, benché fosse contrario a percepire commissioni in denaro dalla vendita di opere d'arte, Berenson divenne il consulente di famosi collezionisti americani, tra i quali Isabella Stewart Gardner, [[John G. Johnson]], [[Colnaghi]], il mercante [[Joseph Duveen]], [[Joseph Widener]], [[Carl Hamilton]] e la ditta [[Wildenstein (azienda)|Wildenstein]], con la quale si associò dopo la [[Seconda guerra mondiale]]. Intorno al 1894, egli pubblicò a [[Londra]] e a [[New York]] un primo nucleo di volumi, più noti con i titoli delle successive edizioni: ''Italian Pictures of the Renaissance'' (1932), ''Florentine Painters of the Renaissance'' (1896), ''The Central Italian Painters of the Renaissance''.<ref name="SIUSA" />
Il 29 dicembre del 1900 Berenson sposò
Durante le ricerche sulla pittura toscana alloggiò nel [[Chiesa di San Bartolomeo a Monte Oliveto|monastero benedettino di Monte Oliveto]], dove nel febbraio del [[1891]] ricevette il [[sacramento]] del [[Battesimo]].
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Intanto continuò a pubblicare le sue opere: attività che proseguì fino al giorno della morte, nella sua villa fiesolana, ormai famoso in tutto il mondo come il più grande conoscitore d'[[arte italiana]].
Nel 1903, fu pubblicato a Londra il lavoro di ricerca più sostanzioso di Berenson: ''The Drawings of the Florentine Painters, Classified, Criticised, and the Studied as Documents in the History and Appreciation of Tuscan Art with a Copians Catalogue Raisonné'', in due volumi. Anche nel lungo periodo delle due guerre, Villa I Tatti continuò ad essere quel privilegiato
Berenson fu anche il primo ad apprezzare ed a sostenere l'arte post-impressionista di [[Cézanne]] e di [[Matisse]], dando così un contributo inestimabile ad una corretta valutazione di questa esperienza dell'[[arte contemporanea]].
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== Contributi alla critica e storia dell'arte ==
[[File:Villa i tatti, loggetta con statua berenson.JPG|thumb|Statua di Berenson nella loggetta di [[Villa I Tatti]], Firenze]]
I suoi studi partono da una constatazione ben precisa ereditata dalla concezione artistica di [[Giovanni Morelli (storico dell'arte)|Giovanni Morelli]]: lo studio dell'opera d'arte non si deve limitare allo studio soggettivo del singolo conoscitore, ma deve essere arricchito con una serie di materiali.
Berenson distingueva, in un'opera d'arte, l'elemento decorativo da quello illustrativo, e mentre il primo rappresenta la forma, la materia pittorica e il modellato, il secondo esprime il valore rappresentato dall'oggetto in funzione del contesto storico-culturale e delle inclinazioni mentali, sentimentali del soggetto.<ref>"Le muse", De Agostini, Novara, 1964, Vol.II, pag.196-197</ref>
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La grande importanza di Berenson risiede soprattutto nei canoni critici da lui proposti nei lavori intitolati ''Pittori fiorentini'' (1896) e ''Pittori italiani del [[Rinascimento]]'' (1932), basati sul riconoscimento nell'opera d'arte di "valori tattili" e di "valori di movimento".
Berenson
* documenti contemporanei
* documenti letterari
* l'opera d'arte
Tra gli altri lavori più significativi pubblicati da Berenson, si annoverano: ''Tre saggi sul metodo'', la serie sullo ''Studio e la critica dell'arte italiana'', ''Estetica, etica e storia nelle arti della rappresentazione visiva''. Ben nutrito è il numero di monografie, da ''Il Caravaggio'' a ''Piero della Francesca'', così come gli estratti dai
== Opere ==
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