Latifondo: differenze tra le versioni

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I latifondi erano particolarmente diffusi nel [[Sud Italia|Meridione]] e in [[Sicilia]], dove i vari latifondisti vivevano lontani dalle loro terre e risiedevano nelle città (soprattutto a [[Napoli]] e [[Palermo]]).
Con l'abolizione della feudalità nel [[1806]] i terreni fino a quel momento in mano alla nobiltà divennero del Demanio, pur persistendo il fenomeno del latifondo. Se i Borbone, soprattutto nel periodo di [[Ferdinando II]], fronteggiarono o cercarono di fronteggiare il problema, nulla fecero i [[Savoia]]: si può dire, anzi, che essi, sostenuti dalla nobiltà tanto nemica ai Borbone, peggiorarono la situazione anche con l'aumento delle tasse.
 
In [[Italia]], dopoDopo la [[riforma agraria]] del [[1950]], i latifondi non possono superare i 300 [[ettari]] (3 [[km²]])<ref>Fonte: Pag 108 del libro ''Studi sul Mezzogiorno repubblicano: storia politica ed analisi'', Di Luca Bussotti, Rubbettino Editore srl, 2003</ref>. Prima di allora non erano rari, soprattutto nel [[Sud Italia|Meridione]], i latifondi che superavano i 1.000 [[ettari]] (10 [[km²]]). A partire dalla [[riforma agraria|riforma]], il latifondo è andato progressivamente scomparendo fino a non esistere più ai giorni nostri.
 
Nel [[Mezzogiorno (Italia)|Mezzogiorno]], particolarmente significativo era il caso della [[Sicilia]] che fino alla [[riforma agraria|riforma]] aveva un'agricoltura totalmente basata sul latifondo. Infatti, prima del [[1950]], i latifondi con estensione superiore ai 500 [[ettari]] (5 [[km²]]) erano 228<ref>Dato riscontrabile su: {{collegamento interrotto|1=http://www.arts.ed.ac.uk/italian/gadda/Pages/resources/essays/borghisici.php |date=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>.