I promessi sposi: differenze tra le versioni

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{{Citazione|Caso mai egli trova motivazione per occuparsi del Seicento nel fatto che questa gli appare un'età sostanzialmente negativa, l'osservatorio ideale per cogliere il dramma di due antieroi popolani coinvolti e quasi stritolati negli ingranaggi del potere...Il Seicento può così diventare il simbolo dell'immobilismo della storia italiana (secondo una polemica di stampo illuministico), e forse addirittura della condizione umana.|{{Cita|Guglielmino-Grosser|p. 477}}}}
[[File:I promessi sposi 248.jpg|miniatura|Francesco Gonin, il Conte zio e il padre provinciale parlano di Fra Cristoforo. Il Conte zio è l'espressione della rapacità e della corruzione clientelare tipica della nobiltà ispanica.]]
La Lombardia, nella prima metà del XVII secolo, viveva uno dei periodi più bui della sua storia. Retta da una classe di potenti inetta e corrotta e da un [[governatore]] assente e dedito esclusivamente all'esecuzione degli ordini imposti da [[Madrid]], quello che era il [[Ducato di Milano]] divenne il crocevia degli eserciti ispano-imperiali impegnati nella sanguinosa [[guerra dei trent'anni]] (1618-1648), che in Italia si declinò nella [[Guerra di successione di Mantova e del Monferrato|guerra di successione al Ducato di Mantova]]<ref>{{Cita|Manzoni, Promessi Sposi|Capitolo V, p. 95}}: «Il lettore sa che in quell’anno si combatteva per la successione al ducato di Mantova...».</ref>. Sempre sul finire degli anni '20, prima dello scoppio della [[Peste del 1630|terribile pestilenza]] che decimerà la popolazione lombarda, si era abbattuta una rovinosa [[carestia]] - accennata in più passaggi nel corso della storia<ref>{{Cita|Manzoni, ''Promessi Sposi''|capitolo II, p. 33}}: «E quantunque quell’annata fosse ancor più scarsa delle antecedenti, e già si cominciasse a provare una vera carestia»: ''Ivi'', capitolo V, p. 99: «...e che la carestia è bandita e confinata in perpetuo da questo palazzo [di Don Rodrigo, n.d.a]...»; ''Ivi'', capitolo XXII, p. 420: «e a proposito di questa stessa carestia di cui ha già parlato la nostra storia...».</ref> - che porterà alla rivolta dei forni dell'XII capitolo. Il malcostume, l'inefficacia delle ''grida'' di giustizia e la violenza che dilaga a livello regionale nel fenomeno dei ''bravi'' si declinano, inevitabilmente, nel vissuto quotidiano dei protagonisti<ref>{{Cita|Farinelli-Tonucci-Paccagnini|p. 110}}.</ref>.

Gli esempi sono molteplici: la violenza compiuta dai bravi di don Rodrigo a don Abbondio nel capitolo primo; i tentativi, sempre da parte del signorotto spagnolo, di sottomettere Lucia ai suoi desideri; la violenza che "la vittima" don Abbondio compie su Renzo, sfoggiando una cultura classicheggiante e teologica che il giovane analfabeta non può comprendere<ref>{{Cita|Manzoni, Promessi Sposi|capitolo II, p. 35}} ne è un esempio lampante: «“''Error, conditio, votum, cognatio, crimen,'' ''Cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, Si sis affinis,''...” cominciava don Abbondio, contando sulla punta delle dita. “Si piglia gioco di me?” interruppe il giovine. “Che vuol ch'io faccia del suo ''latinorum''?».</ref>; la violenza psicologica perpetrata dal padre di Gertrude per monacarla forzatamente e quella che la stessa userà contro la conversa Caterina insieme all'amante Egidio per farle tacere della relazione segreta. Il culmine della violenza, «nella quale affoga collettivamente una civiltà sbagliata...per una purificazione...quale premessa necessaria alla ricostruzione della società»<ref>{{Cita|Nigro|p. 171}}.</ref>, è infine la terribile pestilenza in cui le vicende dei personaggi si riallacciano in una Milano completamente devastata in ogni aspetto della sua vita sociale. Nonostante la desolazione e la morte imperante, è qui che Renzo trova quella pietà che lo spingerà a riconciliarsi con don Rodrigo morente e che spingerà Lucia a riconsiderare il voto per unirsi definitivamente con Renzo<ref>{{Cita|Ferroni|p. 60}}.</ref>, aprendosi agli imperscrutabili disegni che la Provvidenza opera nei cuori loro e degli uomini<ref>{{Cita|Guglielmino-Grosser|p. 478}}: «la provvidenza, sotto forma di divina illuminazione o di grazia, si manifesta cioè nei cuori, nelle anime degli uomini cui spetta la decisione se accoglierla o meno».</ref>.
 
==== Il paesaggio manzoniano ====