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Domenico Melegatti: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
Figlio d'arte, muove i primi passi nella rinomata [[pasticceria]] di suo padre Pietro, ubicata in centro città nel corso di Porta Borsari, nella quale
A 24 anni dimostra questa sua attitudine all'esposizione agricola di [[Verona]], dove vince un premio speciale per alcuni sistemi originali nella realizzazione di ''lavori in [[zucchero]]''.<ref>{{Cita web|url=http://www.imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/protagonisti/scheda-protagonista?p_p_id=56_INSTANCE_6uZ0&articleId=36272&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal|titolo=Domenico Melegatti|sito=SAN - Portale degli archivi d'impresa|accesso=28 agosto 2018}}</ref> Mancato suo padre, con cui ha avuto rapporti altalenanti sul fronte dell'innovazione dei prodotti, nel [[1873]] prende le redini dell'attività e
Alla grande attitudine per la sperimentazione di nuovi accostamenti e al rinnovamento delle ricette tradizionali Melegatti abbina altrettanta abilità tecnica, predisponendo in proprio una serie di sistemi per la conservazione degli ingredienti deperibili<ref>Negli elenchi delle privative pubblicati dal Ministero dell'Agricoltura, Industria, Commercio e Artigianato sulla [[Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia|Gazzetta Ufficiale]] si trovano registrazioni intestate a Domenico Melegatti per non meglio precisati procedimenti finalizzati alla ''conservazione delle uova ad uso pasticceria'' e per ''la conservazione del burro naturale per mesi dieci alla temperatura di dodici gradi centigradi''.</ref> e apportando migliorie ai forni del suo negozio rivelando un genio e un'inventiva fuori dal comune.
[[File:Melegattinegozio.JPG|left|thumb|304x304px|La pasticceria Melegatti in corso Porta Borsari.]]
L'idea del [[pandoro]] nasce dalla volontà di Melegatti di offrire un prodotto [[dolce|dolciario]] per tutte le occasioni, di grande richiamo e foriero di un cospicuo volume di affari per la pratica impossibilità di confezionarlo in proprio. L'ispirazione arriva dall'antica tradizione scaligera della festa [[natale|natalizia]] del [[pane]]. Il ''levà'', così si chiama, è un dolce che si impasta nella notte della [[vigilia]] con [[farina]], [[latte]] e [[lievito]], insaporito da [[mandorla|mandorle]], [[uvetta]] e [[pinoli]] e cosparso di granelli di [[zucchero]] sulla superficie. Melegatti elimina mandorle, pinoli e uvetta, [[ingredienti]] che ostacolano la lievitazione uniforme, per aggiungere in grande quantità [[uovo (alimento)|uova]], [[zucchero]] e [[burro]]
I due problemi sono risolti da Melegatti mediante uno speciale forno detto "a calore continuo", che mantiene uniforme la temperatura al suo interno ed evita il formarsi della crosta superficiale tipica del [[panettone]] milanese, e da uno speciale stampo metallico a piramide tronca con la forma di una stella a otto punte, scelto nonostante nelle intenzioni iniziali il nuovo dolciume sia riservato a tutte le feste. Dal punto di vista tecnico e organizzativo il pasticciere veronese dota i propri locali di un sistema di ventilazione e riscaldamento in grado di controllare la temperatura e l'umidità
[[File:Brevetto invenzione Pandoro Melegatti.jpg|thumb|304x304px|Il certificato di privativa ottenuto da Melegatti per il suo pandoro.]]
Nel nuovo prodotto investe in grande stile, sia dal punto di vista creativo che da quello economico, e i suoi sforzi sono immediatamente coronati dal successo. Se le fonti non ci dicono in quale anno preciso ne abbia
[[File:Logomelegatti.JPG|left|thumb|184x184px|Il logo storico Melegatti.]]
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[[File:Pandoro cut 01.jpg|right|thumb|254x254px|Un moderno pandoro.]]
Nei primi anni del [[1900|'900]] il [[pandoro]] è un prodotto ormai affermato in tutto il [[nord]]-[[italia]], al punto da poter entrare in concorrenza con il [[panettone]] di [[Milano]], città in cui Melegatti apre un suo negozio destinato a rimanere attivo fino all'inizio della [[Prima guerra mondiale|guerra]]. La pasticceria di corso Porta Borsari si è ampliata a quasi tutto il pianterreno dell'edificio in cui ha sede, con dieci specialisti pasticcieri e altrettante persone tra commessi e garzoni. A questo grande successo commerciale non corrisponde l'avvio di una produzione industriale, essenzialmente a causa dell'elitarietà del prodotto dolciario (molto costoso, e quindi riservato a chi può permetterselo), e della difficoltà di effettuare consegne oltre una certa distanza per i sistemi di conservazione in uso al momento, già buoni ma che non consentono di mantenere la freschezza del prodotto oltre i due o tre giorni. Il pandoro rimane quindi una produzione artigianale come i restanti prodotti della pasticceria, il cui consumo è limitato al periodo di [[Natale]] nonostante si insista che è un dolce per tutto l'anno e tutte le feste. Nel [[1904]] Melegatti prova
Alla scomparsa di Domenico Melegatti e in mancanza di eredi diretti, la pasticceria passa alla nipote Irma Barbieri, che ne prende le redini col marito Virgilio Turco, direttore del negozio di [[Milano]], che viene contestualmente chiuso.
Lo scoppio della Grande Guerra porta inevitabilmente
[[File:Melegatti2.JPG|center|thumb|744x744px|Una privativa di Melegatti per la conservazione del burro al lungo periodo sull'elenco dei brevetti pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale.]]
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