Veneto: differenze tra le versioni

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La [[bandiera del Veneto]], adottata con la legge regionale n. 56 del 20 maggio 1975,<ref>{{Cita web|url=http://www.consiglioveneto.it/crvportal/leggi/1975/75lr0056.html|titolo=Bandiera, gonfalone e stemma della regione|editore=Consiglio Regionale del Veneto|accesso=28 dicembre 2016}}</ref> sintetizza nei simboli, colori e foggia diversi secoli di storia veneta.
 
L'elemento principale della bandiera e dello stemma è il [[leone di San Marco|leone di san Marco]], che è stato per diversi secoli simbolo della repubblica di [[Venezia]]. [[Marco evangelista|San Marco]] venne adottato come [[Patrono|santo patrono]] della città e della repubblica, sostituendo il greco [[Teodoro di Amasea|san Todaro]] nell'[[828]], in seguito alla traslazione a Venezia da [[Alessandria d'Egitto]] del corpo dell'evangelista adper opera di due mercanti, Rustego da Torcello e Bon da Malamocco. A partire da questa data si prese a raffigurare il santo in figura umana negli stemmi e nei gonfaloni pubblici.<ref name=pedani>{{Cita web|url=http://venus.unive.it/mpedani/ausilio/venezia_islam.pdf|titolo=Venezia tra mori, turchi e persiani|autore=Maria Pia Pedani|editore=Ministero dell'Istruzione, dell'Universita e della Ricerca|data=15 dicembre 2005|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111119080421/http://venus.unive.it/mpedani/ausilio/venezia_islam.pdf|dataarchivio=19 novembre 2011}}</ref>
 
La prima raffigurazione accertata del leone alato di san Marco risale al [[1261]], quando con la caduta dell'[[Impero latino di Costantinopoli]] Venezia strinse maggiori rapporti con l'[[Egitto]], terra il cui [[sultano]], [[Baybars]], innalzava un leone andante (cioè visto di fianco) quale stemma. In quest'epoca la raffigurazione preminente era quella del ''leone in moleca'' (o ''moeca'', ossia visto di fronte con le ali a fargli corona). Va inoltre ricordato che fin dai primi secoli dopo Cristo il leone era associato alla figura dell'evangelista Marco. A partire dal [[XV secolo]] si iniziò poi a esporre gonfaloni nei quali campeggiava il classico leone marciano passante con libro e spada. Nella stessa epoca tale iconografia venne in generale adottata quale simbolo della Repubblica.<ref name=pedani/>
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{{vedi anche|Geografia del Veneto}}
 
Il Veneto è una regione che comprende al suo interno molte forme del paesaggio naturale: dalla fascia costiera affacciata sull'Adriatico alla [[pianura veneto-friulana]] uniforme e monotona, che poi si innalza nei dodici rilievi dei [[Colli Euganei]] e dei [[Colli Berici]], fino ad arrivare alle Alpi nella parte più settentrionale comprendendo la maggior parte delle Dolomiti. Con una superficie di 18.390 [[Chilometro quadrato|km²]], il Veneto costituisce l'ottava regione italiana per superficie. Il punto più a settentrione è Cima Vanscuro (al confine con l'[[Austria]], ivi denominato Pfannspitze) e il punto più meridionale è costituito dalla Punta di Bacucco. Il suo territorio è morfologicamente molto vario, con una prevalenza di pianura (56,4%), ma anche estese zone montuose (29,1%) e, in minor misura, collinari (14,5%). L'unitarietà del territorio veneto può essere individuata nella pianura e nelle montagne che la delimitano a nord, alimentandola con numerosi fiumi che scendono nel [[mare Adriatico]] tra la foce del [[Tagliamento]] e il [[delta del Po]]. I confini terrestri vengono individuati da elementi naturali di tipo idrografico ([[Po]], Tagliamento, [[Livenza]]), ma anche di tipo orografico (come ad esempio i contrafforti a nord dell'[[altopiano dei Sette Comuni|altopiano di Asiago]], o il [[monte Baldo]]). Un altro elemento geografico caratterizzante il territorio veneto è il bacino idrografico del [[Piave]] quasi interamente racchiuso entro i confini della regione, da quando le sorgenti del Piave passarono insieme acon Sappada nella vicina regione del Friuli Venezia Giulia. La vetta più alta della regione è la [[Marmolada]] (3343&nbsp;m) situata in [[Provincia di Belluno]] al confine con il [[Trentino-Alto Adige]].
 
=== Confini ===
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=== Preistoria e storia antica ===
Abitato già nella preistoria, dapprima insediamento degli [[Euganei]], fu in epoca protostorica occupato dal popolo dei [[Veneti]], secondo la leggenda classica originari della [[Troia|Troade]] e della [[Paflagonia]] in [[Anatolia]], oggi [[Turchia]]. Da insediamenti venetici traggono la loro origine molte importanti città della regione, ad esempio [[Padova]], [[Concordia Sagittaria|Concordia]], [[Oderzo]] (fra gli insediamenti attestati in epoca più antica, [[IX secolo a.C.|IX]]-[[VIII secolo a.C.]]), [[Este]], [[Treviso]], [[Belluno]], [[Altino (città romana)|Altino]], [[Vicenza]] e probabilmente [[Verona]] ede [[Adria]].
 
La provenienza anatolica dei Veneti adriatici non è accettata da tutti gli autori antichi ed è ancor oggi oggetto di discussione. Le fonti antiche tramandano l'esistenza di popolazioni chiamate Veneti dalla [[Bretagna]] alla [[Spagna]], i romani chiamavano il [[lago di Costanza]] in [[Svizzera]] [[lacu Venetico]], all'[[Epiro]] in [[Grecia]], all'[[Anatolia]] e a questi popoli sarebbero collegati diversi toponimi (ad es. la [[Vindelici]]a, regione corrispondente all'attuale [[Baviera]], Vindebona - l'attuale [[Vienna]]). {{Senza fonte|Secondo alcuni studiosi}} queste popolazioni testimonierebbero l'esistenza di un'unica civiltà indoeuropea che si sarebbe estesa su tutto l'Adriatico nord-occidentale, e sarebbero riconducibili alla [[cultura dei campi di urne]].
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In epoca [[Augusto|augustea]] il territorio venne inserito nella [[Regio X Venetia et Histria]], che ebbe come centro principale Aquileia. Sotto [[Diocleziano]] divenne ''provincia Venetiae et Histriae'' estendendo i propri limiti fino al fiume [[Adda]].
 
La cristianizzazione della regione ebbe luogo a partire da Aquileia, dove il [[Cristianesimo]] era giunto probabilmente per mare. Secondo la tradizione fu san [[Marco evangelista]] a fondare la chiesa di Aquileia. Egli avrebbe inoltre inviato il greco Prosdocimo ada evangelizzare [[Padova]], [[Asolo]], [[Vicenza]], [[Treviso]], [[Altino (città romana)|Altino]] ed [[Este]]. All'evangelizzazione di [[Verona]] avrebbe contribuito una comunità cristiana proveniente dall'[[Africa]] romana; africano è anche [[Zeno di Verona|San Zeno]], patrono della città.
 
=== Storia medievale ===
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==== Le invasioni barbariche e la caduta dell'Impero d'Occidente ====
 
Le prime infiltrazioni di tribù germaniche nel territorio della regione ebbero luogo già nel [[168]]-[[169|169 d.C.]] con il saccheggio di [[Oderzo]] adper opera dei [[Quadi]] e dei [[Marcomanni]]. Fu tuttavia a partire dal [[V secolo]] che le incursioni si fecero ripetute e più devastanti, con gli [[Unni]], gli [[Eruli]], infine con gli [[Ostrogoti]] di [[Teodorico il Grande|Teodorico]], che stabilirono il loro regno sul Veneto e sull'Italia nel [[493]].<br />Ciò nonostante, il quadro regionale restava ancora sostanzialmente unitario; lingua, scrittura, istituzioni, tecniche agricole e manifatturiere, pur indebolite, sopravvissero all'impatto di questa ondata barbarica.
 
==== Bizantini e Longobardi ====
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La dominazione gota terminò brutalmente a metà del [[VI secolo]] a seguito dell'invasione delle armate [[Impero bizantino|bizantine]] guidate dei generali [[Narsete]] e [[Belisario]].<br />Poco dopo, nel [[568|568 d.C.]], però ebbe luogo la formidabile e devastante invasione dei ''[[Longobardi]]'', che portò alla sottrazione al dominio imperiale di buona parte dell'Italia settentrionale. Fu in quella fase che in Veneto venne a crearsi una separazione tra la zona continentale, sotto il dominio longobardo, e quella costiera, ancora dipendente dall'[[Impero bizantino]]. Contemporaneamente, lo [[scisma tricapitolino]] provocava un'ulteriore frattura anche in campo religioso, destinata a durare per tutto il secolo successivo.
 
Le terre venete appartenenti al nuovo [[regno longobardo]] vennero divise tra i [[ducato (feudo)|ducati]], [[ducato di Vicenza|di Vicenza]], [[ducato di Verona|Verona]] e [[ducato di Ceneda|Ceneda]]. Il tessuto sociale della Terraferma conobbe un rapido declino; una certa continuità della vita cittadina fu garantita dai vescovi, divenuti riferimenti autorevoli in campo morale, culturale e sociale. La zona bizantina venne invece dapprima unita nel [[580]] ai superstiti territori settentrionali nel costituire l'[[eparchia]] [[Annonaria]], per essere poi resa nel [[584]] provincia autonoma dipendente dall'[[Esarcato d'Italia]] col nome di ''[[Venezia marittima|Venetia maritima]]''. Dall'entroterra le autorità politiche e religiose romano-venete, assieme a parte delle popolazioni, trovarono rifugio nei principali centri lagunari, in particolare [[Grado (Italia)|Grado]], [[Caorle]], [[Eraclea]], [[Torcello]], [[Malamocco]], [[Venezia|Rialto]], [[San Pietro di Castello (isola)|Olivolo]], [[Chioggia]], [[Cavarzere]], oltre alle oggi scomparse [[Ammiana]] e [[Costanziaco]]. Queste isole, che già da un secolo avevano iniziatoincominciato a svilupparsi, andarono quindi a costituire, nel [[697]], durante il regno dell'imperatore [[Leonzio (imperatore)|Leonzio]], il [[Repubblica di Venezia|ducato di Venezia]].
 
A definire la separazione anche formale fra i due mondi (seppur una forte osmosi continuò sempre ada esistere) occorse la definizione dei confini (''terminatio'') fra il ''Ducatus Venetiarum'' e il ''Regnum Langobardorum'', siglato dal re [[Liutprando]] e dal primo [[doge (Venezia)|doge]] [[Paoluccio Anafesto]].
Il territorio lagunare assunse sempre maggiori caratteri di indipendenza dal potere centrale bizantino, fino a che, con la conquista longobarda di [[Ravenna]] nel [[751]], la dipendenza politica da [[Bisanzio]] divenne poco più che formale. Nel frattempo la sede del ''Dux'' venne trasferita da Eraclea ai margini della Terraferma nella meno accessibile Metamauco/Malamocco.
 
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Alla fine dell'[[VIII secolo]] il regno longobardo venne travolto dai [[Franchi]] di [[Carlo Magno]], incoronato [[imperatore del Sacro Romano Impero]] nella [[Natale|notte di Natale]] dell'[[800]]. Il figlio di questi, [[Pipino il Gobbo|Pipino]], tentò anche la conquista dei territori costieri, ma, respinto, dovette riconoscere anche formalmente l'indipendenza del Ducato veneto nel trattato dell'[[811]] con l'Impero Bizantino. All'interno di quella federazione di centri e territori lagunari, da Grado a [[Loreo]], nota come ''[[Dogado]]'', si affermò [[Venezia]], imponente organismo urbano sviluppatosi attorno al polo mercantile di Rialto, in cui nell'[[812]] venne trasferita da Malamocco, distrutta da Pipino, la capitale.
 
Anche dal punto di vista religioso fu sancita nell'[[827]] una divisione fra il mondo del Veneto continentale e della Venezia marittima: i vescovi della terraferma continuarono ada essere sottoposti alla [[patriarcato di Aquileia|sede metropolita di Aquileia]], mentre il fitto reticolo di nuove sedi diocesane sorte nella laguna riconobbe come referente il [[patriarcato di Grado]].
 
[[File:Italy 1000 AD-it.svg|thumb|I territori della [[Marca di Verona]] e della [[Repubblica di Venezia]] nell'anno Mille.]]
 
I problemi dinastici in seno all'impero franco e le terribili aggressioni degli [[Magiari|Ungari]] nel [[900]] provocarono un vuoto di poteri ede una dilagante conflittualità che afflissero il Veneto continentale fino alla metà del [[X secolo]]. L'autorità imperiale venne infine ristabilita da [[Ottone I di Sassonia|Ottone I]]: egli aggregò nel [[962]] un vasto territorio dell'Italia nord-orientale al ''[[ducato di Baviera]]'' e successivamente, nel [[976]] al ''[[ducato di Carinzia]]''. L'organismo che ne derivò, aventi finalità di cerniera fra Germania e Italia, fu chiamato, dal nome della sua principale città, [[Marca di Verona]]. Da questa si staccarono nel [[1027]] il territorio della [[Principato vescovile di Trento|diocesi di Trento]], che si organizzò in principato ecclesiastico e il [[Friuli]] nel [[1077]], che iniziòincominciò una sua autonoma parabola storica sotto l'autorità dei [[Patriarcato di Aquileia|Patriarchi di Aquileia]].
I legami fra la Marca Veronese e l'Impero vennero rafforzati dalla presenza nel territorio di diverse dinastie feudali di origine germanica: tra le più famose, destinate a giocare un ruolo importante nei secoli successivi, gli [[Este]], gli [[Ezzelini]], i [[Da Camino]], i [[Da Carrara]].
 
==== Dal XII al XIII secolo - Comuni, Signorie e ascesa del Ducato di Venezia ====
 
A partire dai primi decenni dopo il [[1000]], si assistette in tutto il Veneto ada un decollo economico e ada una ripresa della vita sociale nelle città principali, che iniziaronoincominciarono ada esercitare un controllo egemonico sul loro contado.<br />Dalla fine del [[X secolo]], poi, Venezia iniziòincominciò la sua espansione marittima nell'[[mare Adriatico|Adriatico]], del quale prese a configurarsi come potenza egemone fino a farlo diventare il [[Golfo di Venezia]], e ad accrescere enormemente i propri privilegi e commerci in Oriente.
 
Contemporaneamente allo sviluppo economico, nella Marca Veronese (che a partire dal 1200 cominciò ada essere identificata col nome di [[Marca Trevigiana|Marca Trevisana]]), si assistette ada un indebolimento del sistema feudale, caratterizzato dalla progressiva emersione dei [[Comune medievale|liberi comuni]]: fra i più importanti Verona ([[1136]]), Padova ([[1138]]), Treviso e Vicenza.<br />La Terraferma divenne un territorio sempre meno soggetto all'effettivo controllo degli imperatori tedeschi.
 
Il [[XIII secolo|milleduecento]] fu contraddistinto dall'espansione del potere veneziano in tutto il [[mar Mediterraneo|Mediterraneo orientale]], culminato con la [[Quarta crociata]] e la creazione nel [[1205]] dell'[[Impero latino di Costantinopoli]], nel quale a Venezia era garantito il dominio sulla ''quarta parte e mezza dell'impero di Romània''. Lo ''[[Stato da Mar]]'' giunse a includere, oltre ai territori dell'[[Istria]] e della [[Dalmazia]], le [[isole Ionie]], [[Creta]], [[Cipro]], e tutta una serie di basi e piazzeforti nel [[Peloponneso]], nell'[[mar Egeo|Egeo]] e in [[Anatolia]]. Nonostante il mare fosse la fonte primaria della propria ricchezza, Venezia non perse mai interesse per l'entroterra: essa mantenne forti legami in particolare con il Trevigiano e il Padovano, appoggiò la [[Lega Veronese]] e aderì alla [[Lega Lombarda]] poi, assurgendo ada un prestigiosissimo ruolo di mediatrice (e al contempo di terza forza) fra [[papa Alessandro III]] e l'imperatore [[Federico Barbarossa]], con la riconciliazione celebrata in [[Basilica di San Marco|San Marco]] nel [[1177]] ([[Pace di Venezia]]).
 
Nel Duecento si assistette in tutta la terraferma alla trasformazione dei liberi comuni in potenti signorie in lotta tra loro per l'egemonia regionale. La prima ada emergere fu la signoria di [[Ezzelino III da Romano]], che riuscì a conquistare gran parte del Veneto centro-settentrionale. [[Treviso]] cadde in mano ai [[da Camino]], a [[Verona]] si imposero nel [[1262]] i signori [[della Scala]], divenendo la capitale di un potente stato, che al suo culmine valicò l'Appennino, giungendo fino a [[Lucca]].
 
[[File:Scaligeri1336.png|thumb|La signoria dei [[Della Scala]] nel [[1336]], alla sua massima espansione.]]
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==== I secoli XIV e XV e il dominio veneziano ====
 
Nonostante Venezia avesse nel mare il centro dei propri interessi economici, essa mantenne sempre vivi i legami con il proprio entroterra, esercitando una forte attrazione sulle tormentate città della [[Marca Trevigiana]]. Già nel [[1291]] [[Motta di Livenza]] passò alla repubblica, primo territorio di Terraferma a darsi al governo di Venezia. Fu tuttavia a partire dal [[XIV secolo]] che la serenissima iniziòincominciò ada intervenire in modo sempre più deciso nella politica regionale, soprattutto per impedire che il potente stato Carrarese ne minacciasse le vie di comunicazione terrestri e fluviali.
Nel [[1318]], infatti, [[Padova]] aveva perduta la propria libertà comunale, divenendo signoria dei [[da Carrara]], che presto entrarono in conflitto con Venezia e con Verona.
 
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[[File:Italy northern 1796.jpg|thumb|La terraferma veneta nel 1796.]]
 
Tanta grandezza non poteva non suscitare le invidie dei numerosi vicini: nel [[1508]], in seguito alla sconfitta adper opera dei veneti dell'imperatore d'Austria che perse Trieste e Gorizia, si formò, sotto l'impulso di [[Papa Giulio II]], cui Venezia aveva tolto le città della [[Romagna]], un'amplissima coalizione anti-veneziana, nota come [[Lega di Cambrai]], che dichiarò guerra alla repubblica. Venezia reagì in maniera coraggiosa, quasi spavalda, mobilitando l'esercito e mettendovi a capo il valoroso [[Bartolomeo d'Alviano]]. Il 14 maggio [[1509]] ad [[Battaglia di Agnadello|Agnadello]] nel cremasco, le truppe venete sono sbaragliate dall'esercito di [[Luigi XII di Francia]]: in pochi giorni gran parte dello ''Stato da Tera'' è occupato dal nemico, solo [[Treviso]] e il [[Friuli]] resistono, fedeli alla serenissima.
 
Nonostante la situazione disperata, la reazione della repubblica veneta fu determinata, il popolo e il patriziato di Venezia si strinsero attorno al doge preparando la rivincita; nella Terraferma, benché i nobili, in gran parte legati all'Impero, voltassero le spalle alla Dominante, schierandosi con i collegati, il popolo dimostrò un attaccamento viscerale a San Marco, preferendo, secondo [[Niccolò Machiavelli]] che pure aborriva la repubblica, ''morir marcheschi'' piuttosto che cedere al nemico.
 
Grazie alla propria abilità diplomatica, che seppe sfruttare e attizzare le contrapposizioni nel campo dei collegati, e alle vittorie militari dell'esercito riorganizzato (tra queste, memorabile quella di [[Battaglia di Marignano|Marignano]], in cui la cavalleria veneta, venuta in soccorso alle fanterie francesi, consentì a [[Francesco I di Francia|Francesco I]] di conseguire una vittoria storica sulle temibili falangi svizzere), la Serenissima riconquistò praticamente tutta la Terraferma, ritornando sui confini di fine Quattrocento. Tra le terre venete, perduto fu solo l'[[Valle d'Ampezzo|Ampezzano]], che rimase austriaco fino al [[1918]]. Finito il lungo periodo bellico, nel [[1530]] iniziòincominciò per tutto il Veneto un lungo periodo di pace e di sviluppo che si protrasse, senza significative interruzioni, per quasi tre secoli fino a [[1797]].
 
Al declino dei commerci e dell'impero marittimo della serenissimaSerenissima iniziatoincominciato nel Cinquecento, si accompagnò una crescente attenzione del [[patriziato (Venezia)|patriziato]] per la proprietà fondiaria di terraferma, riducendo progressivamente il dinamismo del ceto dirigente e portando sempre più verso la stagnazione sociale e politica della repubblica.
 
Se nel [[XVII secolo|Seicento]] Venezia fu ancora in grado di combattere ferocemente contro i Turchi per difendere gli ultimi possedimenti marittimi e di promuovere una parziale riorganizzazione dell'esercito di terra, giungendo ada una più definitiva sistemazione dei contesi confini con l'Austria, il [[XVIII secolo|Settecento]] segnò il definitivo tramonto del modello politico che per un millennio aveva retto le sorti dello Stato. Incapace di rinnovarsi e di individuare obiettivi politici precisi, la nobiltà portò lo Stato a rinchiudersi in un ostentata neutralità e in un ferreo mantenimento delle strutture tradizionali che non lo salvarono però dal terremoto europeo scatenato dalla [[Rivoluzione francese]].
 
=== Storia contemporanea ===
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Il Veneto rimase dunque sotto amministrazione austrica dal [[1797]] al [[1805]] quando, in seguito alla [[Pace di Presburgo]], venne annesso al [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] di dominanzione francese, nell'ambito del quale rimase per un decennio. Con la caduta di Napoleone il dominio austriaco venne ristabilito con la costituzione del [[Regno Lombardo-Veneto]].
 
Il sessantennio di dominazione asburgica venne però caratterizzato dai [[Risorgimento|moti risorgimentali]], culminati con le ribellioni di Vicenza, Padova, Treviso e la costituzione a Venezia della [[repubblica di San Marco]] nel [[1848]]. Mentre Verona diveniva uno dei capisaldi del [[Fortezze del Quadrilatero|Quadrilatero]] austriaco, i moti rivoluzionari nelle città dell'entroterra vennero ada uno ada uno repressi dall'armata imperiale. Venezia, invece, favorita dal proprio isolamento lagunare resistette, anche se stretta d'assedio. Nonostante l'auspicata unione al [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]], i rovesci militari subiti dall'esercito piemontese durante la [[prima guerra d'indipendenza italiana|prima guerra di indipendenza]] lasciarono isolata la repubblica marciana, che, nonostante l'eroica resistenza contro le truppe di [[Josef Radetzky]], dovette infine capitolare il 24 agosto [[1849]].
 
Al termine della [[seconda guerra d'indipendenza italiana|seconda guerra di indipendenza]], nel [[1859]], gli austriaci tenevano ancora il Veneto: giunto alle porte di Verona, infatti, l'esercito franco-piemontese venne arrestato dalla firma dell'[[armistizio di Villafranca]] da parte di [[Napoleone III di Francia|Napoleone III]].
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[[File:Regio Decreto 4 novembre 1866 n. 3300.jpg|miniatura|destra|Regio decreto del 4 novembre 1866, n. 3300.]]
Napoleone III procedette all'organizzazione del [[plebiscito del Veneto del 1866|plebliscito delle province venete e di Mantova]], in ottemperanza al trattato di pace, secondo il quale: "I cittadini delle Provincie Italiane liberate, convocati nei Comizi il giorno 21 ede il 22 ottobre scorso, hanno dichiarata l'unione al Regno d’Italia colla Monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele II". Napoleone III tuttavia fu soggetto a forti pressione dei Savoia, affinché cedesse anzitempo le fortezze e il controllo militare della regione in anticipo sull'esito del plebiscito e anche alla stessa organizzazione del plebiscito. Il conte di Gramont, cui fu affidato provvisoriamente il territorio del Veneto attuale, più Mantova e il Friuli escluso Trieste, cercò di rispettare l'impegno. Le pressioni indussero tuttavia Napoleone III a consegnare le fortezze e a lasciar occupare il Veneto alle truppe del Regno prima ancora che si tenesse un plebiscito. Il plebiscito fu organizzato nei giorni 21 e 22 ottobre 1866 a suffragio universale maschile (ovvero solo il 30% della popolazione venne chiamato alle urne) e le votazioni si svolsero sotto forti pressioni del governo italiano. Il risultato fu di 646.789 sì, 69 no, 567 voti nulli. {{senza fonte|Storicamente la regolarità del plebiscito viene fortemente messa in dubbio}}.
 
==== La Grande Guerra ====
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Con la resa incondizionata dell'occupante tedesco il 29 aprile 1945 il Veneto venne infine liberato dal nazi-fascismo.
 
==== Dal secondo dopoguerra ada oggi ====
 
Il 2 giugno [[1946]] massiccia fu la partecipazione della popolazione veneta al [[Nascita della Repubblica Italiana|referendum]] che sancì il passaggio dalla [[monarchia]] alla [[repubblica]].
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Si stima in circa 3.300.000 le persone emigrate negli anni dal [[1876]] al [[1976]] dal Veneto, di fatto la regione italiana a maggior emigrazione in tale periodo (seconda è la Campania, con 2.500.000)<ref>Ricerca del CSER (Centro Studi Emigrazione - Roma).</ref>.
 
Durante gli [[anni 1950|anni cinquanta]] l'attività industriale di Porto Marghera iniziòincominciò a riprendersi dalle devastazioni portate dal conflitto, riprendendo a crescere, fino a raggiungere la massima espansione negli [[anni 1960|anni sessanta]], quando il polo industriale divenne uno dei più importanti d'Europa.
 
A partire dagli [[anni 1960|anni sessanta]], si è verificata in Veneto una massiccia proliferazione di piccole e medie imprese, che accelerarono lo sviluppo economico, rendendo la regione una delle più produttive e prospere d'Italia, facendo del Veneto una terra d'immigrazione.
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=== Progetto d'indipendenza o di autonomia ===
Il 12 giugno 2014, il consiglio regionale, a maggioranza,<ref>{{Cita web|url=http://mattinopadova.gelocal.it/polopoly_fs/1.9410454!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/landscape_660/image.jpg|titolo=Foto del foglio delle votazioni|editore=mattinopadova.gelocal.it}}</ref> ha votato il progetto di legge per indire un referendum sull'ipotesi di indipendenza del Veneto dall'Italia. Il progetto di legge è stato quindi convertito nella legge regionale numero 16/2014 il 19 giugno 2014,<ref>{{Cita web|autore = Regione Veneto|url = http://bur.regione.veneto.it/BurvServices/Pubblica/DettaglioLegge.aspx?id=276454|titolo = B.U.R. nº62 (Legge 16/2014)}}</ref> accompagnata dalla legge numero 15/2014, relativa ada un referendum per l'autonomia regionale.<ref>{{Cita web|autore = Regione Veneto|url = http://bur.regione.veneto.it/BurvServices/pubblica/DettaglioLegge.aspx?id=276453|titolo = B.U.R. nº62 (legge 15/2014)}}</ref>
 
Nel giugno 2015 la [[corte costituzionale]] ha sentenziato, a seguito dell'impugnazione da parte del governo, la bocciatura completa del referendum sull'indipendenza e parziale del [[Referendum consultivo del 2017 in Veneto|referendum sull'autonomia]],<ref name=mattinopd>{{Cita web|url=http://mattinopadova.gelocal.it/regione/2015/06/25/news/si-al-referendum-sull-autonomia-del-veneto-1.11675577|titolo=Sì al referendum sull'autonomia del Veneto|autore=Filippo Tosato|editore=mattinopadova.geolocal.it|accesso=17 settembre 2015|data=25 giugno 2015}}</ref> il quale, dopo un nuovo giudizio da parte della Consulta, è stato ammesso. Il referendum si è svolto domenica 22 ottobre [[2017]], con affluenza del 57,2% e il 98,1% di voti favorevoli. Sempre lo stesso giorno è stato svolto un [[Referendum consultivo del 2017 in Lombardia|referendum analogo]] anche in Lombardia.
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{{Vedi anche|Demografia del Veneto}}
 
La popolazione del Veneto non è omogeneamente distribuita. Se la media pianura vanta le densità maggiori (soprattutto lungo la fascia che va da [[Verona]] a [[Venezia]] passando per [[Vicenza]], [[Padova]] e [[Treviso]]), meno popolati sono la bassa Veronese (eccetto nel quadrilatero comprendente [[Bovolone]], [[Isola della Scala]], [[Nogara]], [[Cerea]] e [[Legnago]]) e il [[Polesine]] (specie in seguito all'alluvione del [[1951]]). Ancor meno abitate sono le Prealpi e la montagna (la [[provincia di Belluno]] mostra le densità minori), eccetto l'alto Vicentino (con [[Schio]], [[Thiene]], [[Bassano del Grappa]]) e la [[Valbelluna]]. A partire dagli [[Anni 1980|anni ottanta]] si è verificato il fenomeno, molto diffuso in tutto il Norditalia, dello spopolamento delle grandi città (Venezia con [[Mestre]] in testa) a favore dei piccoli e medi comuni delle "cinture" periurbane. Questo ha portato ada un notevole sviluppo urbano e taluni hanno constatato la formazione di una vasta megalopoli che si estende in particolare tra Padova, Mestre e Treviso (la cosiddetta [[PaTreVe]] o Triangolo Veneto)<ref name=cor>{{cita libro|titolo=L'Enciclopedia Geografica - vol. 1|editore= Corriere della Sera|città= Milano|pp=294-295|capitolo= Veneto|id=ISSN 1824-9280}}.</ref>. Nel rapporto annuale [[Censis]] del 2008 si parla di una grande regione metropolitana (''GREM'') veneta estesa su 6679,6&nbsp;km² che conta una popolazione di 3.267.420 abitanti e di una piccola area metropolitana (''PAM'') veronese estesa su 1426&nbsp;km² e con una popolazione di 714.274 abitanti.<ref>Dato Censis, riportato nel ''Rapporto annuale 2008'', sezione ''La società italiana al 2008'', pp.19-23 (vedi {{cita web|url=http://www.censis.it/files/Rapporto_annuale/2008/2_societa_italiana_2008.pdf|titolo=sito Censis|accesso=11 dicembre 2008|urlmorto=sì|urlarchivio=https://www.webcitation.org/5nhWNMCeb?url=http://www.censis.it/files/Rapporto_annuale/2008/2_societa_italiana_2008.pdf#|dataarchivio=21 febbraio 2010}}</ref>
 
<div align="center">{{demografia/Veneto}}</div>
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La presenza religiosa in Veneto ha da sempre dato vita a numerose istituzioni ed edifici di culto, soprattutto nella città lagunare, ma non solo.
[[Antonio di Padova]], noto in città con il nome ''Il Santo'', fu prima canonico [[Ordine di Sant'Agostino|agostiniano]] a [[Coimbra]] ([[1210]]), poi frate [[Ordine francescano|francescano]] ([[1220]]). Viaggiò molto vivendo prima in Portogallo quindi in [[Italia]] e in [[Francia]]. Nel [[1221]] si recò al Capitolo Generale ad [[Assisi]] dove vide di persona Francesco. Professore di [[teologia]] e valente predicatore, fu inviato da [[Francesco d'Assisi]] a combattere l'eresia catara in [[Francia]]. Fu trasferito poi a [[Bologna]] e quindi a [[Padova]]. Morì all'età di 36 anni. Definito da molti cattolici come [[Taumaturgia|Taumaturgo]] cioè autore di prodigi, per la notevole mole di eventi miracolosi a lui ascritti sin dai primi tempi dopo la sua morte e fino ada oggi.
 
La figura di [[Marco evangelista]], legata alla città di Venezia, si dipana in una serie di tradizioni orali, spesso in contrasto tra loro. Una tradizione lo vuole evangelizzatore in Egitto e fondatore della chiesa di [[Alessandria]] che lo vuole come suo primo vescovo. Altra tradizione vuole che Marco - prima di rientrare in [[Egitto]] - fosse stato inviato da Pietro nella metropoli alto-adriatica di [[Aquileia]] - capoluogo della X Regio Venetia et Histria - per curare l'evangelizzazione dell'area nord-est. A Marco si deve la scelta dei primi Vescovi della Chiesa-madre di [[Aquileia]] (Ermagora e Fortunato) dalla quale deriverà, in tempi e per complesse vicende successive, il titolo del Patriarca di Grado poi assorbito da [[Venezia]]. Dopo la sua morte ad [[Alessandria]], le spoglie del santo vengono trafugate da mercanti veneziani nell'[[828]] a [[Venezia]] dove pochi anni dopo verrà dato inizio alla costruzione della Basilica che ancora oggi ospita le sue reliquie.
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* [[Padova]] Cecconi & Fratello
 
Tuttavia proprio in questi anni di fine Ottocento iniziaincomincia l'intraprendenza dei contadini, e si afferma un tessuto produttivo che si specializza, dando vita a delle forme embrionali di distretto.
Con il [[1900]] e la rivoluzione dell'energia elettrica, si fanno strada alcune società elettriche, tra cui la Cellina e poi la [[Società Adriatica di Elettricità|SADE]].
[[Giuseppe Volpi]], dopo aver costituito la SADE, fu autore della crescita del capitale di questa società, fino a farla diventare una delle più importanti realtà produttive di energia, costruendo una rete di distribuzione elettrica che coprì buona parte del territorio veneto.
Successivamente, proprio per iniziativa di Volpi, nacque il polo industriale chimico di Venezia ([[Marghera]]), il quale fungeva da raffineria e da terminal per l'industria del Nord-Ovest. Tale sviluppo industriale di Marghera iniziòincominciò nel [[1919]] per continuare fino al [[1932]]. In questo modo, in Veneto si ha l'introduzione di un'industria ad alta densità di capitale.
Dal [[1937]] al [[1940]] il Veneto diventa la terza regione industrializzata d'[[Italia]]. L'incremento della potenza installata documentava del progresso tecnico e dei miglioramenti produttivi raggiunti dal Veneto nonostante la pesante congiuntura degli anni trenta. Esso si concentrava nelle province di [[Provincia di Vicenza|Vicenza]] e di [[Provincia di Venezia|Venezia]], che detenevano così più del 50% della potenza complessivamente disponibile, contro il 43,7% di dieci anni prima.
Il progresso era comunque andato in direzioni opposte: a rafforzare i comparti delle industrie di base e di quelle produttrici di beni strumentali nel comprensorio veneziano; a razionalizzare il settore produttivo tessile, in particolar modo il comparto laniero.
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Le attività agricole ([[Triticum|frumento]], [[Zea mays|mais]], [[frutta]], [[Ortaggio|ortaggi]]) e [[Zootecnica|zootecniche]] ([[Bovinae|bovini]], [[Sus scrofa domesticus|suini]]) sono ancora di rilievo, e sono molto meccanizzate. L'industria è presente soprattutto nelle province occidentali e sulle coste adriatiche; prevalgono piccole aziende, specializzate nei settori alimentare, tessile, calzaturiero e del mobile.
 
A [[Marghera]], nella terraferma veneziana, è ancora attivo il polo chimico industriale di Porto Marghera. Molti sono i segnali che fanno pensare ada una sua chiusura, auspicata da molte associazioni di residenti e ambientalisti, tuttavia, il problema occupazionale vivacizza il dibattito, poiché secondo molte associazioni di lavoratori una sua chiusura creerebbe un problema sociale ben peggiore dei danni causati dalla chimica. Molte sono state le morti tra i lavoratori, la cui responsabilità una sentenza ha attribuito ai vertici del Petrolchimico.
Treviso e provincia sono anche la prima area d'[[Italia]] per l'abbigliamento giovanile, con il gruppo [[Benetton (azienda)|Benetton]].
 
Importanti sono anche le attività bancarie, il commercio e il turismo, nelle località balneari di [[Jesolo]], [[Caorle]], [[Bibione]], [[Eracleamare]], [[Cavallino-Treporti]], [[Sottomarina]], [[Rosolina]], nelle località montane di [[Cortina d'Ampezzo]], [[Arabba]], [[Falcade]], [[Val di Zoldo]], [[Alleghe]], [[Pieve di Cadore]], [[Asiago]], nelle città d'arte e sul [[lago di Garda]].
 
Con la [[grande recessione|crisi globale di inizio XXI secolo]] si assiste ada una forte delocalizzazione dei settori produttivi delle aziende venete principalmente nei [[Sud del mondo|paesi in via di sviluppo]]; di contro la regione segnala forti progressi e investimenti nelle nuove tecnologie, in particolare nella [[nanotecnologia]].
 
Il Veneto attualmente fa parte sia della [[Euroregione Adriatico Ionica]] chesia della [[Comunità di lavoro Alpe Adria]].
 
== Infrastrutture e trasporti ==
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* [[Porto di Malamocco]]<br />Il porto di Malamocco o bocca di porto di Malamocco (com'è chiamato in loco) è l'accesso centrale alla [[laguna di Venezia]], a sud di quello di [[Porto di Lido-San Nicolò|Lido-San Nicolò]] e a nord di quello di [[Porto di Chioggia|Chioggia]]. È situato tra le isole del [[Lido di Venezia|Lido]] e di [[Pellestrina]] e comunica direttamente attraverso il [[canale dei Petroli]] con [[Marghera]], sede delle banchine industriali ([[container]], [[Composto chimico|prodotti chimici]] e [[prodotto petrolifero|petroliferi]]) del [[porto di Venezia]]. Il [[porto]], che deve il suo nome alla vicina [[Malamocco]], è attualmente protetto da due lunghe dighe foranee, ma sono in corso massicci lavori di risistemazione nell'ambito del progetto MOSE che ne modificheranno radicalmente l'aspetto, con la creazione di una terza diga in mare aperto e di un bacino laterale per consentire l'accesso anche quando saranno in funzione gli sbarramenti contro le [[acqua alta|acque alte]].
* [[Porto di Chioggia]]<br />Il porto di Chioggia o bocca di porto di Chioggia (com'è chiamato in loco) è l'accesso più meridionale della [[laguna di Venezia]]. È situato tra l'isola di [[Pellestrina]] e [[Sottomarina]], nel comune di [[Chioggia]].
* [[Porto di Venezia]]<br />Il [[porto di Venezia]] è uno dei più importanti d'[[Italia]] per il volume di traffico commerciale ede uno dei più importanti nel [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]] per quanto riguarda il settore [[crociera|croceristico]].
 
=== Aeroporti ===
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[[File:Palazzo Bo (Padua).jpg|thumb|Palazzo del Bo', sede dell'Università di Padova.]]
 
* [[Università Ca' Foscari Venezia]]<br />Rinomata come una delle Università più prestigiose d'[[Italia]], prende il nome dalla propria sede principale, il palazzo detto appunto [[Ca' Foscari (palazzo)|Ca' Foscari]], situato nel [[Sestiere (Venezia)|sestiere]] di [[Dorsoduro]]. L'Università Ca' Foscari di [[Venezia]], nasce il 6 agosto [[1868]] come Scuola Superiore di Commercio ed è stata la prima istituzione in [[Italia]] ada occuparsi dell'istruzione superiore nel campo del commercio e dell'economia. Ca' Foscari è oggi una moderna università che presenta un ampio ventaglio di attività formative articolate in quattro grandi aree scientifico-culturali: economica, linguistica, scientifica e umanistica. Per l'anno scolastico [[2008]]-[[2009]], offre 23 corsi di laurea triennali (di primo livello) e 30 corsi di laurea specialistica, oltre a master universitari di primo e di secondo livello, 6 scuole di dottorato di ricerca e una scuola di specializzazione per gli insegnanti della scuola secondaria.
* [[Università degli Studi di Padova]]<br />L'Università degli Studi di Padova è fra le più note [[università]] in [[Italia]], e [[Lista delle università più antiche|fra le più antiche al mondo]] (la seconda in Italia, la settima al mondo), risalendo al [[1222]]. Nel [[2007]] contava circa 63.000 studenti e 2.350 docenti<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.unipd.it/stdoc/cia/sintesi3.xls Università di Padova: dati statistici] |date=febbraio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>. Si trova nella città di [[Padova]].
*[[File:IUAV-DSC 0204w.jpg|miniatura|Il Cotonificio Veneziano, polo dell'[[Università Iuav di Venezia]].]][[Università Iuav di Venezia]]<br />L'Università IUAV di [[Venezia]] è stata fondata come Istituto Universitario di Architettura di Venezia nel [[1926]]. La scuola superiore di architettura di Venezia (seconda in Italia, dopo quella di Roma) fu istituita nel dicembre di quell'anno per iniziativa di [[Giovanni Bordiga]], allora presidente dell'[[Accademia di belle arti di Venezia]]. Dal 2001 l'ateneo è diventato Università Iuav di Venezia, affiancando alla facoltà di Architettura le altre due (Design e Pianificazione del territorio). Tra i rettori del passato troviamo: [[Giovanni Bordiga]], [[Guido Cirilli]], [[Giuseppe Samonà]], [[Carlo Minelli]], [[Carlo Scarpa]], [[Carlo Aymonino]], [[Valeriano Pastor]], [[Paolo Ceccarelli]] e [[Marino Folin]]. Dal [[2006]] il rettore dell'Università è [[Carlo Magnani]]. Iuav offre lauree triennali in Scienze dell'Architettura, Produzione dell'Edilizia, Arti Visive e dello Spettacolo, Disegno industriale, Pianificazione urbana e territoriale, Servizi informativi territoriali (SIT). Oltre a ciò sono attivi corsi di Laurea Specialistica in Architettura (per la Costruzione, per la Conservazione, per la Sostenibilità, per la Città e per il Paesaggio), in Arti visive, Teatro, Disegno e Comunicazione visiva, Pianificazione. Presso Iuav sono attivi anche Master e diplomi Post-laurea.
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* [[Accademia di belle arti di Venezia]]<br />L'Accademia di Belle Arti di [[Venezia]] nasce il 24 settembre [[1750]] per volontà del Senato Veneto come "Veneta Academia di Pittura, Scultura e Architettura": il primo Presidente fu [[Gianbattista Piazzetta]], affiancato dai Consiglieri [[Gianbattista Pittoni]] e [[Giovanni Maria Morlaiter]]; tra gli artisti che insegnarono in Accademia si ricordano Piazzetta, [[Giambattista Tiepolo|Tiepolo]], [[Francesco Hayez]], [[Luigi Nono (pittore)|Luigi Nono]], [[Ettore Tito]], [[Arturo Martini]], [[Alberto Viani]], [[Carlo Scarpa]], [[Afro Basladella|Afro]], [[Giuseppe Santomaso]], [[Emilio Vedova]].
* [[Istituto veneto di scienze, lettere e arti]]<br />L'Istituto veneto di scienze, lettere e arti trova origine nel Reale istituto nazionale voluto da [[Napoleone Bonaparte]] per l'[[Italia]] all'inizio del [[XIX secolo]]. Venne poi rifondato con l'attuale denominazione dall'imperatore [[Ferdinando I d'Austria]] nel [[1838]]. Con l'unione del Veneto all'[[Italia]], l'Istituto fu riconosciuto di interesse nazionale, assieme alle principali accademie degli stati preunitari, anche se la maggiore attenzione ha continuato ada essere rivolta alla vita culturale e scientifica delle Venezie. Dal [[1893]] ha sede a [[Palazzo Loredan Cini]] e nel [[1999]] ha acquisito la seconda sede di [[Palazzo Cavalli-Franchetti]], inaugurato nel [[2004]]. L'Istituto veneto di scienze, lettere e arti è un'accademia che "ha per fine l'incremento, la diffusione e la tutela delle scienze, delle lettere e arti"<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.istitutoveneto.it/iv/presentazione/statuto.htm Art. 1 dello Statuto] |date=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>.
* [[Ateneo Veneto di Scienze, Lettere e arti]]<br />Organizzazione non profit che promuove la valorizzazione delle scienze e della cultura legate, in qualche modo, al territorio.
* [[Accademia Filarmonica di Verona]]
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Per quanto concerne la letteratura contemporanea, [[Giuliano Scabia]] ha saputo conquistare un posto nell'ambito del panorama veneto e nazionale, grazie soprattutto al romanzo "Nane Oca", nei quali l'atmosfera delle storie popolari si mescola alla creatività linguistica e narrativa creando una storia raffinata, fatta di vicende che si rimandano, di personaggi che si moltiplicano, per creare quell'atmosfera tipica del racconto orale veneto.
 
[[Alberto Ongaro]] è autore di numerosi romanzi, quali "La partita", "La taverna del doge Loredan", e "L'ombra abitata", che, insieme allcon l'amico veneziano [[Hugo Pratt]], tradurrà in fumetti.
 
[[Romolo Bugaro]], padovano di nascita, nel romanzo "La buona e brava gente della nazione" (premio Campiello nel 1998) scrive e racconta della vita di trentenni di provincia che scoprono la disillusione di tutto ciò che la giovinezza aveva portato a sognare. Lo stile denso, che prende forma in una scrittura barocca che, però, accompagna dialoghi serrati ma linguisticamente poveri, accentua questo conflitto tra un atteggiamento pomposo ede una dissoluzione linguistica e sociale.
 
[[Tiziano Scarpa]], autore di numerosissimi romanzi, è anche molto attivo sul piano teatrale, con attività pubbliche di letture in piazze e teatri; importanti sono anche le sue collaborazioni con musicisti e scrittori. Ha scritto i romanzi Occhi sulla graticola (Einaudi, 1996), Kamikaze d'occidente (Rizzoli, 2003) e Stabat Mater (Einaudi, 2008); le raccolte di racconti Amore® (Einaudi, 1998), Cosa voglio da te (Einaudi, 2003) e Amami, in cui accompagna con sessanta microstorie altrettante immagini di Massimo Giacon (Mondadori, 2007); la raccolta di aforismi Corpo (Einaudi, 2004); il libro di interventi critici Cos'è questo fracasso? (Einaudi, 2000), il poema Groppi d'amore nella scuraglia (Einaudi, 2005). Nel 2006 esce per Fanucci il libro Batticuore fuorilegge, raccolta di interventi, saggi, racconti e poesie uscite su giornali e siti web. Comuni mortali, contiene tre testi teatrali: Comuni mortali, Gli straccioni e Il professor Manganelli e l'ingegner Gadda (Effigie, 2007). Nel 2008, oltre a Stabat Mater, sono usciti la raccolta di poesie Discorso di una guida turistica di fronte al tramonto (Amos edizioni, 2008) e il testo teatrale L'inseguitore (Feltrinelli, 2008). Nel 2000 ha pubblicato per Feltrinelli la guida Venezia è un pesce, opera che nel 2002 ha letto ad alta voce e pubblicato per il Narratore audiolibri editrice.
 
[[Marco Paolini]] è autore teatrale e interprete di un repertorio che appartiene al cosiddetto teatro civile. La sua attività si distingue per il gusto dello studio dei testi e della ricerca delle fonti e per l'accostamento continuo dei fatti a trovate teatrali spesso dissacranti e ironiche. I suoi spettacoli sono per la gran parte sviluppati in monologhi spesso recitati in lingua veneta. Fino al [[1994]] Paolini ha lavorato in vari gruppi teatrali: ''Teatro degli Stracci'', ''Studio 900'' di [[Treviso]], ''Tag Teatro'' di [[Mestre]] e ''Laboratorio Teatro Settimo''. Con quest'ultimo ha realizzato ''Adriatico'' ([[1987]]), il primo della serie degli ''Album'', e ha partecipato all'allestimento di diversi spettacoli teatrali, rivedendo fra gli altri [[William Shakespeare|Shakespeare]] e [[Carlo Goldoni|Goldoni]].
Negli [[anni 1990|anni novanta]] iniziaincomincia a collaborare con la ''Cooperativa Moby Dick - Teatri della Riviera'' con cui ha realizzato spettacoli come ''[[Il racconto del Vajont]]'', ''Appunti foresti'', ''Il milione - Quaderno veneziano di Marco Paolini'' e i ''Bestiari'' (raccolta di spettacoli dedicati al recupero della cultura locale, in particolare veneta).
Proprio grazie a ''Il racconto del Vajont'' Paolini arriva al grande pubblico; lo spettacolo vince nel [[1995]] il [[Premio Ubu|Premio Speciale Ubu]] per il Teatro Politico, nel [[1996]] il [[Premio Idi]] per la migliore novità italiana e nel [[1997]] l'[[Oscar della televisione]] come miglior programma dell'anno, per la trasmissione televisiva su [[Rai 2]] dello spettacolo (in diretta dalla diga del [[Vajont (Italia)|Vajont]] il 9 ottobre 1997, anniversario del [[disastro del Vajont]]).<ref>Il disastro del Vajont avvenne il 9 ottobre 1963 alle ore 22.39</ref>
 
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* [[Teatro stabile del Veneto Carlo Goldoni]]<br />Il Teatro "Carlo Goldoni" di [[Venezia]] corrisponde all'antico Teatro Vendramin, detto anche di San Salvador o di San Luca, e fu inaugurato nel [[1622]]. Il Teatro Goldoni è ubicato in prossimità del [[Ponte di Rialto]], nel centro storico di [[Venezia]]. È un teatro all'italiana, con la sala strutturata in platea e quattro ordini di palchi-galleria, per una capienza totale di 800 posti; il palcoscenico è largo 12 [[Metro|metri]] e profondo 11,20 ed è dotato di [[Graticcio di fondazione|graticcio]] in [[ferro]]. Il Teatro Goldoni ospita la Stagione di Prosa organizzata dal Teatro Stabile del Veneto "Carlo Goldoni", la rassegna di Teatro Ragazzi e altre manifestazioni in concessione (balletti, operette, concerti e convegni).
* [[Teatro Verdi (Padova)]]<br />Il Teatro Verdi è il principale teatro padovano. L'edificio, commissionato da una società di nobili padovani, venne realizzato dall'architetto padovano [[Giovanni Gloria]] su progetto dell'architetto [[Antonio Cugini]] di [[Reggio nell'Emilia|Reggio Emilia]]. Attualmente il Verdi è la sede operativa del Teatro Stabile del Veneto "Carlo Goldoni".
* [[Teatro Olimpico]]<br />Il Teatro Olimpico è un teatro progettato dall'architetto rinascimentale [[Andrea Palladio]] nel [[1580]] e sito in [[Vicenza]]. È generalmente ritenuto il primo esempio di teatro stabile coperto dell'epoca moderna. La realizzazione del teatro, all'interno di un preesistente complesso medievale, venne commissionata a Palladio dall'Accademia Olimpica per la messa in scena di commedie classiche. La sua costruzione iniziòebbe inizio nel [[1580]] e venne inaugurato il 3 marzo [[1585]], dopo la realizzazione delle celebri scene fisse di [[Vincenzo Scamozzi]]. Tali strutture lignee sono le uniche d'epoca rinascimentale ada essere giunte fino a noi, peraltro in ottimo stato di conservazione. Il teatro è tuttora sede di rappresentazioni e concerti ed è stato incluso nel [[1994]] nella lista dei Patrimoni dell'umanità dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura|UNESCO]], come le altre opere palladiane a [[Vicenza]].
* [[Teatro Filarmonico (Verona)]]<br />Il Teatro Filarmonico è il principale teatro d'opera di [[Verona]]. È di proprietà dell'Accademia Filarmonica di Verona, fin dalla sua fondazione, ma viene utilizzato dalla fondazione dell'Arena come sede della stagione lirica invernale.
* [[Teatro romano di Verona]]<br />Il teatro romano di Verona sorge nella parte settentrionale della città, ai piedi di colle San Pietro. Questo [[Teatro (architettura)|teatro]] è stato costruito alla fine del [[I secolo a.C.]], periodo che a [[Verona]] ha visto la monumentalizzazione del colle San Pietro. Prima della sua costruzione tra il [[ponte Pietra]] e il [[ponte Postumio]] vennero costruiti dei muraglioni sull'[[Adige]], paralleli al teatro stesso, per difenderlo da eventuali piene del fiume. È ritenuto il più importante teatro romano del [[Italia settentrionale|nord Italia]]. Attualmente viene utilizzato per rassegne di prosa durante la stagione estiva.
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===== Giorgione e Tiziano =====
 
La fase successiva vide come protagonisti [[Giorgione]], [[Tiziano]], [[Sebastiano del Piombo]] e [[Lorenzo Lotto]]. Se nella prima fase, con Carpaccio e Bellini, le influenze della pittura internazionale furono ancora evidenti e i riferimenti all'[[Pittura fiamminga|arte fiamminga]] numerosi, con Giorgione e Tiziano iniziòincominciò un nuovo modo di fare pittura, originale e innovativo, che caratterizzò i pittori della scuola veneta rispetto ad altre tradizioni. Giorgione, artista enigmatico per le sue opere piene di allegorie, creò le sue opere senza partire da un disegno preparatorio ma utilizzando il colore a macchie per trasmettere la sensazione dell'immagine. Questa innovazione cercava l'imitazione dei fenomeni naturali creando delle atmosfere con i colori e mettendo in secondo piano la ricerca della perfezione figurativa. Una delle sue opere più celebri, la ''[[Tempesta (Giorgione)|Tempesta]]''([[1506]]-[[1508]]), oggi nelle [[Gallerie dell'Accademia]] a Venezia, è un esempio di questo uso del colore, in cui l'impasto cromatico indefinito e la trama continua della pittura priva di disegno preparatorio conferiscono all'opera un'atmosfera particolare. Tiziano, bellunese nato a [[Pieve di Cadore]], portò avanti l'uso di questa tecnica pittorica senza disegno, creando capolavori come l'''[[Assunta (Tiziano)|Assunta]]'' ([[1516]]-[[1518]]), [[pala d'altare]] dalle dimensioni imponenti visibile sull'altare principale della basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia; un'opera la cui suggestione è dovuta all'uso del colore in cui predominano toni accesi.
 
===== Tintoretto, Veronese e Bassano =====
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Jacopo Robusti detto il [[Tintoretto]] ([[1518]]-[[1594]]) riprende il manierismo romano ma lo rielabora in uso tipicamente veneto del colore, accentuando il luminismo e dando alle proprie opere delle prospettive insolite, a volte vere e proprie deformazioni prospettiche, con lo scopo di accrescere il senso di tensione che permea l'opera. Palazzi e chiese di [[Venezia]] sono pieni di capolavori firmati da Tintoretto, ma vanno citati senza dubbio i 66 dipinti presenti nella [[Scuola Grande di San Rocco]] e l'[[Ultima Cena]] nella [[Basilica di San Giorgio Maggiore|chiesa di San Giorgio]].
Paolo Caliari detto il [[Paolo Veronese|Veronese]] ([[1528]]-[[1588]]), con opere che celebravano la vita di Venezia, si dedica ada opere civili come palazzi e case di nobili veneziani. Sue furono parte della decorazione di [[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale]] e la decorazione di numerose ville [[Andrea Palladio|palladiane]], tra cui [[Villa Barbaro]].
Jacopo da Ponte detto [[Jacopo Bassano|Bassano]] ([[1517]]-[[1592]]) rinnovò l'arte figurativa lagunare pur essendo un artista dell'entroterra, grazie all'introduzione di immagini prese dalla vita reale, arricchiti da un tocco drammatico e intenso.
 
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L'architettura palladiana riprende i motivi dell'architettura classica romana, nelle ville che richiamano le forme del [[tempio]], creando capolavori quali [[Villa Emo]], [[Villa Barbaro]], [[Villa Almerico Capra]], [[Villa Foscari]] detta la Malcontenta. A questa estetica, anticipatrice del [[Neoclassicismo|neoclassico]], corrisponde una rigorosa ricerca della funzionalità che doveva avere una [[villa]] di campagna, nella quale il corpo centrale, abitazione del proprietario, deve consentire il controllo sulle attività produttive della campagna circostante, strutturando le parti funzionali, come le [[Barchessa|barchesse]], a ridosso del corpo centrale. Nel caso di villa Badoer, la barchessa, formata da un ampio colonnato circolare, racchiude l'aia antistante la facciata della villa, permettendo così di creare uno spazio che richiama l'idea antica del [[Foro (urbanistica)|foro romano]], e portando tutte le attività della campagna a gravitare davanti la villa stessa.
 
La ricerca stilistica di Palladio ha dato vita ada un movimento architettonico, il [[palladianesimo]], che ha avuto grande seguito nei tre secoli successivi, ispirando altri architetti, alcuni dei quali suoi allievi diretti, tra cui [[Vincenzo Scamozzi]], che dopo la morte del maestro ne completò alcune opere, tra cui anzitutto il [[Teatro Olimpico]] a [[Vicenza]].
 
==== Il Settecento ====
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Venendo a mancare un centro principale dopo la caduta della [[Repubblica di Venezia|Serenissima]], ogni città ha declinato l'arte secondo varianti proprie e modelli specifici. Importante fu, tuttavia, il ruolo dell'[[Accademia di belle arti di Venezia]], che seppe attrarre numerosi artisti giovani dal territorio circostante.
 
Tra i numerosi artisti [[Guglielmo Ciardi]], che riprende l'esperienza dei [[macchiaioli]] unendola al colorismo tipico della scuola classica veneta, facendo emergere dai suoi quadri una essenzialità cromatica; [[Giacomo Favretto]]: anch'egli, come Ciardi, valorizza il colorismo, talvolta in modo molto accentuato; [[Federico Zandomeneghi]], pittore che si discosta dalla tradizione del colorismo veneto, per avventurarsi in uno stile di stampo impressionista tipicamente francese; [[Luigi Nono (pittore)|Luigi Nono]], che nelle sue opere giunge ada esiti veristi, anche se, oltre alla pittura di scene di genere, si impone per ritratti di raffinata descrizione psicologica.
 
=== Musica ===
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* [[Festa del Redentore]]: si svolge la terza domenica di luglio a Venezia con spettacoli pirotecnici e processioni fino alla [[Basilica del Redentore]], costruita come voto cittadino per la fine della peste del 1575-1756. Anche in tutto l'entroterra la gente si ritrova alla sera per mangiare all'aperto e assistere agli spettacoli pirotecnici organizzati nei vari paesi.
* [[Festa della Madonna della Salute]]: si celebra il 21 novembre a ricordo della fine della lunga pestilenza che decimò la popolazione veneziana fra il 1630 e il 1631. Un ponte di barche viene approntato per l'occasione, mentre la popolazione si reca in processione presso la Basilica di Santa Maria della Salute, aperta per l'occasione fino a sera tarda.
* [[Carnevale di Venezia]]: festa di antichissima tradizione, prevede una nutrita serie di spettacoli di vario tipo in città, sia nei teatri chesia all'aperto per tutto il periodo carnevalesco. Un tempo durava dall'[[Epifania]] fino al [[Mercoledì delle ceneri|mercoledì delle Ceneri]]: oggi il periodo è limitato ai sei giorni che vanno da [[Carnevale|giovedì grasso]] al [[martedì grasso]] successivo.
* [[Regata delle Antiche Repubbliche Marinare]]: si svolge ogni anno in un giorno compreso tra la fine di maggio e l'inizio di luglio, ed è ospitata a rotazione da [[Amalfi]], [[Pisa]], [[Genova]] e Venezia.
* [[Festa della Sensa]]: si svolge a Venezia a partire dall'anno 1000, il giorno dell'[[Ascensione di Gesù|Ascensione]]. Prevede una serie di manifestazioni, fra le quali un corteo storico di barche che di fronte alla [[Chiesa di San Nicolò (Lido)|Chiesa di San Nicolò]] del [[Lido di Venezia]] celebra la cerimonia dello [[Sposalizio del Mare]].
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* [[Portogruaro]]
* [[Schio]]<br />Situata all'imbocco della [[Val Leogra]] e attorniata dall'anfiteatro formato dalle "Piccole Dolomiti" la città, già definita "Manchester d'Italia" grazie al grande sviluppo dell'industria laniera nel XIX secolo, propone ai visitatori la scoperta di un vastissimo patrimonio di storia industriale grazie al museo all'aperto di archeologia industriale oltre a notevoli risorse naturali come ad esempio il [[monte Summano]] considerato un patrimonio floristico unico in [[Europa]] (7.5% dell'intera flora europea, il 15% di quella italiana e più del 30% di quella veneta).
* [[Marostica]]<br />Città murata, ha due castelli. Il castello inferiore si trova in pianura e di fronte ada esso si trova Piazza degli Scacchi, teatro della famosa Partita a Scacchi. Il castello superiore si trova in collina ed è collegata alla parte pianeggiante della città dalle mura.
* [[Asolo]]<br />Città nella quale vissero molti importanti personaggi storici quali [[Caterina Cornaro]] e [[Eleonora Duse]]. Caratteristici sono la rocca del [[XII secolo]] e il Castello di Caterina Cornaro.
* [[Possagno]]<br />Paesino natale di [[Antonio Canova]]. È ancora oggi visitabile la casa dell'artista adibita a museo. Notevole anche il [[Tempio Canoviano|Tempio Canovian]]
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[[File:Lago di misurina.jpg|thumb|Le [[Dolomiti]] e il [[Lago di Misurina]].]]
[[File:Piana-di-Marcesina.jpg|thumb|Piana di [[Marcesina]].]]
Le montagne del Veneto attraggono turisti sia durante il periodo invernale chesia durante quello estivo. Tra i comprensori in cui si divide la montagna veneta si ricordano i seguenti:<ref>{{cita web|url=http://www.regione.veneto.it/Economia/Turismo/Movimenti+turistici+montagna.htm|titolo=Dato Regione Veneto|accesso=4-01-09}}</ref>
 
* [[Dolomiti]]
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* [[Colli Berici]]
 
Le presenze turistiche nel comprensorio montano hanno conosciuto un calo sia come presenze chesia come arrivi, dal 1997 al 2010<ref>Più specificamente, le presenze di turisti italiani sono passate da quasi 6 milioni nel 1997 a circa 4,5 milioni nel 2010, non compensate dall'aumento delle presenze straniere, che da circa 700.000 sono passate a 1 milione nello stesso periodo. Il dato in {{cita web|url=http://statistica.regione.veneto.it/jsp/linea.jsp?tipo=Presenze&x2=2&comprensorio=4&apt=s|titolo=Banca dati della Regione Veneto|accesso=28 agosto 2011}}</ref>. I mesi più frequentati sono quelli estivi con cifre che superano il 1.500.000 presenze durante il mese di agosto negli anni dal [[2007]] al [[2010]]<ref>{{cita web|url=http://statistica.regione.veneto.it/jsp/barre.jsp?tipo=Presenze&x2=2&comprensorio=M&apt=s&anno=2010&stato=99_Mondo|titolo=Banca dati della Regione Veneto|accesso=28 agosto 2011}}</ref>.
 
=== Terme ===
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* ''[[sarde in saor|Sardee in saor]]'': [[Sarda sarda|sarde]] fritte lasciate macerare in una salsa composta di [[aceto]] e [[Allium cepa|cipolle]], [[Uva passa|uvetta]], pinoli e [[Saccarosio|zucchero]]. È un piatto soprattutto veneziano, e pare fosse usato nei lunghi viaggi compiuti da [[Marco Polo]]: la marinatura delle sarde nel composto [[agrodolce]], permetterebbe una buona conservazione del preparato, consentendo così una buona conservazione, soprattutto nei lunghi viaggi.
* [[Baccalà alla vicentina]]: piatto vicentino fatto con [[stoccafisso]] lasciato in ammollo e poi pestato, [[farina|infarinato]] e cotto a fuoco lentissimo con [[latte]] e [[olio di oliva]] in uguali quantità. Ricetta molto antica che si tramanda di generazione in generazione.
* [[Baccalà mantecato]]: piatto veneziano che consiste nel pestare al [[mortaio]] dello stoccafisso aggiungendo olio di oliva e latte, fino ada ottenerne una crema omogenea.
* [[Fegato alla veneziana]]: [[fegato]] bovino preparato con cipolle e aceto o [[vino]] bianco. Inizialmente soffritto con abbondante cipolla, va poi mantecato con aceto e vino per risultare morbido nel suo intingolo profumato e leggermente agrodolce, va aggiunta [[Uva passa|uvetta]].
* [[Polenta]] rossa: profumata dal gusto particolare, ottenuta con il [[Mais Marano|mais marano]]
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* [[Gnocchi di malga]]: piatto della montagna veronese e vicentina con ingredienti gli gnocchi conditi col formaggio [[Monte Veronese]] e burro della [[Lessinia]]. Nel vicentino è uso mangiarli dolci, aggiungendo [[uva passa]] e [[Saccarosio|zucchero]].
* ''Fortaja co' a segoea'': frittata con la cipolla.
* Polenta e ''Scopeton'': è una grassa sardina atlantica [[Sardina pilchardus]], salata; un tempo si usava appenderla ada ununa trave.
* ''Renga rostia'': aringa del [[lago di Garda]] arrostita e conservata sotto olio di oliva.
* ''Polenta e ''Renga'':'' polenta con [[aringa]] arrostita alla griglia. Piatto tipico di [[Parona]] e del periodo di quaresima.
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* ''Maroni'': [[Castanea sativa|caldarroste]] solitamente consumate con vino rosso.
* ''Tortajon'': torta a base di uova zucchero e burro,che una volta veniva cotta nel ''testo'', un particolare tipo di tegame, che si poneva sulle braci del camino.
* ''Bigoloto'': torta simile ada una focaccia detta anche ''Brasadèla'', preparata con uova, zucchero, burro (un tempo si usava l'unto che rimane in superficie dell'acqua di bollitura del cotechino), limone grattugiato; può essere con le mele o i fichi, cotta con il ''Testo'' sulla graticola.
* ''Fogazin'' con i pomi: focaccia con uova burro e zucchero, con aggiunta di mele.
* Crema fritta: [[crema pasticcera]] preparata in modo da ottenerla molto densa, tagliata a losanghe successivamente fritte.