Dinastia achemenide: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 8:
 
== Genealogia ==
La genealogia degli achemenidi fino a [[Dario I]] e [[Serse]] è descritta da Dario stesso (DB I.4-6: Darius-Hystaspes-Arsames-Ariaramnes-Teispes-Achaemenes); da Erodoto,<ref>7.11.2</ref> (Xerxes-Darius-Hystaspes-Arsames-Ariaramnes-Teispes-Cyrus-Cambyses-Teispes-Achaemenes); e parzialmente da due importanti iscrizioni accadiche: il noto [[Cilindro di Ciro]] proveniente da [[Babilonia]] (539 a.C.: Cyrus-Cambyses-Cyrus-Teispes)<ref>Oggi conservato nel [[British Museum]].</ref> e un frammento in forma di prisma del re assiro [[Assurbanipal]] (del 639 a.C.) che menziona Ciro I e consente di "sincronizzare" la storia persiana con quella assira<ref>E. F. Weidner, ''"Die älteste Nachricht über das persische Königshaus''", ''Archiv für Orientforschung'' 7, 1931-32, pp. 1-7</ref>. Da queste basi documentali è stato desunto l'albero genealogico della dinastia.
 
Notevoli informazioni sulla storia della famiglia sono rintracciabili in DB I.10f., laddove Dario afferma di essere il nono re (Hystaspes, padre di Dario, non viene mai menzionato con tale titolo) della dinastia. I vari resoconti si basano sull'assunto che [[Teispes]], padre di [[Ciro I di Persia|Ciro I]] e l'omonimo padre di Ariaramnes, fossero la stessa persona. La genealogia fornita da Erodoto (che peraltro non sembra essere a conoscenza dell'esistenza dei due rami della famiglia) non si accorda con le fonti iraniche: ciò detto, è indiscutibile che Dario in persona costituisce una fonte più attendibile in questo ambito. In precedenza erano stati sollevati dubbi sui legami di Ciro con gli Achemenidi, vista la loro incompatibilità con quanto affermato da Erodoto<ref>(3.75.1)</ref>. Tali questioni sono tuttavia state ampiamente chiarite da riscontri archeologici (v. ad es. le iscrizioni della [[tomba di Ciro]] a Pasargadae). Alberi genealogici ancora più dettagliati relativi alla dinastia sono stati tracciati da Cauer, 1893, col. 200; Justi, Namenbuch, pp.&nbsp;398f.