Chiesa di Sant'Alessandro in Zebedia: differenze tra le versioni

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===L'antica chiesa di Sant'Alessandro===
[[File:Dal Re, Marc'Antonio (1697-1766) - Vedute di Milano - 03 - Sant'Alessandro - ca. 1745.jpg|thumb|left|Chiesa e collegio di Sant'Alessandro in un'incisione di Marcantonio Dal Re (ca. 1745)]]
Sull'area dell'attuale chiesa era quindi presente fin dal V secolo una chiesa sempre dedicata al martire molto più piccola dell'attuale: il Latuada dà questa informazione citando la testimonianza del [[Beroldo]], cronista milanese del XII secolo che descrive la chiesa nel percorso cittadino delle [[rogazioni]]<ref>{{cita|Latuada|p. 94}}</ref>: questa chiesa presentava una pianta quadrata divisa in tre navate con cappelle laterali. Assieme alla primitiva chiesa di Sant'Alessandro, sull'area erano presenti altri due edifici religiosi: l'[[oratorio di San Pancrazio]], presente anche sulla pianta della città di Milano del 1579, e l'[[oratorio della Pace]], di cui è nota solo la posizione a nord della chiesa di Sant'Alessandro<ref>{{cita|Repishti|p. 167}}</ref>. Già sede parrocchiale almeno dal XIV secolo, l'antica Sant'Alessandro fu affidata a [[Istituto secolare|chierici secolari]] fino al 1589 quando fu affidata ai [[chierici regolari di San Paolo]] o Barnabiti, bisognosi di una sede più centrale rispetto a quella centrale situata al di fuori delle [[mura medievali di Milano|mura medievali]]<ref>{{cita|Latuada|p. 97}}</ref>.
 
La primitiva Sant'Alessandro si dimostrò sin da subito inadeguata alle esigenze dell'ordine, sia per la sua angustia, sia per il logoro stato di conservazione; furono iniziate nello stesso anno le trattative per l'acquisizione dell'oratorio di San Pancrazio con l'obiettivo di costruire un tempio adeguato alle necessità del nuovo ordine che aveva lo scopo di diffondere i dettami della [[Controriforma|chiesa controriformata Tridentina]]<ref>{{cita|Repishti|p. 161}}</ref>. L'ambizioso progetto dell'ordine si scontrò tuttavia con i numerosi ordini religiosi presenti nella zona, in particolare coi [[Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo|Carmelitani]] che occupavano la retrostante [[chiesa di San Giovanni in Conca]] che arrivarono a scrivere al futuro arcivescovo [[Federico Borromeo]], lamentandosi appunto della già eccessiva presenza di troppi ordini religiosi e chiese nella zona: dopo varie trattative i due ordini arrivarono due anni dopo ad un accordo per cui la nuova chiesa non avrebbe avuto la facciata rivolta verso la chiesa di San Giovanni in Conca<ref>{{cita|Repishti|p. 162}}</ref>.