Rodolfo Siviero: differenze tra le versioni

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Intorno agli [[Anni 1930|anni trenta]] diventa un agente segreto per il [[Servizio Informazioni Militare]] italiano. Aderisce al [[fascismo]] con la convinzione che solo un regime totalitario possa rivoluzionare il paese per renderlo migliore. Nel [[1937]] parte alla volta di [[Berlino]] – sotto la copertura di una [[borsa di studio]] in [[storia dell'arte]] – per raccogliere informazioni sul regime [[nazionalsocialismo|nazista]].
 
Dopo l'[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|8 settembre 1943]] Siviero si schiera con il fronte [[Antifascismo|antifascista]]. Si occupa prevalentemente di monitorare il corpo militare nazista detto ''Kunstschutz'', corpo istituito originariamente con lo scopo di proteggere il patrimonio culturale dai danni della guerra, ma che sotto le direttive naziste si occupava di trafugare dall'Italia verso la [[Germania]] il maggior numero di opere d'arte. Nella casa dello storico dell'arte ebreo [[Giorgio Castelfranco]] sul [[lungarno Serristori]] di [[Firenze]] – oggi nota come [[Casa museo Rodolfo Siviero|Casa Siviero]] – Siviero si occupa di coordinare alcune delle attività [[Partigiano|partigiane]] di ''[[intelligence]]''.
 
Dall'aprile al giugno [[1944]] viene imprigionato e torturato dalle [[Banda Carità|milizie fasciste]] di [[Mario Carità]] nella nota [[Villa Triste]] di via Bolognese, a Firenze. Resiste agli interrogatori e, grazie all'interessamento di alcuni ufficiali [[Repubblica Sociale Italiana|repubblichini]] che in realtà collaborano con gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleati]], viene rilasciato. Una volta liberato, "riesce a monitorare le operazioni del reparto del ‘Kunstchutz’, addetto al trafugamento delle opere d’arte, impedisce a Goering di mettere le mani sull'''Annunciazione'' del Beato Angelico e annota "i contenitori e i vagoni per il trasporto dei 200 capolavori prelevati dagli Uffizi, dal Duomo di Firenze e da altri musei e siti archeologici italiani"<ref>[https://www.lindro.it/la-germania-e-i-dipinti-rubati-dai-nazisti/ MARCELLO LAZZERINI, ''La Germania e i dipinti rubati dai nazisti'', L'indro, 8 GENNAIO 2019].</ref>.
 
Grazie ai meriti acquisiti nella [[Resistenza italiana|Resistenza]], nel [[1946]] il [[Presidenti del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Presidente del Consiglio dei ministri]] [[Alcide De Gasperi]] nomina Siviero "[[Ministro plenipotenziario]]" affidandogli l'incarico di dirigere una missione diplomatica presso il governo militare alleato in Germania con lo scopo di stabilire il principio della restituzione delle opere trafugate all'Italia.
 
 
Riportate in Italia la maggior parte delle opere, Siviero&nbsp;– a partire dagli [[Anni 1950|anni cinquanta]] – si occupa sistematicamente di ricercare, per conto del Governo<ref>Sull'attività della Delegazione per le restituzioni delle opere d'arte trafugate durante l'ultima guerra, v. ''La politica internazionale in Parlamento'', Rivista di Studi Politici Internazionali, Vol. 41, No. 1 (161) (Gennaio-Marzo 1974), § 12, p. 141.</ref>, tutte le opere d'arte che vengono rubate ed esportate dall'Italia. Questa intensa attività, che gli vale il soprannome di "007 dell'arte", dura fino alla sua morte nel 1983. In questo periodo Siviero spesso denuncia la poca attenzione che le istituzioni governative dedicano al problema del recupero del patrimonio artistico.