Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità: differenze tra le versioni

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==Trama==
{{...|film}}
{{Citazione|Credi che Dio ti abbia dato il dono della pittura perché tu viva in miseria?|Il prete che deve valutare se Vincent possa uscire dal manicomio}}
{{Citazione|Non l'ho mai vista in questo modo. Forse Dio mi fa dipingere per quelli che nasceranno|[[Vincent Van Gogh]]}}
Il film si concentra nel periodo più intenso e travagliato della vita dell'artista, quello che va da quando, nel 1888, a 35 anni, si trasferì ad [[Arles]], in [[Provenza]], fino alla morte avvenuta in circostanze ancora poco chiare il 27 luglio 1890 ad [[Auvers-sur-Oise]], dove era ospite del dottor Gachet.
 
Il racconto si sviluppa a partire da quando Van Gogh, oppresso sia dal clima perennemente grigio e pesante di Parigi, sia dall'incomprensione dei suoi colleghi artisti, segue il consiglio del giovane pittore [[Paul Gauguin]], l'unico che gli sia realmente vicino, che gli suggerisce di “andare al Sud”, dove Vincent potrà trovare la luce ed i colori di cui sente così tanto il bisogno.
 
Grazie al sostegno economico del fratello [[Theo van Gogh|Theo]], il pittore si trasferisce ad Arles, dove può finalmente trovare il sole e il cromatismo della primavera del sud della Francia, ed entrare direttamente in contatto con la forza della natura. A parte pochi conoscenti, però, la popolazione gli è ostile e lo considera soltanto un eccentrico da deridere o da temere. Il pittore cerca di rincorrere ed attaccare un monello che gli ha tirato una pietra, ma incappa in un pestaggio da parte del padre aiutato da altri uomini, e viene così ricoverato in manicomio, dove solo la breve visita del fratello, giunto apposta da Parigi, gli dà un minimo di conforto. Vincent non sa spiegare cosa lo abbia condotto lì, anzi confessa tremante a Theo di essere frequentemente soggetto a crisi e visioni, durante le quali ammette di non essere responsabile di se stesso: il sommarsi dell’intensa educazione religiosa ricevuta in gioventù, il suo intensissimo modo di intendere l’arte ed il febbrile modo di viverla in modo totale e solitario stanno minando la sua mente, aiutati dal bere in modo eccessivo.
 
Poco dopo lo raggiunge ad Arles l'amico Gauguin, con il quale intrattiene animate discussioni sull’arte e condivide sedute di pittura degli stessi soggetti, sia all'aperto che nella camera di Van Gogh (la famosa “casa gialla” nella quale risiedeva e che lui ritrasse). Nonostante la profonda differenza di caratteri, di vedute e di opinioni sullo stile pittorico, Vincent trova nell'amico artista la compagnia e la comprensione che gli mancavano. Purtroppo, però, ad un certo punto Gauguin gli annuncia che lo dovrà lasciare per tornare a Parigi, per seguire la sua carriera artistica, poiché ha finalmente iniziato ad affermarsi nel mondo dell’arte. Nonostante che Gauguin gli dica esplicitamente che la sua decisione non è dovuta in alcun modo al loro rapporto, anzi consiglia anche a lui di abbandonare quel posto abitato da gente “meschina ed ignorante”, Van Gogh cade in una profonda crisi di sconforto, durante la quale ha addirittura un confuso scontro fisico con l’amico.
 
La trama riprende con Vincent bendato alla testa (nel film i vestiti di Van Gogh, i colori e la sua fasciatura sono stati fedelmente riprodotti a partire da un intensissimo ed inquietante autoritratto eseguito dal pittore subito dopo essersi autoinflitto la mutilazione), mentre sta tentando di spiegare ad un giovane medico, il dottor Rey (di cui diventerà amico ed eseguirà un notissimo ritratto), perché si sia tagliato un orecchio. La confusa giustificazione del pittore è che, consegnandolo alla locandiera (che ovviamente ne era rimasta sconvolta) voleva farlo arrivare a Gauguin, che intanto era tornato a Parigi, in segno di amicizia; ma ammette anche di averlo fatto per punirsi. Questo gesto lo fa definitivamente considerare uno squilibrato e si decide di ricoverarlo in un altro manicomio, a [[Saint-Rémy-de-Provence|Saint Rémy]]. Seguono altri confusi momenti, in cui Vincent, approcciando una giovane pastorella per chiederle di ritrarla, tenta di stuprarla (o ci riesce, la scena non è chiara). Ancora una volta al pittore viene concesso di tornare a dipingere, ma la sua mente è sempre più assillata dalle sue frenetiche ricerche di “eternità” e della necessità impellente di esprimersi con l’arte, come testimoniato dalle conversazioni avute con l’amico psichiatra dottor Gachet, mentre ne eseguiva un ritratto poi divenuto famosissimo.
 
Si passa così al racconto dell'ultimo tormentato anno dell'artista, segnato da colpi di pennellate corte e nervose, fino alle circostanze misteriose della fine dei suoi giorni: il film termina infatti con la sua morte a causa di un colpo d’arma da fuoco all'addome, dando credito alla recente ipotesi che quello che è sempre stato considerato un suicidio (e che rimane la causa ufficiale della sua morte) sia in realtà dovuto ad un colpo che lo raggiunse accidentalmente durante una colluttazione con due ragazzi del posto, che lo stavano deridendo per divertimento. In effetti Van Gogh non accusò nessuno, anzi dichiarò a Gachet di essersi sparato volontariamente, pur non possedendo alcuna arma.
 
==Produzione==
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Il film è stato dedicato allo [[Moda|stilista]] [[Tunisia|tunisino]] [[Azzedine Alaïa]].<ref>{{cita web|lingua=en|url=https://www.wmagazine.com/gallery/at-eternitys-gate-vincent-van-gogh-movie-julian-schnabel-willem-dafoe|titolo=At Eternity’s Gate: Julian Schnabel Explains His Vincent Van Gogh Movie Starring Willem Dafoe as the Artist|editore=wmagazine.com|autore=Lynn Hirschberg|data=10 novembre 2018|accesso=5 gennaio 2019}}</ref>
 
Molte scene del film sono state girate con la tecnica di ripresa della [[camera a mano]] e parzialmente sfocate, per trasmettere l'impressione di inquietudine ed accentuare il disagio psichico del protagonista.
 
Oltre ad inserire nel film molti dei quadri più famosi di Van Gogh appena realizzati o addirittura mentre venivano dipinti, alcune delle scene stesse sono chiaramente ispirate a famosi quadri del pittore, dei quali riprendono volutamente le luci, i colori e gli ambienti e, per i ritratti, anche i vestiti e le espressioni dei soggetti.
 
== Curiosità ==
Arrivato quasi al termine dei titoli di coda, il film riprende per un breve periodo, con una citazione di Paul Gauguin, letta da una voce narrante, sulla preferenza di Van Gogh per il color giallo oro (usato in molti suoi quadri) su un fondale tutto di questo intenso colore, per poi terminare definitivamente.
 
==Promozione==