Domiziano: differenze tra le versioni
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Il 20 dicembre Antonio Primo entrava in Roma, impadronendosene e uccidendo Vitellio; il giorno dopo il Senato proclamava Vespasiano imperatore e console con il figlio Tito, mentre Domiziano era eletto [[pretore (storia romana)|pretore]] con potere consolare.<ref name="Pretura">{{cita|Tacito, ''Historiae''|IV, 3}}; {{cita|Svetonio, ''Viete dei Cesari''|''Domiziano'', 1}}; {{cita|Cassio Dione|LXVI, 1}}.</ref> Quando giunse a Roma, [[Gaio Licinio Muciano|Muciano]], il legato della Siria che aveva appoggiato il pronunciamento di Vespasiano, presentò alle truppe Domiziano come cesare e reggente fino all'arrivo di Vespasiano, e il giovane principe pronunciò loro un discorso.<ref>Cassio Dione, LXV, 22.</ref> Gli storici dell'epoca sostengono che il diciottenne Domiziano fu preso da questo momento dall'ambizione del potere,<ref>Tacito, ''Historiae'', IV, 68; Svetonio, ''Domiziano'', 1.</ref> ma nei fatti il governo fu comunque esercitato da Muciano.<ref>Come riconosce Tacito, ''Agricola'', 7: «il potere imperiale fu esercitato a Roma da Muciano, essendo Domiziano ancora troppo giovane».</ref> Domiziano fece una buona impressione ai senatori per la modestia e la grazia del comportamento e la moderazione delle iniziative: propose la riabilitazione di [[Galba]] e rifiutò di rivelare i nomi dei delatori del precedente regime, invocando la necessità di sopire gli odi e le vendette.
Si limitò a revocare i consoli ordinati da Vitellio ma, per evitare disordini, mantenne al pretorio i suoi legionari, congedandoli con onore solo in un secondo tempo.<ref>Tacito, ''Historiae'' IV, 46.</ref> Si dice che Domiziano sia stato insofferente del predomino esercitato da Muciano e per questo motivo divenisse amico dei suoi avversari politici, Antonio Primo, il vincitore di Vitellio, e il prefetto del pretorio [[Arrio Varo]]. Muciano fece quest'ultimo [[prefetto dell'annona]], concedendo la [[Prefetto del pretorio|prefettura del pretorio]] a un amico di Vespasiano, Marco Arrecino Clemente.<ref>Tacito, ''Historiae'', IV, 68: Arrecino Clemente era il fratello di [[Arrecina Tertulla]], la prima moglie di Tito.</ref> Intanto, una coalizione di tribù germaniche – i [[Batavi]], i [[Canninefati]] e i [[
Poiché la rivolta di Civile non destava particolari timori, Muciano, molto dubbioso delle capacità militari del giovane principe, si fermò a [[Lione]] con Domiziano<ref>Tacito, ''Historiae'' IV, 85.</ref> e insieme tornarono, di lì a poco, a Roma.<ref>Giuseppe Flavio, nella sua ''Guerra giudaica'', VII, 4, 2, volle rendere omaggio a Domiziano inventando che i barbari, « presi da sgomento alla notizia del suo arrivo, si arresero, trovando che per liberarsi dal loro terrore, fosse meglio tornare nuovamente sotto lo stesso giogo, evitando un disastro. Dopo aver ristabilito l'ordine in Gallia, facendo in modo che fossero praticamente impossibili nuovi disordini, Domiziano tornò a Roma carico di gloria ».</ref> Nel [[70]] Domiziano fece in modo di provocare il [[divorzio]] di [[Domizia Longina]] allo scopo di sposarla. Il marito Lucio Elio Lamia non riuscì a contrastare i desideri del principe, e così Domizia divenne [[parentela#Genero.2Fnuora|nuora]] dell'imperatore. A dispetto dell'avventatezza iniziale, questa alleanza fu vantaggiosa per entrambe le parti. Domizia Longina era l'unica figlia del generale [[Gneo Domizio Corbulone]], una della vittime del terrore [[Nerone|neroniano]], ricordato come valoroso comandante e politico onorato. Essi ebbero un figlio nel [[71]] e una figlia nel [[74]], ma entrambi morirono giovanissimi.<ref>Svetonio, ''Domiziano'', 1; Cassio Dione, LXVII, 3; Tacito, ''Historiae'', IV, 2.</ref>
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