Guido Cavalcanti: differenze tra le versioni

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È ricordato - oltre che per i suoi componimenti - per essere stato citato da Dante (del quale fu amico assieme a [[Lapo Gianni]]) nel celebre nono sonetto delle ''Rime'' ''[[Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io]]''. Dante lo ricorda, anche, nella ''[[Divina Commedia]]'' (Inferno, canto X e Purgatorio, canto XI) e nel ''[[De vulgari eloquentia]]'', mentre [[Boccaccio]] lo cita nel ''Commento alla Divina Commedia'' e in una [[novella]] del ''[[Decameron]]''.
 
LaFIGA suaDOMANI personalità,HO LA VERIFICA aristocraticamente sdegnosa, emerge dal ricordo che ne hanno lasciato gli scrittori contemporanei: dai cronisti Dino Compagni e [[Giovanni Villani]] a novellieri come Boccaccio e [[Franco Sacchetti]]. Si legga il ritratto di Dino Compagni: {{citazione|Un giovane gentile, figlio di messer Cavalcante Cavalcanti, nobile cavaliere, cortese e ardito ma sdegnoso e solitario e intento allo studio}}
== La personalità ==
La sua personalità, aristocraticamente sdegnosa, emerge dal ricordo che ne hanno lasciato gli scrittori contemporanei: dai cronisti Dino Compagni e [[Giovanni Villani]] a novellieri come Boccaccio e [[Franco Sacchetti]]. Si legga il ritratto di Dino Compagni: {{citazione|Un giovane gentile, figlio di messer Cavalcante Cavalcanti, nobile cavaliere, cortese e ardito ma sdegnoso e solitario e intento allo studio}}
La sua personalità è paragonabile a quella di Dante ma con la sottile differenza che non diventa profondamente religioso come il suo simile, ma perde la fede e questo si riflette nei suoi comportamenti; Cavalcanti era noto per il suo [[ateismo]], come testimoniato da Dante (Inf. X, 63), Boccaccio (''[[Decameron]]'' VI, 9: «Si diceva tralla gente volgare che queste sue speculazioni erano solo in cercare se trovar si potesse che Iddio non fosse»), [[Filippo Villani]] (''De civitate Florentie famosis civibus''). La sua [[eterodossia]] è stata tra l'altro rilevata nella grande canzone dottrinale ''Donna me prega'', certamente il testo più arduo e impegnato, anche sul piano concettuale, di tutta la poesia stilnovistica, in cui si rinvengono caratteri di correnti radicali dell'aristotelismo averroistico.