Filolao: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Secondo [[Diogene Laerzio]], nacque a [[Crotone]]<ref name="Dlaer">[[Diogene Laerzio]], ''Vite dei filosofi'', VIII, 84.</ref>. Si ritiene sia stato un [[Pitagora|pitagorico]]<ref name="Dlaer"/> della seconda generazione. Per primo contribuì ad esportare il pensiero della [[scuola pitagorica]] fuori dai confini ellenici. Fu il maestro di [[Archita]] e fu menzionato da [[Platone]]<ref name="Dlaer"/>.
Contemporaneo di Socrate, negli ultimi decenni del V secolo a.C. visse a [[Tebe (Grecia)|Tebe]], e <<«morì condannato, sospetto di aspirare alla [[Tiranni di Siracusa#IV secolo a.C.|tirannide]]>>»<ref name ="Reale, Bompiani, 2005" />.
 
== Astronomia ==
[[File:Terra e Antiterra nel pitagorismo.jpg|upright=1.5|thumb|[[Hestia]], [[Terra]] e [[Antiterra]] nel modello [[cosmo|cosmico]] di Filolao: l'emisfero abitato della Terra era solo quello illuminato dal [[Sole]], concepito come una grossa lente vitrea, che rifletteva la luce proveniente dal Fuoco centrale. Hestia e Antiterra risultavano non visibili perché situati dalla parte opposta del lato abitato della Terra.<ref name=fisica>{{cita web|http://www.evaristogalois.it/pitagora.htm|Pitagora fra leggenda e realtà: fisica pitagorica}}</ref>]]
Nel campo dell'astronomia, approdò alla conoscenza del ruolo marginale della terra nel [[sistema solare]], attribuendo la massima importanza al "[[fuoco (elemento)|fuoco centrale]]", [[Hestia]], ovvero la sede di [[Zeus]], centro dell'attività cosmica. Due secoli prima dei [[Eratostene di Cirene#Geografia e cartografia|calcoli di Eratostene]] (276-194 a.C.), egli sostenne un modello non [[geocentrismo|geocentrico]].<ref name ="Reale, Bompiani, 2005">«Per primo asserì che la terra si muove in un'orbita circolare; altri invece, dicono che fu [[Iceta di Siracusa (filosofo)|Iceta di Siracusa]] ad affermarlo per primo>>», in {{cita libro | autore = Diogene Laerzio | traduttore = [[Giovanni Reale]] | autore3 = collaborazione di Giuseppe Girgenti, Ilaria Ramelli | url = https://archive.org/details/IlPensieroOccidentaleDiogeneLaerzioACuraDiGiovanniRealeViteEDottrineDeiPiCelebriFilosofiBompiani2005/page/n1159 | titolo = Vite e dottrine dei più celebri filosofi | sito = [[Internet Archive|archive.org]] | città = Milano | editore = Bompiani | anno = 2005 | isbn = 88-452-3301-4 | pagine = 1160, 1263 | urlarchivio = http://archive.is/IqLWX | dataarchivio = 16 Ottobre 2018 | urlmorto = no}}. Anche Iceta di Siracusa fu un filosofo della scuola pitagorica vissuto nel IV secolo.</ref>. Al centro dell'universo vi era dunque un grande Fuoco attorno al quale ruotavano in senso [[antiorario]] dieci corpi: la [[Terra]], l<nowiki>'</nowiki>[[Antiterra]], la [[Luna]], il [[Sole]], [[Mercurio (astronomia)|Mercurio]], [[Venere (astronomia)|Venere]], [[Marte (astronomia)|Marte]], [[Giove (astronomia)|Giove]] e [[Saturno (astronomia)|Saturno]], e il cielo delle [[stelle fisse]] interpretato come un fuoco esterno.<ref name="fisica">{{cita web|http://www.evaristogalois.it/pitagora.htm|Pitagora fra leggenda e realtà: fisica pitagorica}}</ref>
 
I dieci corpi si trovavano lontani dal Fuoco centrale secondo distanze proporzionali a fattori del [[3 (numero)|numero 3]], un numero ritenuto [[sacro]] dai pitagorici. I rapporti numerici tra i pianeti costituivano un'armonia, un ordine perfetto, percepibile dalle menti più sviluppate come intelligenza sonora, chiamata anche [[musica delle sfere]].<ref>C. H. Kahn, ''Pitagora e i Pitagorici'', Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, 1993.</ref>
 
Viene attribuita a Filolao la formalizzazione del ruolo del [[numero]] nei modelli fisici con la proposizone: «Tutte le cose conosciute posseggono un numero e nulla possiamo comprendere e conoscere senza di questo»<ref>[[Federigo Enriques]], [[Giorgio De Santillana]], ''Compendio di storia del pensiero scientifico: dall'antichità fino ai tempi moderni''. Bologna: Nicola Zanichelli, 1973 (ristampa anastatica dell'edizione 1936), p. 31</ref>.
 
Viene attribuita a Filolao la formalizzazione del ruolo del [[numero]] nei modelli fisici con la proposizone: «Tutte le cose conosciute posseggono un [[numero]] e nulla possiamo comprendere e conoscere senza di questo».<ref>[[Federigo Enriques]], [[Giorgio De Santillana]], ''Compendio di storia del pensiero scientifico: dall'antichità fino ai tempi moderni''., Bologna:, Nicola Zanichelli, 1973 (ristampa anastatica dell'edizione 1936), p. 31.</ref>.
[[File:Lunar crater Philolaus.png|thumb|Il cratere lunare Filolao, così chiamato in onore del filosofo omonimo]]
Filolao accettò il "[[Grande anno]]" di 59 anni solari ipotizzato da [[Enopide di Chio]]. Rileva [[Giovanni Virginio Schiaparelli]] (1835-1910), astronomo e storico dell'astronomia antica:
{{quote|Il periodo di 59 anni [...] fu adottato altresì da Filolao di Taranto ([[430]]), celeberrimo pitagorico, le cui speculazioni sulla struttura dell<nowiki>'</nowiki>universo hanno tanta importanza nella storia dell'antica astronomia. Ma la divisione da lui adottata di questo periodo, anziché presentarsi come risultato di nuove e diligenti osservazioni, deriva da un'ingegnosa, benché poco felice, applicazione delle proprietà misteriose dei numeri, delle quali, come è noto, la setta Pitagorica fece tanto abuso. Filolao cominciò per stabilire, che l'anno solare dovesse essere di 364 + (1/2 giorni), durata assai più lontana dal vero, che quelle di Arpalo e di Enopide; e perché l'abbia fatta tale, vedremo subito. Cinquantanove di tali anni gli davano giorni 21505 e 1/2, i quali egli ripartiva in 729 lunazioni di 29 + 1/2 giorni ciascuna. Con queste egli formava 38 anni comuni di 12 lune, e 21 anni intercalari di 13 lune. Quanto fosse errato questo computo rispetto ai periodi veri del Sole e della Luna si può vedere, notando che per noi 59 anni solari danno giorni 21549,3 e 729 lune danno giorni 21527,8; mentre Filolao ne contava soli 21505 1/2. Ma dal punto di vista Pitagorico il mondo doveva essere regolato secondo i misteri dei numeri; e sotto tale riguardo il grande anno filolaico era veramente meraviglioso. Poiché il numero delle sue lunazioni, cioè 729, era il quadrato del numero 27, che esso stesso è il cubo del sacro numero 3. II numero 364 1/2 dei giorni contenuti in un anno godeva poi di analoga proprietà. Contando infatti come unità separata di tempo la parte chiara del giorno e la notte scura come un'altra unità (siccome è prescritto dalla natura stessa delle cose), il numero di tali unite diurne e notturne contenute in un anno riusciva il doppio di 364 e 1/2, cioè di nuovo 729, cubo-quadrato di 3; onde questo risultava tanto dal Sole quanto dalla Luna.|[[Giovanni Schiaparelli]], ''Scritti sulla storia della astronomia antica'', Bologna : N. Zanichelli, 1926, Parte I, Scritti editi, Tomo II, p. 254 e segg.}}
 
Ma dal punto di vista Pitagorico il mondo doveva essere regolato secondo i misteri dei numeri; e sotto tale riguardo il grande anno filolaico era veramente meraviglioso. Poiché il numero delle sue lunazioni, cioè 729, era il quadrato del numero 27, che esso stesso è il cubo del sacro numero 3. II numero 364 1/2 dei giorni contenuti in un anno godeva poi di analoga proprietà. Contando infatti come unità separata di tempo la parte chiara del giorno e la notte scura come un'altra unità (siccome è prescritto dalla natura stessa delle cose), il numero di tali unite diurne e notturne contenute in un anno riusciva il doppio di 364 e 1/2, cioè di nuovo 729, cubo-quadrato di 3; onde questo risultava tanto dal Sole quanto dalla Luna.|[[Giovanni Schiaparelli]], ''Scritti sulla storia della astronomia antica'', Bologna, N. Zanichelli, 1926, parte I, ''Scritti editi'', tomo II, p. 254 e segg.}}
[[File:Lunar crater Philolaus.png|thumb|Il cratere lunare Filolao, così chiamato in onore del filosofo omonimo]]
 
== Note ==