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Uluch Alì nacque a [[Le Castella]] in [[Calabria]], probabilmente col nome di Giovanni Dionigi Galeni, nel 1519.
 
StavaFiglio di [[Birno Galeni|Birno]], originario di [[Sant'Agata del Bianco]] ([[Città metropolitana di Reggio Calabria|RC]]), e di [[Pippa de Cicco]], contadina, stava per entrare in convento e divenire monaco, quando fu catturato dal corsaro greco ottomano e [[Bey (carica)|bey]] di Algeri [[Ariadeno Barbarossa|Khayr al-Dīn Barbarossa]] nel [[1536]] a [[Le Castella]], presso [[Isola di Capo Rizzuto]] in Calabria. Fatto prigioniero e messo al remo, rinnegò la religione cristiana dopo alcuni anni, per poter uccidere un marinaio napoletano che lo aveva schiaffeggiato e non essere di conseguenza ucciso in base alla [[Shari'a|legge]] [[islam]]ica<ref>Questo episodio è riferito nel ''[[Don Chisciotte della Mancia|Don Chisciotte]]'' da [[Miguel de Cervantes]], che lo aveva appreso mentre era anch'egli schiavo dei turchi</ref>. Diventato musulmano, sposò la figlia di un altro calabrese convertito, Jaʿfar Pascià e iniziò la propria carriera di corsaro, con grande successo. Divenne dapprima comandante della flotta di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]], poi [[pascià]] di [[Tripoli]], ed infine ''[[bey (carica)|bey]]'' (governatore) di [[Algeri]] (1568).<ref>[[Alessandro Barbero|Alessando Barbero]], ''[[battaglia di Lepanto|Lepanto]]: La battaglia dei tre Imperi'', Bari, [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Editori Laterza]] 2010 (p. 77)</ref>
 
Da corsaro imperversò in tutto il [[Mar Mediterraneo]]. Opera sua furono le catture nei pressi di [[Isola di Favignana|Favignana]] della galera di [[Pietro Mendoza]] ([[1555]] ca.), a [[Isola Marettimo|Marettimo]] quella di [[Vincenzo Cicala]] e [[Luigi Osorio]] ([[1561]]). Il suo nome è legato a numerose incursioni sulle coste italiane, soprattutto quelle del Regno di Napoli, allora dominio spagnolo. Secondo alcune voci dell'epoca, tramò anche con vari cospiratori calabresi per staccare la Calabria dai regni spagnoli e unirla ai domini turchi.