Agricoltura sociale: differenze tra le versioni

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== Innovazione ed educazione ==
 
 
 
L’agricoltura sociale è una pratica con molti elementi di innovazione, anche radicale, che implicano una revisione di mission, vision e attitudini del fare impresa, di operare nei mercati e di agire sul territorio. Indipendentemente dei soggetti coinvolti, dalla loro natura giuridica (pubblica, privata, privato-sociale, sociale) e dall'originalità dei percorsi avviati, ci sono tratti comuni nelle esperienze di agricoltura sociale. Come riporta la [[Commissione agricoltura]] della [[Camera dei deputati]] la possiamo rappresentare come una forma di economia ed agricoltura civile, attraverso la quale è possibile operare nell'ottica del dono, della reciprocità e dello scambio all'interno di una comunità; inoltre può essere definita come una pratica di "buona" economia e crescita, che permette di attuare una "[[rivoluzione copernicana]]": nelle pratiche dell'intervento sociale, nei modi di fare economia e nello sviluppo locale. <ref name=":2" />
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La nascita dell’[[agricoltura]] risale a circa 10.000 anni fa e coincide proprio con la nascita delle prime comunità stanziali che si instaurano nel mondo. Primordialmente, i gruppi umani ricavavano il cibo spostandosi da un punto all'altro della Terra procacciandosi il cibo necessario per vivere attraverso la ricerca di piante spontanee e di animale da predare. Tale vita risultava in contrasto rispetto alle normali funzioni riproduttive, soprattutto per quanto riguarda il genere femminile. Le donne iniziarono quindi a stanziarsi e a notare come avveniva la crescita e la fioritura di una pianta. Dal momento della semina del [[frumento]] e il tempo del raccolto il tempo che trascorre è quello sufficiente per portare avanti una gravidanza. Gli umani maschi continueranno ancora per alcuni millenni ad andare a caccia di animali e a raccogliere frutti spontanei. Le prime comunità stanziali, dunque, si formarono prevalentemente da donne, bambini e anziani. <ref>{{Cita libro|autore=Alfonso Pascale|titolo=Educarci all'agricoltura sociale|url=http://www.fattoriesociali.it/FATTORIESOCIALI_WEB/Public/media/uploads/2016/02/Educarci-agricoltura-sociale-_A_-Pascale.pdf|formato=PDF|p=12}}</ref>
 
L'agricoltura quindi nasce e genera comunità, produce beni relazionali e non solo cibo. L’agricoltura nasce come forma di vita collettiva, come ambito di regolazione condivisa per utilizzare le risorse ambientali comuni e così organizzare al meglio le attività comunitarie di cura. La coltivazione della terra sorge come attività di servizio per poter abitare un determinato territorio. In sintesi, l’agricoltura non esiste senza una [[comunità]].<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Roberto Brioschi|titolo=L’agricoltura è sociale - Le radici nel cielo: fattorie sociali e nuove culture contadine|anno=2017|p=32|ISBN=9788865162279}}</ref>
 
Questo aspetto imprescindibile dell’agricoltura è stato perso con la [[modernizzazione]] e l’[[industrializzazione]]. È, quindi, durante questo periodo che nella società vien meno la dimensione comunitaria e l’economia si “spersonalizza”. È opportuno sottolineare come tale modello di industrializzazione ha comportato l’abbandono dello sviluppo di comunità, caratteristica insita dell’agricoltura, riducendo tutto solamente a un fatto di produzione e quantità di prodotti.<ref name=":1">{{Cita libro|nome=Giarè,|cognome=Francesca.|titolo=Coltivare salute : agricoltura sociale e nuove ipotesi di welfare : atti del seminario svoltosi a Roma, presso il Ministero della Salute, il 18 ottobre 2012|url=https://www.worldcat.org/oclc/898724384|accesso=2019-01-11|data=2013|editore=Istituto nazionale di economia agraria|p=41|OCLC=898724384|ISBN=9788881452552}}</ref>
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Con l’emergere del concetto di multifunzionalità degli ultimi anni, l’agricoltura sociale si è affermata quale nuova pratica sostenibile sotto il profilo economico e ha visto un numero crescente di esperienze che assumono nomi differenti: farming for health, [[:en:Care_farming|care farming]], etc. Svolgere questo tipo di attività non solo permette alle persone di reinserirsi nella sfera produttiva e di ritrovare il contatto con la natura, ma ha anche effetti positivi sul loro benessere e sulle loro condizioni di salute, promuove il loro inserimento sociale, ne migliora la capacità di apprendimento e l’autostima, rafforza la loro partecipazione alla vita sociale.<ref name=":3">{{Cita libro|autore=Francesca Giarè|titolo=Coltivare salute: agricoltura sociale e nuove ipotesi di welfare|url=https://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/u%252Fn%252Fi%252FD.1d98cbb0e6869b9e813f/P/BLOB%3AID%3D15769/E/pdf|pp=51-52|ISBN=9788881452552}}</ref>
 
Le esperienze olandesi sono quelle più codificate e si registrano gruppi di utenza in numeri stabiliti, in orari definiti della giornata e della settimana, per attività di servizio formalizzate, controllate e remunerate. In [[Slovenia]] e Francia si registrano gruppi di utenti, talvolta con diverse esigenze e caratteristiche, impegnati in azioni di terapia occupazionale, di formazione e di inclusione sociale e lavorativa. Nelle Fiandre, solitamente, le aziende agricole ricevono un utente dai servizi per alcune mezze giornate la settimana, come attività alternativa ai centri diurni. In Germania si tratta di grandi strutture gestite dal terzo settore dove trovano accoglienza ed occupazione persone a bassa contrattualità. In Irlanda e nei paesi anglosassoni, sono frequenti aziende agricole gestite da fondazioni che ospitano più utenti dei servizi allo stesso tempo.<ref>{{Cita web|url=http://ilo.unimol.it/sidea/images/upload/convegno_2010/paper/di%20iacovo.pdf|titolo=L’agricoltura sociale: pratiche e paradigmi nello scenario comunitario|sito=ilo.unimol.it|data=2010|accesso=2018-12-24}}</ref>
 
Numerose sono però anche le differenze che derivano dalle tradizioni, dai metodi e dagli orientamenti adottati nei diversi paesi.
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In Italia, con la chiusura dei [[Ospedali psichiatrici in Italia|manicomi]] nel 1978, alcune cooperative sociali hanno incluso nei loro percorsi di terapia e riabilitazione alcune attività legate all'agricoltura e all'allevamento. Iniziative analoghe si segnalano negli stessi anni nelle prime comunità di recupero per le tossicodipendenze e per altre marginalità.
 
Una caratteristica rilevante delle aziende agricole italiane è quella di presentare per ragioni territoriali, storiche e sociali un alto numero di aziende di piccole dimensioni spesso a conduzione familiare e con produzioni di qualità. <ref>{{Cita web|url=https://www.istat.it/it/files/2011/07/comunicato_breve_def_.pdf|titolo=ISTAT, 6° censimento generale dell'agricoltura|sito=www.istat.it|accesso=2019-01-15}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.directio.it/multimedia/news/2013/06/26-istat,-il-sistema-delle-aziende-agricole-italiane.aspx|titolo=Istat, le aziende agricole italiane: piccole dimensioni e buona produttività {{!}} News {{!}} Directio - le strade nell'economia|sito=Directio|lingua=it-it|accesso=2019-01-15}}</ref> Il Decreto Legislativo 228/2001<ref>{{Cita web|url=http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/01228dl.htm|titolo=DlgsDLGS 228/2001 - Orientamento e modernizzazione del settore agricolo, a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57|sito=www.camera.it|accesso=2019-01-11}}</ref> va a definire e (ampliando) quali sono le attività multifunzionali in agricoltura. In particolare, le attività connesse devono essere praticate dall'imprenditore stesso e devono essere ausiliarie rispetto a quelle principali (allevamento, conduzione del bosco e coltivazione del fondo). L'agricoltura sociale si può quindi inserire in un contesto multifunzionale come attività complementare a quella agricola. Le regioni italiane si stanno occupando da alcuni anni di legiferare sulla materia.
 
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== Voci correlate ==
[[Agricoltura]]
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[[Educazione]]<br />
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
[http://www.fattoriesociali.it/IT/ Fattorie sociali]
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[http://www.forumagricolturasociale.it/ Forum nazionale Agricoltura sociale]<br />