La ragazza di via Millelire: differenze tra le versioni
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Il film inizia al piccolo Centro d'incontro in via [[Domenico Millelire]], nel quartiere [[Mirafiori Sud]], estrema periferia di [[Torino]], gestito dagli operatori sociali Verdiana, Wanda, Lucia, e Petrini. La struttura non è lontana da ''Via Emanuele Artom'', considerata, nella Torino dell'epoca, un vero e proprio rione "dormitorio" di [[Mirafiori Sud]], noto focolaio di delinquenza, violenza, droga, prostituzione e disagio di giovani spesso figli [[Emigrazione italiana|immigrati meridionali]] pregiudicati e senza un lavoro.<br/>
L'assistente sociale Verdiana risponde al telefono, accanto a Primaldo, un ragazzo problematico e con ritardo mentale. Dall'altra parte del telefono c'è Elisabetta Pellegrino, detta ''Betty'', una tredicenne problematica e che ha appena iniziato a bucarsi: è appena scappata da una comunità-alloggio di [[Casale Monferrato]], insieme alla sua compagna di stanza, Carmela. Una seconda telefonata alla Comunità poi, segnala che Betty è stata ritrovata in centro città, svenuta per strada. Arrivata a [[Torino]] infatti, Betty continua a frequentare ragazzi allo sbando, ladruncoli, aspiranti spacciatori e delinquenti in erba, come ad esempio Vincenzo e Michele, che vogliono spingerla a prostituirsi.<br/>
Verdiana si prende a cuore il caso, cercando invano di capire la vera personalità di Betty:
Betty intanto, in mezzo alle sue folli scorribande torinesi, viene fermata dalla polizia. Gli assistenti sociali non sanno più cosa fare. Verdiana cerca di reinserire Betty nella società civile, facendole cercare un lavoro onesto come, ad esempio, l'infermiera all'ospedale; Betty tuttavia, rimarrà sempre una ragazza contraddittoria, sospesa tra la sua fresca vitalità, travolgente e - spesso - masochistica, e l'istintiva coscienza di quel che si deve rifiutare, con una continua, pura ed inespressa ricerca del suo riscatto sociale.<br/>
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