Due prigionieri: differenze tra le versioni

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=== Il ritorno ===
Finalmente i prigionieri vengono riportati in patria. Miett, divisa tra l'amore per Golgonszky e il senso del dovere che la lega a Pietro, si reca in stazione dove - al suono della banda municipale - arrivano i reduci della guerra, accolti dalle autorità civili e militari. Solo in stazione Miett apprende che Peter non c'è: il colonnello la informa che è morto di [[tifo]] petecchiale]] negli ultimi giorni di prigionia. Miett sviene e, poco dopo, sposa Golgonszky. ({{cita|Zilahy|pg. 475}})
 
[[File:Prokudin-Gorskii-31.jpg|thumb|upright=1.7|Tobol'sk, una veduta del 1912]]
 
=== Il pellegrinaggio ===
Sono passati tre anni, Miett è madre di due belle bambine, ma non è del tutto serena: vuole sapere dov'è sepolto Peter. Sono anni che lo chiede al marito Golgonszky, che ormai è diventato Ministro del nuovo governo. Questi finalmente organizza una spedizione e - dopo aver salutato le figlie - si avventura con la moglie, il segretario e l'autista, nelle steppe [[Ucraina|ucraine]], alla volta di Tobol'sk. Quando l'auto arriva in paese Golgonszky scende e chiede informazioni per raggiungere il cimitero. Sono di fronte a una piccola locanda: "Il Cacciacapriolo". Qui vede una donna (Zinajda) con una bimbetta in braccio e quello che sembra il proprietario (Peter), vestito con il camiciotto azzurro dei "Piccoli russi"<ref>I russi etnici conosciuti come "Grandi Russi" (opposti ai Russi Bianchi) e "Piccoli Russi" cominciarono a riconoscersi in un'etnia separata e distinta nel corso del XV secolo, quando cominciò a diffondersi l'appellativo di "Russi Moscoviti"</ref>. Avute le informazioni risale in macchina e si avviano verso il cimitero. Peter vede, senza riconoscerla, una bella dama velata, passare dietro i vetri fumè della lussuosa vettura diplomatica. Fine. ({{cita|Zilahy|pg.512}})