Presidenza di Chester Arthur: differenze tra le versioni

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=== Eccedenze e tariffe ===
Con gli alti introiti trattenuti dalle [[tasse]] in tempo di [[guerra]] il [[governo federale degli Stati Uniti d'America|Governo federale ]] era arrivato a raccogliere più di quanto speso dal 1866; fino a raggiungere nel 1882 un surplus pubblico di 145 milioni di [[dollari statunitensi]]<ref>Reeves, 1975, p. 328</ref><ref>Doenecke, p. 168</ref>.
 
Su questo punto i pareri variarono su come ridurre l'eccedenza del [[bilancio dello Stato]]; i Democratici avrebbero preferito abbassare le tariffe e il [[dazio]], il che avrebbe a sua volta ridotto il costo della [[merce]] d'[[importazione]]. I Repubblicani altresì credettero che le alte tariffe garantissero anche alti salari sia nella produzione che nell'estrazione mineraria, pertanto avrebbero preferito ridurre l'eccedenza spendendo di più per i miglioramenti interni dei [[lavori pubblici]] e riducendo le [[accise]]<ref>Reeves, 1975, pp. 328–329</ref>.
 
Il dibattito che ne seguì risultò farsi complicato dal fatto che ogni interesse particolaristico preferiva tariffe più alte a favore del proprio campo specifico; molti sudisti ad esempio preferirono nella generalità dei casi basse tariffe, ma continuarono a pretendere quelle più alte esclusivamente per il [[cotone]], una coltura ancora assai importante per gli [[Stati Uniti meridionali]]. Questi interessi in competizione tra loro condussero allo sviluppo di un complicato sistema tariffario che finì con l'applicare tassi differenti su diverse importazioni<ref>Karabell, pp. 114–115</ref>.
 
Il presidente si dimostrò essere d'accordo con il proprio [[partito politico]] e nel 1882 chiese l'abolizione delle accise su tutti i beni principali tranne che sul [[liquore]], nonché una netta semplificazione della complessa struttura tariffaria risultante<ref>Reeves, 1975, p. 330</ref><ref>Doenecke, pp. 169</ref>; a maggio il membro della [[Camera dei rappresentanti (Stati Uniti d'America)|Camera dei Rappresentanti]] William Darrah Kelley della [[Pennsylvania]] presentò una proposta per stabilire una commissione tariffaria<ref>Reeves, 1975, pp. 331–332</ref><ref>Doenecke, p. 170</ref>. Arthur controfirmò il [[disegno di legge]] e nominò a far parte del comitato per la maggior parte dei casi fautori del [[protezionismo]].
 
I Repubblicani si dissero così soddisfatti, ma rimasero a loro volta sorpresi quando nel dicembre del 1882 la commissione presentò un rapporto al [[Congresso degli Stati Uniti d'America|Congresso]] il quale chiedeva un taglio deciso delle tariffe compreso tra il 20 e il 25%; le raccomandazioni in tal senso rimasero lettera morta e furono ignorate; tuttavia anche l'"United States House Committee on Ways and Means" dominato dai protezionisti approvò una legge che prevedeva una riduzione del 10%<ref>Reeves,. 1975,A pp.seguito 332–333</ref><ref>Doenecke,di p.un 171</ref>"United States congressional conference committee" con il [[Senato (Stati Uniti d'America)|Senato]] la ''tariffa del 1883'' emerse solamente come una riduzione media dell'1,47%.
 
A seguito di un "United States congressional conference committee" con il [[Senato (Stati Uniti d'America)|Senato]] la ''tariffa del 1883'' emerse solamente come una riduzione media dell'1,47%. La nuova legislazione fiscale passò il vaglio parlamentare di entrambe le Aule il 3 di marzo, l'ultimo giorno intero valido del [[47° Congresso degli Stati Uniti d'America]]; il presidente firmò la misura convertendola in tal maniera in legge valida a tutti gli effetti e questa non ebbe alcun effetto sul surplus di bilancio<ref>Reeves, 1975, pp. 334–335</ref>.
 
Il Congresso a questo punto tentò di bilanciare il budget dall'altra parte dello spettro degli introiti con un aumento delle spese per la "legge sui fiumi e sui ponti" (la ''Rivers and Harbors Act'') da poco varata con un importo totale senza precedenti di ben 19 milioni<ref>Reeves, 1975, p. 280</ref><ref>Doenecke, p. 81</ref>. Mentre Arthur da par suo non si dimostrò contrario all'idea dei miglioramenti interni, fu l'entità del disegno di legge che parve disturbarlo, così come quello che vedeva la sua attenzione ristretta su "particolari località" piuttosto che su progetti a beneficio di una parte più ampia della nazione<ref>Reeves, 1975, p. 281</ref>.
 
Il 1° agosto del 1882 il presidente pose il proprio diritto di [[veto]] al disegno legislativo a causa soprattutto delle diffuse reazioni popolari di clamore e consenso partigiano<ref>Reeves, 1975, p. 282</ref>; nel messaggio rivolto ai parlamentari la sua principale obiezione fu che ci si sarebbe appropriati di fondi per scopi i quali non erano eminentemente né per la difesa comune né tanto meno per il benessere generale, ed infine non avrebbero promosso neppure il [[commercio]] interstatale<ref>Reeves,. 1975,L'Aula p.annullò 281</ref>.il veto il giorno seguente e la nuova legge ridusse così l'eccedenza di 19 milioni come preventivato.
 
L'Aula annullò il veto il giorno seguente e la nuova legge ridusse così l'eccedenza di 19 milioni come preventivato. I Repubblicani la considerarono all'epoca un successo, ma in seguito ne conclusero ch'essa contribuì sostanzialmente alla loro perdita di consensi alle elezioni di medio termine del 1882<ref>Howe, pp. 196–197</ref><ref>Reeves, 1975, pp. 281–282</ref><ref>Karabell, p. 90</ref>.
 
=== Diritti civili e Sud ===