Politica dell'Iraq: differenze tra le versioni

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=== La redazione della Costituzione ===
Il compito principale del parlamento eletto il 15 gennaio 2005 era di redigere una nuova costituzione. La Transitional Administrative Law (TAL) prevedeva che essa fosse approvata entro il 15 agosto, in modo da poterla sottoporre a referendum in ottobre. Queste scadenze si rivelarono difficili da rispettare. Un primo ostacolo fu la nomina del presidente e del nuovo governo, che occupò il parlamento fino al 29 aprile. Il problema si spostò poi alla scelta della commissione che avrebbe redatto la costituzione, ed in particolare al numero di sunniti che avrebbero dovuto farne parte. Il boicottaggio delle elezioni del 15 gennaio aveva lasciato i sunniti con pochissimi deputati e si cercava di evitare che la loro conseguente esclusione dalla stesura della costituzione potesse esacerbare ulteriormente gli animi. A fine giugno si arrivò al compromesso di aggiungere dei membri esterni all'iniziale commissione di 55 deputati, portando la rappresentanza sunnita a 25 membri su circa 80 (di cui 10 senza diritto di voto)<ref>{{Cita web|url = http://www.juancole.com/2005/06/shiites-compromise-with-sunnis-over.html|titolo = Shiites Compromise With Sunnis Over|accesso = 2015-05-20 maggio 2015|sito = Informed Comment|data = 17 giugno 2005|lingua = en}}</ref>. La commissione cominciò a lavorare agli inizi di luglio e procedette con rapidità, salvo per due questioni fondamentali:
* ''Il ruolo della religione islamica'': per quanto l'ayatollah Sistani non fosse favorevole al modello iraniano in cui il clero è investito del potere di limitare le azioni del parlamento e dell'esecutivo (Sistani ritiene che l'autorità religiosa debba esercitare solo un'influenza indiretta), tutti i partiti religiosi sciiti ed anche alcuni dei sunniti erano molto favorevoli ad assegnare all'Islam un ruolo importante; a ciò si opponevano i curdi, il partito "laico" di ʿAllawi, i rappresentanti delle minoranze e la maggioranza dei sunniti. Gli USA erano contrari a questa ipotesi.
* ''La forma federale dello stato iracheno'': nel timore che un forte stato centralizzato potesse ripetere gli eccessi dell'epoca di Saddam, i curdi avevano proposto che le province irachene potessero formare delle confederazioni regionali (ciascuna composta di almeno 3 province) che avrebbero goduto di amplissima autonomia sia economica (trattenendo gran parte dei proventi petroliferi) che nel campo della sicurezza (ciascuna confederazione avrebbe avuto una propria polizia e forse persino un proprio esercito). A questa ipotesi si opponevano in primo luogo i sunniti (che occupano una regione povera di risorse naturali), ma anche i nazionalisti iracheni, da ʿAllawi ad al-Sadr, che consideravano l'istituzione delle confederazioni come l'anticamera della dissoluzione dell'Iraq. Gli USA (ed anche lo SCIRI) erano favorevoli ad una versione meno estrema di quanto proposto dai curdi.
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== Elezioni parlamentari del 30 aprile 2014 ==
{{vedi anche|Elezioni parlamentari in Iraq del 2014}}
Le elezioni si svolsero in un contesto di instabilità e violenza, mentre proseguivano gli attentati terroristici in tutto il Paese e gli insorti iracheni avanzavano dalle città di [[Falluja]] e [[Ramadi]] nel [[governatorato di al-Anbar]], stringendo alleanze con gli insorti siriani <ref>{{cita web|lingua =en|url=http://www.nation.com.pk/international/22-Apr-2014/iraq-attacks-kill-23-as-election-looms |titolo=Iraq attacks kill 23 as election looms|sitesito=AFP|data=22 aprile 2014}}.</ref>. Nei territori da loro controllati, fu impedito alla popolazione di prendere parte alle elezioni <ref >{{cita web|lingua=en|url=http://www.dailysabah.com/opinion/2014/04/16/elections-in-iraq-and-uncertainty |titolo=Elections in Iraq and uncertainty|rivista=Daily Sabah|data=15 aprile 2014}}.</ref>.
 
La campagna elettorale fu dominata dalla questione della sicurezza e del ristabilimento della pace, mentre i temi economico-sociali, come le carenze di servizi pubblici essenziali, passarono in secondo piano. I media locali si focalizzarono sulle accuse reciproche tra i candidati e sugli scandali piuttosto che su temi politici<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.al-monitor.com/pulse/originals/2014/04/iraq-elections-absence-electoral-programs.html#|titolo=Iraqi elections: all talk, no walk|rivista=Al Monitor|data=17 aprile 2014}}.</ref>, inoltre i candidati facevano spesso appello alle origini etniche, religiose e tribali del loro elettorato di riferimento, con un'impostazione tipicamente settaria <ref>{{cita web|lingua =en|url=http://gulfnews.com/news/region/iraq/iraq-parties-jump-the-gun-on-election-campaign-1.1310053|titolo =Iraq parties jump the gun on election campaign|rivista = AFP|data=29 marzo 2014}}.</ref>.
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Nonostante gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] abbiano cercato di influenzare le trattative affinché si formasse un governo di coalizione con i partiti filo-occidentali <ref>{{cita web |titolo=Début de tractations compliquées en Irak |url=https://www.lesechos.fr/monde/afrique-moyen-orient/0301679781830-debut-de-tractations-compliquees-en-irak-2176084.php |rivista=Les Échos |data=15 maggio 2018}}.</ref>, il 12 giugno la corrente sadrista annunciò un accordo di coalizione con l'Alleanza Fatah di [[Hadi al-Ameri]], partito vicino all'[[Iran]]; essa si aggiungeva a precedenti accordi con i partiti Alleanza della saggezza nazionale di Ammar al-Hakim e Al-Wataniya di [[Iyad Allawi]], consentendo di raggiungere la maggioranza parlamentare con 141 seggi <ref>{{cita web |titolo=Alliance gouvernementale surprise entre Moqtada Sadr et une liste proche de l'Iran |url=https://www.lorientlejour.com/article/1120656/alliance-gouvernementale-surprise-entre-moqtada-sadr-et-une-liste-proche-de-liran.html |rivista=L'Orient-Le Jour |data=13 giugno 2018 |accesso=12 giugno 2018}}.</ref>.
 
Il 23 giugno anche la coalizione del Primo ministro uscente si aggiunse alla coalizione <ref>{{cita web |titolo=Irak : coalition entre le premier ministre Abadi et le religieux chiite Sadr |url=https://ici.radio-canada.ca/nouvelle/1108920/irak-election-coalition-abadi-sadr |sitesito=Radio-Canada.ca |data=23 giugno 2018 |accesso=1° luglio 2018}}.</ref>, ma l'8 settembre, a seguito di rivolte a [[Bassora]], la corrente sadrista e la coalizione Fatah invocarono le dimissioni di Abadi <ref>{{cita web|titolo=Irak: les deux principales listes au Parlement réclament la démission du Premier ministre|url=https://www.lorientlejour.com/article/1133457/irak-la-liste-de-moqtada-sadr-demande-la-demission-du-premier-ministre.html|rivista=L'Orient-Le Jour|accesso=9 settembre 2018}}.</ref>.
 
== Note ==