Battaglia del Monte Algido: differenze tra le versioni

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{{Citazione|...stava coltivando oltre il Tevere giusto davanti dove ora sono i cantieri navali, un campo di quattro iugeri il cui nome è Prato Quinzio. [...] Cincinnato e i legati si scambiarono i saluti. Poi gli fu rivolta la preghiera - e insieme l'augurio che ciò sarebbe stato di buon auspicio per lui e per la repubblica - di ascoltare con la toga ciò che il senato gli mandava a dire. Cincinnato rimase stupito e chiese:"C'è qualcosa che non va bene?"; intanto diede ordine alla moglie Racilia di portargli subito la toga dalla sua casupola. Si deterse la polvere e il sudore, indossò la toga e si avvicinò ai legati. Questi, congratulandosi con lui, lo salutano dittatore, lo chiamano in città, gli comunicano quanti motivi di paura abbia l'esercito.|''ibid'', III, 26.|L. Quinctius trans Tiberim, contra eum ipsum locum ubi nunc navalia sunt, quattuor iugerum colebat agrum, quae prata Quinctia vocantur. [...] salute data in vicem redditaque rogatus ut, quo bene verteret ipsi reique publicae, togatus mandata senatu adudire, admiratus rogitansque "Satin salve?" togam propere e tugurio proferre uxorem Raciliam iubet. Qua simul absterso pulvere ac sudore velatus processit, dictatorem aum legati gratulantes consalutant, in urbem vocant; qui terror sit in exercitu exponunt.|lingua=la}}
 
Lo stato pagò al dittatore il traghetto fino alla città. Quando entrò in Roma lo accolsero i tre figli, altri parenti, amici, buona parte del senato. La plebe accorse anch'essa ma con il timore che incuteva il potere della carica e il timore che QuinzioCincinnato fosse, per i plebei, un'accresciuta minaccia.
Livio conclude il capitolo con le parole:"E quella notte, a Roma, tutti vegliarono".