Storia del fascismo italiano: differenze tra le versioni

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=== La Repubblica Sociale Italiana ===
{{Vedi anche|Repubblica Sociale Italiana}}
Dopo la [[caduta del fascismo]] il 25 luglio 1943, il fascismo crollò in tutta Italia e non vi fu alcuna reazione negativa all'arresto di Mussolini degna di nota, né da parte del Partito (che fu messo fuori legge), né della Milizia. Il segretario del PNF Scorza, anzi, scrisse prontamente una lettera di sottomissione a Badoglio, mentre nel Paese si moltiplicavano grandi manifestazioni contro la guerra e di gioia per la caduta del regime, duramente represse per ordine di Badoglio. Il fascismo si riorganizzò solo grazie all'occupazione tedesca nel centro-nord del Paese in seguito all'[[armistizio di Cassibile]], dopo l'8 settembre 1943. La rinascita di uno stato fascista nel centro-nord Italia ebbe carattere di discontinuità col precedente regime, tale che alcuni autori - prevalentemente di estrazione fascista -<ref>Bruno Spampanato, Renzo De Felice, Paolo Pisanò, Giuseppe Parlato, si veda inoltre la memorialistica di Mario Castellacci, Enrico de Boccard, Carlo Mazzantini, Giorgio Albertazzi, ''et alia''.</ref> hanno inteso separare radicalmente il fascismo del Ventennio da quello repubblicano.
 
La [[Repubblica Sociale Italiana]] si diede una propria base ideologica con il [[Congresso di Verona (1943)|Congresso di Verona]], dove esponenti del partito fascista, e in particolare quelli di estrazione ex squadristica, si riunirono per ricreare il partito messo fuori legge dopo il 26 luglio 1943. Il Congresso richiese l'istituzione di un ''Tribunale straordinario speciale'' per processare i gerarchi che il 25 luglio si erano schierati contro Mussolini; approvò un manifesto programmatico che delineò la struttura del nuovo stato; proclamò la nascita della Repubblica sociale e prevedeva la convocazione di un'Assemblea Costituente, riaffermando l'alleanza con la [[Germania nazista]].
 
La repubblica si fondò sui principi della [[Carta di Verona]] riaffermando allo stesso tempo soprattutto i principi del primo fascismo, sino alla Marcia su Roma, persi, secondo degli estensori della Carta stessa, durante il successivo ventennio del regime fascista. Tra tali principi primeggiava, per originalità, una politica economica tendente alla [[Socializzazione (fascismo)|socializzazione]] delle fabbriche. Un segno di continuità col Fascismo della seconda parte del ventennio fu invece l'affermazione nei punti di Verona di una componente antisemita, sotto forma di dichiarazione di decaduta cittadinanza italiana per gli ebrei, considerati "di nazionalità nemica per la durata della guerra".
 
L'[[Esercito Nazionale Repubblicano]] spesso male armato ed equipaggiato, era composto da nuclei di volontari ma anche da un gran numero di [[coscritti]], il cui richiamo coi vari bandi (pena di morte per i renitenti) provocò un forte fenomeno di [[renitenza alla leva]] che tuttavia finì per alimentare la [[resistenza italiana]].{{senza fonte}} Secondo i rapporti della [[Guardia Nazionale Repubblicana]], formata in prevalenza da ex appartenenti alla [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale|MVSN]], la coscrizione condusse anche alla fuga molti giovani che non rispondevano alla chiamata alle armi o abbandonavano i reparti appena raggiunti, parte dei quali riuscirono a riparare in Svizzera, mentre altri avrebbero finito per contribuire al formarsi (o l'ingrossarsi) di bande di malviventi<ref>"Rapporto sul Ribellismo" - documento dell'epoca citato in Giorgio Pisanò, ''Gli Ultimi in Grigioverde'', CDL Edizioni, IV volume e in Renzo De Felice, ''Mussolini l'Alleato'', II, cit. Appendice - Documento n° 3, nonché i ''giornali'' (rapporti giornalieri) dei comandi GNR.</ref>.
 
Il dibattito interno alla dirigenza fascista repubblicana fra un esercito di soli volontari (Borghese, Pavolini) e un esercito di coscritti (Graziani) fu uno dei principali motivi di discussione nell'ambito della gerarchia fascista repubblicana e provocò non pochi problemi al funzionamento delle Forze Armate. Mussolini inizialmente era favorevole a un esercito di volontari e da reclutarsi fra i militari italiani internati in Germania. In seguito al duro e diffidente atteggiamento tedesco verso gli internati e soprattutto verso la popolazione maschile italiana atta alle armi o al lavoro, mutò opinione, autorizzando Graziani alla promulgazione dei bandi d'arruolamento di coscrizione. Mussolini<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini l'Alleato'' II, cit. pp. 309 e ss.</ref>.
 
Queste forze armate repubblicane tuttavia non godettero mai della fiducia dei comandi tedeschi e di Hitler, mentre i diversi ambienti politici del Reich le vedevano come una possibile minaccia ai loro obbiettivi di "satellizzazione" o addirittura di mutilazione dell'Italia in caso di vittoria dell'Asse. Per questo motivo, nonostante ogni pressione da parte del governo repubblicano e le prove di combattimento relativamente buone date in ogni (sporadico) impiego ai fronti, tali truppe furono usate principalmente per contrastare il crescente movimento della [[Resistenza italiana|Resistenza]] che si stava sviluppando nelle regioni d'Italia occupate dall'esercito tedesco.
 
Il 23 settembre [[1943]] Mussolini dichiarò la nascita della Repubblica Sociale Italiana. A partire dall'8 settembre, a seguito dell'[[armistizio di Cassibile]] e della conseguente occupazione dell'Italia del centro-nord da parte delle truppe tedesche, diverse sedi del disciolto Partito Nazionale Fascista erano state già riaperte da gruppi di fascisti. Queste divennero di fatto a seguito dell'annuncio di Mussolini le sedi del nuovo PFR.