Il sacrificio del cervo sacro: differenze tra le versioni

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Il giorno dopo, a Bob inizia a colare sangue dagli occhi, l'ultima fase prima della morte. Incapace di scegliere chi sacrificare, Steven decide di legare Anna, Kim e Bob in salotto e di coprire le loro teste con delle federe per cuscini, mentre lui, calatosi un passamontagna sopra gli occhi, carica un fucile, iniziando a girare su se stesso e facendo fuoco. I primi due colpi vanno a vuoto, mentre il terzo colpisce Bob in pieno petto, uccidendolo. Tempo dopo, Steven, Anna e Kim (completamente guarita) sono seduti nella stessa tavola calda dove il chirurgo era solito incontrarsi con Martin. Mentre i Murphy pranzano, Martin entra nella tavola calda e scambia uno sguardo con la famiglia, continuando a fissarli anche quando loro decidono di andarsene via.
 
==Analisi==
Il film è un viaggio nelle paure e nei desideri inconsci di un adolescente, mettendo in scena il dramma dell’io diviso tra il senso di colpa per il desiderio incestuoso della madre e della morte del padre e la paura di essere ucciso o castrato dal padre. Le inquadrature dal basso e dall’alto, le riprese dal di fuori, fuori della stanza d’ospedale, fuori della villa, l’obiettivo posto fuori da dove accade il dramma e che dal di fuori guarda dentro, riproducono la dinamica dell’immaginazione onirica ed il suo tipico senso di estraniamento e di angoscia, per cui chi sogna assiste come spettatore impotente a quello che avviene essendone al contempo il protagonista. Lanthimos assume come punto di vista privilegiato il vissuto onirico di un sedicenne per rappresentarne soggettivamente il superamento del conflitto edipico con il padre, il cervo sacro, ucciso nel sogno, al posto di quello reale, come per l’Ifigenia di Euripide, per accedere all’età adulta. Nel sogno si realizzano, mediante il meccanismo della sostituzione, i desideri repressi del protagonista. Il padre reale, probabilmente ubriacone e autoritario, con pochi soldi e senza fortuna, viene sostituito da un chirurgo di successo, che ne conserva però alcuni tratti reali, l’alcolismo e la violenza. Con questo padre immaginario ha un rapporto affettuoso, fatto di regali reciproci ed abbracci, ma, come nella realtà, anche conflittuale. Conflitto che, attraverso crescenti incomprensioni, si drammatizza in uno scontro violento e sanguinoso, fatto di punizioni corporali, inflitte dal padre, ricambiate con punizioni psicologiche dal figlio. Altra sostituzione avviene con il padre idealizzato, il chirurgo che, nel sogno, è incestuosamente desiderato dalla madre.
 
Una famiglia normale, padre (Colin Farrell), madre (Nicole Kidman) e figlia adolescente seduti ad un tavolo di un anonimo pub, la ragazzina mangia patatine fritte e vi spruzza sopra del ketchup, entra un ragazzo, si siede al bancone e mangiando qualcosa inizia ad osservare la famiglia. La ragazza, uscendo dal locale, si volta e, per un attimo, lancia uno sguardo ammiccante ed insieme innocente al ragazzo seduto al bancone (Barry Keoghan). E’ la sequenza finale e da quel punto inizia il racconto ovvero il viaggio nella psiche di un adolescente. Il colore intenso del ketchup spruzzato sulle patatine richiama il rosso vivo del sangue, nella prima inquadratura, di un’operazione a cuore aperto, sulle note dello Stabat mater di Schubert, dopo una scena di buio totale che apre il film e simboleggia la fase preonirica. Come in un sogno, si ricostruisce a ritroso tutta la storia e, allora, dall’immagine dell’operazione a cuore aperto nascono le altre rappresentazioni: il padre della ragazza è chirurgo, la famiglia ricca vive in una bellissima casa, la moglie si offre nel talamo, fingendosi anestetizzata sul tavolo operatorio, come soltanto può immaginare l’eros ingenuo di un adolescente. Senza accorgercene, da subito, sin dalla prima scena, siamo immersi nel sogno, nella rappresentazione tragica del suo mondo interiore. Il ragazzo vorrebbe vivere in quella famiglia, vi soggiorna come ospite, vive quelle atmosfere familiari, che gli risultano estranee ed al contempo rinviano nell’inconscio alla sua famiglia reale, al rapporto conflittuale col padre. Il padre sarà punito e, obbligato a scegliere un membro della propria famiglia da sacrificare, ucciderà il figlio. Nel meccanismo onirico della sostituzione, il protagonista si rappresenta duplicemente nel padre idealizzato, il chirurgo che ha ucciso per errore il padre reale, e in suo figlio. Quindi, quando il chirurgo uccide il figlio, simbolicamente è rappresentata l’eliminazione dell’io adolescenziale da parte dell’io adulto. Così è superato il conflitto edipico. Tornando alla scena finale, il ragazzo entrato nel bar come adolescente, ricambia, ora, lo sguardo della ragazza come uomo. Nello spazio di tempo di qualche minuto, che per noi spettatori è durato quasi due ore, si è svolto il dramma dell’io e la sua trasformazione.
 
==Produzione==