Lachete: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Carlo.Ierna (discussione | contributi)
riordino, strutturo, corr. wlink, -C
Riga 1:
Il '''Lachete''', parte di una tetralogia con [[Carmide (dialogo)|Carmide]], [[Teage (dialogo)|Teage]] e [[Liside (dialogo)|Liside]] è un dialogo di [[Platone]] che sfrutta l'arte [[Metodo socratico|maieutica]], in opposizione agli altri dialoghi peirastici. È oltretutto un dialogo ''areteico'' (cioè incentrato sulla virtù), ''definitorio'' (che cerca di definire cosa sia, nella sua interezza o in parte) e ''aporetico'', cioè in cui non si arriva a nessuna conclusione definitiva.
{{C|mese=maggio 2006|firma=[[Utente:Mitchan|Mit]][[Discussioni utente:Mitchan|chan]]|motivo=alcune parti non sono chiare}}
Il '''Lachete''', parte di una tetralogia con [[Carmide]], [[Teage]] e [[Liside]] è un dialogo di [[Platone]] che sfrutta l'arte [[Metodo socratico|maieutica]], in opposizione agli altri dialoghi peirastici. È oltretutto un dialogo ''areteico'' (cioè incentrato sulla virtù), ''definitorio'' (che cerca di definire cosa sia, nella sua interezza o in parte) e ''aporetico'', cioè in cui non si arriva a nessuna conclusione definitiva.
 
È un dialogo ''areteico'' (cioè incentrato sulla [[virtù]]), ''definitorio'' (che cerca di definire cosa sia, nella sua interezza o in oltreparte) e ''aporetico'', cioè in cui non si arriva a nessuna conclusione definitiva. È inoltre un tipico dialogo ''apologetico'', in cui cioè Platone tende a rappresentare Socrate come pieno di virtù (qui lo si definisce coraggioso, per parola dello stesso Lachete) per combattere gli opuscoli che giravano dopo la sua morte. Da ciò nascerà una teoria per giustificare la sua aporeticità: esso sarebbe stato scritto (come gli altri dialoghi aporetici) solo per esaltare le virtù di Socrate.
Su questo punto ci sarà da riflettere: [[Friedrich Daniel Ernst Schleiermacher|Scleiermacher]] sosteneva che [[Platone]] così facendo stimolasse il lettore a dare le proprie conclusioni, facendo così le veci di [[Socrate]], cioè della levatrice (ricordiamo che egli amava definirsi così: levatrice di coscienze, lo stesso mestiere che faceva la madre). Altri, come [[Polenz]], sostenevano che l’aporeticità di questi dialoghi fosse dovuta alla crisi del periodo socratico di Platone; egli maturando sviluppava nuove idee sul concetto di scienza che il tipico approccio [[socratico]] non gli consentiva più di analizzare. Ciò è avvalorato dal fatto che nel Lachete si tenti di definire il coraggio come "scienza dei mali e dei beni". Altre teorie comunque affermano che l'aporeticità di questi dialoghi sia dovuta a scelta di Platone, il quale (come Socrate) abortiva una teoria quando si trovava di fronte a un interlocutore non ancora pronto.
 
È in oltre un tipico dialogo ''apologetico'', in cui cioè Platone tende a rappresentare Socrate come pieno di virtù (qui lo si definisce coraggioso, per parola dello stesso Lachete) per combattere gli opuscoli che giravano dopo la sua morte. Da ciò nascerà una teoria per giustificare la sua aporeticità: esso sarebbe stato scritto (come gli altri dialoghi aporetici) solo per esaltare le virtù di Socrate.
 
==Trama==
Ambientato tra il [[424 a.C.]] (data della [[battaglia di Delio]]) e il [[418 a.C.]] (data della [[battaglia di Mantinea]], in cui morì Lachete), il dialogo inizia con l'invito di Lachete e [[Nicia]], da parte di [[Lisimaco]] e [[Melesia]], ad osservare un esibizione, cioè un combattimento in armi pesanti ben diverso dall'addestramento militare; preoccupati della sorte dei propri figli, Lisimaco e Melesia non vogliono ripetere gli errori che i loro padri fecero con loro, e dedicarsi totalmente alla loro cura; è il caso di insegnare questa disciplina ai giovani? Per Nicia sì: oltre a essere utile in guerra, darà loro interesse per la [[strategia]], la [[tattica]] e quant'altro vi è connesso; insomma, è [[propedeutica]]. Lachete, dal canto suo, poco addentrato nella filosofia (essendo un generale) ne guarda l'aspetto più materiale, quello bellico: nessun combattente ha mai dimostrato nulla in lotta, anzi, ha mostrato ignoranza delle regole della stessa o mancanza di coraggio.
 
Line 28 ⟶ 26:
 
Epilogo del Lachete: Platone (probabilmente per apologia nei confronti di Socrate) lascia convenire tutti i partecipanti al dialogo sul punto che quest'ultimo sia il solo capace di insegnare qualcosa ai figli di Lisimaco e Melesia. Socrate cerca di eludere con la consueta ammissione d'ignoranza, ma come nel [[Teage]] egli viene convinto di malavoglia a prendersi cura dei giovani.
 
==Interpretazioni==
Su questo punto ci sarà da riflettere: [[Friedrich Daniel Ernst Schleiermacher|ScleiermacherSchleiermacher]] sosteneva che [[Platone]] cosìtramite facendol'aporia stimolasse il lettore a dare le proprie conclusioni, facendo così le veci di [[Socrate]], cioè della levatrice (ricordiamo che egli amava definirsi così: levatrice di coscienze, lo stesso mestiere che faceva la madre). Altri, come [[Polenz]], sostenevano che l’aporeticità di questi dialoghi fosse dovuta alla crisi del periodo socratico di Platone; egli maturando sviluppava nuove idee sul concetto di scienza che il tipico approccio [[socratico]] non gli consentiva più di analizzare. Ciò è avvalorato dal fatto che nel Lachete si tenti di definire il coraggio come "scienza dei mali e dei beni". Altre teorie comunque affermano che l'aporeticità di questi dialoghi sia dovuta a scelta di Platone, il quale (come Socrate) abortiva una teoria quando si trovava di fronte a un interlocutore non ancora pronto.
 
 
{{Portale|Filosofia}}