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Ma il declino dei [[yajña|sacrifici vedici]] riprese a partire dal V secolo d.C. provocando un forte cambiamento sociale e di attribuzione di ruolo nella casta dei brahmani. Questi ultimi si distribuivano sempre più sul territorio, fino ai villaggi e alle famiglie presentandosi come una casta separata e collegata in esclusiva col sacro.
 
Così vennero a delinearsi quei tre "gruppi" sacerdotali che riverbereranno nell'India moderna: i brahmani detti ''vaidika'', strettamente legati alla tradizione vedica e alla letteratura religiosa in lingua sanscrita detta ''[[ŚrutiShruti]]'' e quindi alle relative scuole di trasmissione anche cultuale; un gruppo più vasto costituito sempre da brahmani ma dedito a testi e riti relativi alla raccolta religiosa detta ''[[SmṛtiSmriti]]'', quindi agli ''[[Itihāsa]]-[[Purāṇa]]'', più aperta, quindi, agli idiomi locali quali, ad esempio il tamiḻ o il konkanī; infine un maggiormente diffuso gruppo "sacerdotale" che prescindeva dall'appartenenza castale, includendo anche i fuori-casta, e dedito prevalentemente a culti inerenti alla Dea e alla divinazione, agli esorcismi, alla taumaturgia.
 
E, nonostante le teologie "[[induiste]]" si diversificassero sempre più in differenti e contraddittorie dottrine, a volte avanzate da esponenti di caste differenti da quelle del ''brāhmaṇa'', a lui e solo a lui spettano comunque le relazioni col sacro. L'intramontata letteratura vedica indica solo lui adatto a ciò. Ma il successivo sviluppo medievale fa emergere tre distinti gruppi sacerdotali: il primo, ancora vincolato alla letteratura vedica e al linguaggio [[sanscrito vedico]]; il secondo, più grande, pronto ad accogliere la letteratura religiosa successiva come i ''[[Purāṇa]]'' e gli ''[[Āgama]]'' e pronto ad accogliere anche gli idiomi locali quali il [[Konkani]], il [[Lingua Tamil|Tamil]], il [[Bengali]], l'[[Hindi]]; un terzo gruppo, ancora più grande del secondo, era invece formato da sacerdoti non di casta ''brāhmaṇa'', per lo più illetterati e collegati a riti tribali, sciamanici e culti locali periferici, pronunciati secondo miriadi di dialetti locali e periferici.