Somnium Scipionis: differenze tra le versioni

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Scipione Emiliano desidera abbandonare la propria vita per raggiungere quella del cielo, ma Lucio Emilio Paolo gli risponde che potrà raggiungerlo solo se il dio a cui appartiene il cielo lo avrà liberato dal carcere del corpo, dal momento che ad ogni uomo è stato dato il compito di custodire la Terra e a tal fine l'anima dai fuochi eterni, che tutte le persone devono mantenere nel carcere del corpo; troviamo qui uno dei concetti centrali dell'opera:
{{Citazione|Coltiva la giustizia e la devozione| ''De re publica'' VI 3, ed. Zanichelli | iustitiam cole et pietatem|lingua=la}}
Il punto di vista del racconto diventa quello di Scipione che osserva l'universo dalla Via Lattea: stelle che non aveva mai visto prima, la sfera posta più in basso (la luna) e poi la Terra.
 
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A causa dei cataclismi come gli incendi o le inondazioni, che periodicamente avvengono sulla Terra, non siamo in grado di raggiungere la gloria eterna, perciò si chiede in fondo quale sia la vera importanza di essere ricordati nella storia. È l'occasione per una breve digressione astronomica: il grande anno cosmico, stando ai calcoli, dovrebbe durare più di 11.340 anni solari, quindi, secondo la tradizione sarebbe iniziato nel 716 a.C. con la morte di Romolo (anno di una famosa eclissi totale di sole) e si dovrebbe concludere quando la nostra stella subirà un'eclissi nella medesima posizione da cui è partita.
 
Il primo conquistatore di Cartagine prosegue dicendo che se Emiliano perderà ogni speranza di ritornare in quel luogo, dove sono appagate tutte le aspirazioni degli uomini grandi ed eccellenti, alla fine che valore può avere questa gloria degli uomini, che a fatica può riguardare una piccolissima parte di un solo anno cosmico? Allora se vorrà guardare verso l’alto e contemplare assiduamente quella dimora e quella abitazione eterna, non deve prestare orecchio alle chiacchiere del volgo e non deve riporre la speranza della vita nelle ricompense terrene; bisogna che la virtù per se stessa lo attragga con il suo fascino al vero onore. Non deve preoccuparsi di ciò che dicono gli altri, dal momento che tutto quel loro parlare è rinchiuso dai serrati geografici, come può osservare anche lui da lassù, e non è mai stato duraturo per nessuno e, sepolto con la morte degli uomini, scompare nell’oblio. A questo punto il discorso di Scipione Emiliano si fa anche più partecipato: se è vero che, per chi ha ben meritato della patria, si apre una specie di via per entrare in cielo, dunque egli si dichiara pronto ad adoperarsi con molta più sollecitudine ciò che ha compiuto fin dall’infanzia, seguendo le orme del padre, tanto più ora, davanti ad una così elevata ricompensa. Gli risponde solennemente il nonno adottivo esortandolo a raccogliere tutti i suoi sforzi, perché egli non è destinato a morire, ma soltanto il corpo, infatti ognuno non è ciò che l'aspetto esteriore mostra, ma ciò che è la sua anima. "
{{Citazione|Sappi dunque che tu sei un essere divino":| se''De re publica'' VI 8, ed. Zanichelli | Deum te igitur scito esse|lingua=la}}
perché divina è quella forza che ha in sé la vita, che percepisce, che ricorda, che prevede, che così come governa, guida e muove quel corpo, allo stesso modo il dio supremo fa con questo mondo; e come quello stesso dio immortale muove il mondo mortale in qualche parte, così l’anima immortale muove il fragile corpo.
 
La parte finale dell'opera affronta il tema tradizionale della filosofia antica del movimento e della sua origine: ciò che si muove è per sua natura destinato alla fine, così come il principio unico di tutto è immortale e non può essere sottoposto al moto, altrimenti riceverebbe il suo moto da qualcos'altro e non sarebbe principio unico. Dunque l'anima, che è principio di movimento del corpo, è immortale ed è necessario esercitarla nelle virtù più nobili, tra cui, anzitutto, la cura della patria. Le anime educate a ciò, una volta separate dal corpo, voleranno direttamente alla sede eterna del cielo, al contrario quelle che in vita sono state deturpate dai vizi devono attendere molti secoli di purificazione girando intorno alla terra. Dopo questo insegnamento, Scipione Emiliano si desta dal sonno.