Burundi: differenze tra le versioni

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Dal [[1966]] il Burundi è una repubblica presidenziale e l'attuale capo di Stato e di governo è il [[presidente della repubblica]] [[Pierre Nkurunziza]].
 
IL PASSATO NON ESISTEEEEEE
== Storia ==
{{Vedi anche|Storia del Burundi|Cronologia del Burundi}}
Il Burundi è stato abitato fin dai tempi più antichi. Le prime testimonianze [[Archeologia|archeologiche]] datano ad un milione di anni fa. Ma le prime notizie storiche, supportate da fonti di letteratura orale, narrano della nascita del [[Regno del Burundi]] ad opera di [[Ntare Rushatsi]] presumibilmente attorno al [[1680]].
 
Nel [[1884]] i [[Germania|tedeschi]] invasero sia il Burundi che il Ruanda, entrambi annessi come [[protettorato]] all'[[Africa Orientale Tedesca]]. Durante la [[prima guerra mondiale]] i [[Belgio|belgi]] invasero a loro volta i territori che vennero chiamati [[Ruanda-Urundi]] ed affidati dalla [[Società delle Nazioni]] al [[Belgio]] come [[mandato]]. L'amministrazione belga mantenne sostanzialmente gli assetti sociali e politici preesistenti, secondo i principi dell'amministrazione indiretta, ma non tenne conto della complessità della struttura tradizionale ed operò una drastica semplificazione di tipo razziale, secondo i dettami dell'epoca, avvantaggiando una parte sociale minoritaria, i [[Tutsi|batutsi]], ai danni della maggioranza, i [[Hutu|bahutu]] ed i [[Twa|batwa]]. I conflitti etnici iniziati all'epoca, non hanno ancora trovato una soluzione definitiva.
 
=== L'indipendenza e i colpi di stato ===
{{Vedi anche|Regno del Burundi}}
Il Burundi ottenne l'indipendenza nel [[1962]], come [[monarchia costituzionale]]. La nuova organizzazione politica consolidò la posizione di potere dei batutsi, conservata illegalmente anche dopo le elezioni legislative del [[1965]], in cui i bahutu ottennero la maggioranza. La tensione fra i due gruppi etnici diede luogo a una successione di disordini e [[colpo di Stato|colpi di stato]], che iniziarono con l'assassinio di [[Louis Rwagasore]] del [[1961]] e continuarono con la presa di potere del capitano tutsi del clan Hima [[Michel Micombero]] nel [[1966]]. Micombero soppresse la [[monarchia]] e proclamò la nascita della [[repubblica]], autodichiarandosi [[presidente della repubblica]] del Burundi.
 
Nel [[1972]] col pretesto di un tentativo di colpo di Stato hutu, il governo si rese responsabile del [[genocidio]] più grande della storia del Burundi. Vi fu una strage selettiva di tutti i quadri hutu a tutti i livelli: amministratori, magistrati, insegnanti, militari e religiosi. Le vittime furono 400.000 e 500.000 i profughi costretti a fuggire nello [[Zaire]] e in [[Tanzania]]. Il massacro è ricordato col nome di ''[[ikiza]]'', la catastrofe.
 
Un nuovo colpo di Stato, nel [[1976]], portò alla presidenza [[Jean-Baptiste Bagaza]], cugino di Micombero e confermò la struttura [[Monopartitismo|monopartitica]], [[clan]]ica e regionalista del paese. Bagaza continuò la politica selettiva a danno degli hutu, anche se di bassa intensità, operando il cosiddetto "genocidio intellettuale": agli studenti hutu venne impedito l'accesso alle scuole superiori.
 
Il terzo colpo di Stato, nel [[1987]], portò al potere [[Pierre Buyoya]], militare della stessa famiglia dei precedenti. Buyoya sotto pressione dell'opinione pubblica internazionale si fece carico di risolvere la crisi del paese intraprendendo un percorso di democratizzazione. Nel [[1991]] si insediò nel paese il primo governo a maggioranza hutu; nel [[1992]] fu stesa una nuova [[costituzione]] che prevedeva un sistema pluripartitico e nel [[1993]] si tennero le prime elezioni presidenziali [[democrazia|democratiche]]. A vincerle fu l'hutu [[Melchior Ndadaye]], leader del [[Fronte per la Democrazia in Burundi]]. Ndadaye fu assassinato poche settimane dopo la nomina a presidente in un ennesimo colpo di Stato, causando nuovi disordini nel paese e una nuova strage perpetrata dall'esercito, ancora controllato dai tutsi, ai danni degli hutu.
 
Anche il successore di Ndadaye, [[Cyprien Ntaryamira]], era un hutu; egli perse la vita nell'aprile del [[1994]], in un attentato aereo, insieme al presidente del [[Ruanda]]. Questo evento scatenò un'ondata di violenza in Ruanda, ai danni dei tutsi. A Bujumbura si vissero giorni di terrore temendo una ripresa delle violenze e nuove rappresaglie. Per contenere l'esplosione di violenza in Burundi, 12 dei 13 partiti costituirono un grande governo di coalizione. Questo governo rimase al potere fino al [[1995]], per essere rovesciato nel [[1996]] da un nuovo colpo di Stato da parte di Buyoya.
 
=== Avvenimenti recenti ===
Gli scontri etnici in Burundi e Ruanda, soprattutto negli [[Anni 1990|anni novanta]], contribuirono a isolare i due paesi dalla comunità internazionale e anche dagli stessi paesi confinanti, che tuttavia furono parte attiva nei tentativi di riconciliazione, a partire dagli [[accordi di Arusha]] del [[1993]], colloqui di pace fra hutu e tutsi tenutisi ad [[Arusha]] ([[Tanzania]]).
 
Nell'agosto del [[2000]] un accordo fra i gruppi politici del Burundi stabilì una serie di scadenze per la restaurazione della democrazia. Nel [[2003]] venne firmato un [[cessate il fuoco]] fra il governo guidato da Buyoya e il gruppo di ribelli hutu più numeroso, il ''Conseil National pour la Défense de la Démocratie-Forces pour la défense de la démocratie'' (CNDD-FDD). Nello stesso anno il leader del FRODEBU, [[Domitien Ndayizeye]] prese il posto di Buyoya come presidente del paese. L'ala più estremista dei ribelli hutu, il gruppo ''Forces Nationales de Libération'' (FNL), continuò a rifiutare qualunque forma di accordo.
 
La risoluzione [[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] 1545 del maggio 2004, visto il proseguire dei combattimenti, stabilì la costituzione della missione ''United Nations Operation in Burundi'' (UNOB) con l'invio di forze di [[peacekeeping]] per supportare i processi di democratizzazione definiti negli accordi di Arusha. Nell'agosto del 2004, il FNL massacrò 152 tutsi congolesi al campo di rifugiati di [[Gatumba]], nella parte occidentale del Burundi. Il governo emise dei mandati di arresto nei confronti dei leader del FNL Agathon Rwasa e Pasteur Habimana, dichiarando il gruppo un'organizzazione terrorista.
 
Del febbraio 2005 è l'approvazione della nuova costituzione seguita da elezioni e nomina del nuovo presidente, il leader del partito CNDD-FDD [[Pierre Nkurunziza]]. Secondo quanto stabilito dagli accordi di pace la composizione delle istituzioni è stata equamente ripartita fra hutu e tutsi. Nkurunziza si è poi rivelato inadatto al ruolo, è stato coinvolto in molti scandali (poi insabbiati) ed ha avuto più di un atteggiamento dittatoriale.
[[File:BujumburaFromCathedral.jpg|thumb|upright=1.3|Il centro di [[Bujumbura]] nel 2006]]
Gruppi di ribelli del FNL sono attivi in alcune province, ma nel giugno 2006 sono state avviate trattative di pace a [[Dar-es-Salaam]] che hanno portato ad un [[cessate il fuoco]]. Sono state fatte trattative riguardanti l'integrazione dei ribelli nelle forze armate del paese. Alla fine del 2007 e all'inizio del 2008 gli scontri sono ripresi, salvo poi fermarsi definitivamente; è stata fatta l'ennesima trattativa per permettere all'FNL di diventare un partito politico, dandogli così la possibilità di partecipare alle elezioni del 2010.
 
In Burundi il tasso di [[corruzione]] è molto alto e le istituzioni non fanno praticamente nulla per migliorare la situazione. Oltre a questo bisogna tener presente l'alto tasso di [[povertà]] che imperversa nel paese e che esaspera la gente. Nel 2008 il parlamento del Burundi ha approvato l'abolizione della [[pena di morte]] per tutti i reati diventando così il terzo stato ad abolire la pena di morte in quell'anno.
 
Il 13 maggio 2015 è stato tentato un colpo di stato per deporre il presidente Nkurunziza<ref>{{Cita web|url = http://www.bbc.com/news/world-africa-32732793|titolo = Burundi coup bid: Groups seek Bujumbura control - BBC News|accesso = 14 maggio 2015}}</ref>, fallito due giorni dopo<ref>{{Cita news | url=https://www.aljazeera.com/news/2015/05/president-burundi-army-coup-failed-150515002113225.html | titolo=President 'back in Burundi' after army says coup failed | pubblicazione=Al Jazeera English | data=15 maggio 2015 | lingua=en }}</ref>.
 
Il 24 dicembre 2018 la capitale viene spostata da [[Bujumbura]] a [[Gitega]]<ref>{{Cita web|url=https://www.bloomberg.com/news/articles/2018-12-24/burundi-moves-political-capital-from-bujumbura-to-gitega|titolo=Burundi moves its political capital from Bujumbura to Gitega|sito=[[Bloomberg]]|accesso=4 gennaio 2019}}</ref>.
 
== Geografia ==