Capistrello: differenze tra le versioni

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In seguito ci fu anche un altro tentativo, quello del principe [[Colonna (famiglia)|Colonna]] che con il consenso e l'aiuto di diversi comuni ripuari, tentò di riattivare i cunicoli per bonificare l'area fucense. I lavori non furono mai portati a termine per motivi economici.
 
Il territorio comunale ricade per una parte nei [[piani Palentini]], teatro il 23 agosto [[1268]] della [[battaglia di Tagliacozzo]] combattuta tra i [[ghibellini]] sostenitori di [[Corradino di Svevia]] e le truppe [[Angioini|angioine]] di [[Carlo I d'Angiò]]. Questa battaglia, citata anche da [[Dante Alighieri]] nella [[Divina Commedia]] ([[Inferno (Dante)|Inferno]], [[Inferno - Canto ventottesimo|XXVIII canto]], vv. 16-18), rappresenta l'ultimo atto della potenza [[Hohenstaufen|sveva]] in [[Italia]].
 
[[Feudo]] del [[Conti dei Marsi|conte dei Marsi]], Crescenzo, nel [[XII secolo]], Capistrello divenne subito sede dell'esattore della [[gabella]] del passo. Nel [[XVI secolo]] il [[barone]] [[Pompeo Colonna]] tolse molte terre ai monaci dell'area appenninica del centro Italia e a Capistrello donò la [[bagliva]] di [[Civitella Roveto]].
 
La cittadina ha ricoperto, dunque, un ruolo centrale, in tutta la Vallevalle Roveto, favorito soprattutto dalla presenza in epoca medievale dell'unica strada che collegava la Marsica con [[Napoli]], passando per [[Sora (Italia)|Sora]] e [[Cassino]]. Verso il termine del [[XVIII secolo|Settecento]], con l'invasione dei francesi nel meridione d'Italia, Capistrello apparve al centro degli avvenimenti. La gendarmeria proveniente da Avezzano, infatti, si precipitò alla frontiera capistrellana per cercare di respingere l'offensiva. E fu ancora nella zona di Capistrello che operarono le bande sanfediste di Ermenegildo Piccioli, di Padre Domizio Iacobucci e di [[Michele Pezza]], duca di [[Cassano]] (soprannominato "Fra Diavolo"), tallonate dai soldati del colonnello Cavaignac.
 
=== Età Moderna ===
Nell'[[XIX secolo|Ottocento]], Capistrello fu visitata per ben due volte da un [[sovrano]]: nel [[1807]] da [[Giuseppe Bonaparte]] e nel [[1832]] da [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]], venuti ad osservare lo sbocco dell'emissario claudiano.
Tra il [[XVIII secolo|Settecento]] e l'[[XIX secolo|Ottocento]] con l'invasione dei [[Francia|francesi]] nel meridione d'Italia, Capistrello fu coinvolta negli avvenimenti legati al [[brigantaggio]]. La gendarmeria proveniente da Avezzano, infatti, si precipitò alla frontiera capistrellana per cercare di respingere l'offensiva. E fu ancora nella zona di Capistrello che operarono le bande [[Sanfedismo|sanfediste]] di Ermenegildo Piccioli, di padre Domizio Iacobucci e di [[Michele Pezza]], duca di [[Cassano]] (soprannominato "Fra Diavolo"), tallonate dai soldati del generale francese [[Jean-Baptiste Cavaignac]].
 
Nell'[[XIX secolo|Ottocento]], Capistrello fu visitata per ben due volte da un [[sovrano]]: nel [[1807]] da [[Giuseppe Bonaparte]] e nel [[1832]] da [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]], venuti ad osservare lo sbocco dell'[[Cunicoli di Claudio|emissario claudiano]].
 
=== Età contemporanea ===