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[[Dio]], dopo aver creato [[Adamo]] ed [[Eva]] (il primo nome ebraico è collegato con la parola che significa "terra", poiché il corpo dell'uomo sarebbe stato modellato con la creta; il nome di Eva - חװה, ''chavvàh'' - ha la stessa radice del verbo "vivere" - לחוות, ''<small>la</small>chavot'' -, e difatti nel testo essa sarà definita in seguito "la madre di ogni vivente", - אם כל חי, ''em kol chay''), li mette a vivere nel [[giardino dell'Eden]], comandando loro di nutrirsi liberamente dei frutti di tutti gli alberi presenti, tranne che dei frutti del cosiddetto [[albero della conoscenza del bene e del male]].
 
Ma i due, tentati dal [[serpente]], mangeranno il frutto dell'albero proibito. Il personaggio del serpente denota forse una polemica "anti-ofiolatrica", contro i [[mito|miti]] [[Cananei|cananaici]] e di altri popoli della [[Mezzaluna Fertile]]: il serpente, nella religiosità dei Cananei, rappresentava il dio supremo, [[Baal]], signore della fertilità..
 
SiNel dicetesto biblico si precisa che il serpente è "intelligente, astuto" (ערום, ''‘arum''), ma la sua intelligenza è messa a servizio di un fine cattivo: il suo è un vero e proprio disegno malefico, che si oppone subito al desiderio divino. Nel dialogo con la donna il serpente arriva per gradi al suo obiettivo: rivela il suo disegno di opposizione a Dio già nella domanda che rivolge alla donna, con il gioco di parole per il quale la proibizione di mangiare i frutti di "un albero" viene estesa a "ogni albero". Il serpente porta così la donna a dubitare che il divieto di Dio possa essere stato legittimo. La donna si lascia trascinare dal gioco del serpente e cade nella trappola della esagerazione: afferma, falsamente, che Dio ha proibito persino di toccare l'albero in questione.
 
Il serpente prospetta come conseguenza del mangiare i frutti dell'albero l'"apertura degli [[occhio|occhi]]" e il diventare "come Dio" (o "come divinità"), conoscitori del [[bene (filosofia)|bene]] e del [[male]].