Crono: differenze tra le versioni

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Dopo i Titani (vv. 139-153), l'unione tra Gea e Urano genera i tre [[Ciclopi]] (Κύκλωπες: Brontes, Steropes e Arges<ref>Dèi con un "occhio solo", i loro nomi richiamano rispettivamente il "Tonante", il "Fulminante" e lo "Splendente".</ref>)<ref>Da notare la differenza con l<nowiki>'</nowiki>''Odissea'', IX 187, dove i Ciclopi risultano dei giganteschi e selvaggi pastori e in cui, uno di questi, Polifemo,è figlio di Posidone. Qui, nella "Teogonia" esiodea, sono invece tre, dèì figli di Urano e Gaia, costruttori dei fulmini che poi consegneranno a Zeus; in Callimaco, "Inno ad Artemide", sono gli aiutanti di Efesto, costruttori delle fortificazioni delle città dell'Argolide, ma lo scoliaste (Esiodo "Theog.", 139) indica questi ultimi come una "terza" categoria di Ciclopi: «perché di Ciclopi ci sono tre stirpi: i Ciclopi che costruirono le mura di Micene, quelli attorno a Polifemo e gli dèi stessi.»</ref>; e i Centimani (Ἑκατόγχειρες, [[Ecatonchiri]]): Cotto, Briareo e Gige dalla forza terribile<ref>Così lo scoliaste (148): «Costoro sono detti venti che prorompono dalle nubi, e sono di sicuro devastatori. Per questo miticamente sono provvisti anche di cento braccia perché hanno pulsionalità guerresche. Cotto, Briareo e Gige sono i tre momenti (dell'anno): Cotto è la canicola, cioè il momento dell'estate, Briareo è la primavera in rapporto con il fiorire ('bryein') e crescere le piante; Gige è il tempo invernale.» (Trad. Cassanmagnago, p. 503).</ref>.
 
Urano (vv.154-182), tuttavia, impedisce che i figli da lui generati con Gea, i dodici Titani, i tre Ciclopi e i tre Centimani, vengano alla luce. La ragione di questo rifiuto risiederebbe secondo alcuni autori<ref>Cfr. [[Fritz Graf]]. "Il mito in Grecia". Bari, Laterza, 2007, p.61; Cassanmagnago ''Op. cit.'' p.929</ref>, nella loro "mostruosità". Ecco che la madre di costoro, Gea costruisce dapprima una falce dentata e poi invita i figli a disfarsi del padre che li costringe nel suo ventre. Solo l'ultimo dei Titani, Crono, risponde all'appello della madre: appena Urano si stende nuovamente su Gaia, Crono, nascosto<ref>Nella vagina della madre, "locheòs" (così legge [[Shawn O'Bryhim]], "Hesiod and the Cretan Cave", in "Rheinisches Museum fuer Philologie" 140: 95-96, 1997).</ref> lo evira usando un [[Harpe]].
 
Da questo momento inizia il dominio di Crono il quale, unendosi a [[Rea (mitologia)|Rea]], genera: [[Estia|Istie]] (Ἱστίη, ionico; anche Estia dall'attico Ἑστία), [[Demetra]] (Δήμητρα), [[Era (mitologia)|Era]] (Ἥρα, anche Hera), [[Ade]] (Ἅιδης) ed [[Poseidone|Ennosigeo]] (Ἐννοσίγαιον, Scuotitore della terra, da intendere come Posidone o Poseidone Ποσειδῶν<ref>Cfr. Colonna nota 31 p.86.</ref>); ma tutti questi figli vengono divorati da Crono in quanto, avvertito dai genitori Gea e Urano che uno di questi lo avrebbe spodestato, non vuole cedere il potere regale. Grande sconforto questo stato di cose procura a Rea, la quale, incinta dell'ultimo figlio avuto da Crono, [[Zeus]] (Ζεύς), e consigliatasi con gli stessi genitori, decide di partorire di nascosto a Lycto (Creta)<ref>O sul monte Egeo, per il confronto cfr. Arrighetti p. 345-6.</ref>, consegnando a Crono una pietra che questi divora pensando fosse il proprio ultimo figlio.