Hailé Selassié: differenze tra le versioni

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[[File:ETH-BIB-Die zwei Töchter des Kaisers im Palastpark-Abessinienflug 1934-LBS MH02-22-0372.tif|thumb|Due figlie dell'imperatore nel parco del palazzo (1934)]]
 
Secondo la tradizione etiope ''[[Ras (titolo)|ras]]'' Tafarì Maconnèn, incoronato imperatore colcon il nome di Hailé Selassié I, è il duecentoventicinquesimo discendente della [[dinastia Salomonide]], attraverso la linea di David, appartenente alla [[Tribù di Giuda]].
 
Nell'antico testo sacro etiope ''[[Gloria dei Re]]'', la [[Regina di Saba]] (ovvero d'[[Etiopia]]) chiamata Machedà incontrò [[re Salomone]] (evento descritto anche nella Bibbia, 1 Re 10; 2 Cr 9), ed ebbero assieme un figlio, il primogenito, incoronato re colcon il titolo di [[Menelik I]]. Da questo sovrano, attraverso 224 generazioni discenderebbe Hailé Selassié. Secondo la tradizione etiope, seguendo la linea monarchica di discendenza diretta, il duecentoventicinquesimo erede del trono è l'ultimo re dei re.
 
Figlio di [[Maconnèn Uoldemicaèl|ras Maconnèn Uoldemicaèl]] e cugino del [[negus]] [[Menelik II d'Etiopia]], Hailé Selassié cresce tra la corte imperiale e quella paterna, diventando amministratore e governatore di [[Harar]] all'età di 13 anni. Inoltre, dall'età di 6 anni, ricevette una educazione mista, sia da parte del clero copto, che da un missionario gesuita francese, imparando a padroneggiare bene diverse lingue straniere (in particolare il francese e l'arabo). Divenne anche un lettore compulsivo, dagli ampi interessi. Nel [[1906]] si sposa con [[Menen Asfaù]].
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=== Il conflitto con l'Italia ===
Dopo l'[[incidente di Ual Ual]] e l'inizio della crisi diplomatica con l'[[Italia]], si reca spesso alle conferenze della [[Società delle Nazioni]] per perorare la causa etiope: è del 2 gennaio [[1935]] il suo più preoccupato intervento per la tutela dei confini abissini. Il 2 ottobre 1935 [[Benito Mussolini|Mussolini]] annuncia la guerra contro l'Etiopia; il giorno seguente Hailé Selassié I chiama a raccolta i suoi soldati con parole dure e toccanti mentre il 19 ottobre consiglia al comandante militare [[Cassa Darghiè|ras Cassa Darghiè]] di utilizzare la tattica della [[guerriglia]] e di puntare molto sulla [[armi contraerei|contraerea]]. Nel frattempo, il 18 novembre l'[[Italia]] è colpita dalle [[Sanzioni economiche all'Italia fascista|sanzioni economiche]], approvate alla [[Società delle Nazioni]] da 50 stati colcon il solo voto contrario dell'Italia e l'astensione di Austria, Ungheria e Albania<ref>{{Cita libro|autore=[[Nicola Tranfaglia]]|titolo=Il fascismo e le guerre mondiali|editore= UTET|anno=2011|p=309}}</ref>
 
Dopo gli iniziali successi italiani, in dicembre prova a ribaltare la situazione lanciando l'offensiva di Natale, che però si esaurisce nel gennaio [[1936]] senza ottenere risultati di rilievo. Qualche settimana dopo la sconfitta di [[ras Immirù]], Selassié raduna la propria guardia imperiale e muove verso nord, incontro all'esercito italiano. Le due armate si scontrano nella conca di [[Battaglia di Mai Ceu|Mai Ceu]]. All'alba del 31 marzo gli abissini attaccarono gli alpini ma vengono bloccati e infine respinti. La battaglia terminò con perdite in entrambi gli schieramenti e fu chiaro che per Hailé Selassié si trattasse di una grave sconfitta, conseguentemente egli ordinò la ritirata verso [[Dessiè]]. Badoglio valutò le perdite etiopiche in circa 8.000 caduti (in parte durante il successivo inseguimento, in cui si distinse particolarmente la Regia Aeronautica, con bombardamenti convenzionali, mitragliamenti ed attacchi con l'iprite), mentre quelle italiane ammontavano a 68 ufficiali, 332 soldati nazionali e 873 ascari eritrei.