Francesco Filippini: differenze tra le versioni

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Filippini è tra i pochi che hanno la capacità di interloquire con le tendenze più avanzate del suo momento storico e, in particolare, con Monet, che proprio negli anni Settanta aveva avviato un’indagine attorno alle atmosfere corrusche, invernali, della stazione ferroviaria di Saint-Lazare. Dopo il suo soggiorno a Parigi nel 1897 Filippini nella ricerca di "In Laguna veneta", risponde a Claude Monet, con i neri ferrigni, i fumi sporchi, l'aura lutulenta che troviamo nel dipinto "In ponte d’Europa, stazione Saint Lazare" di Monet. Non è solo il dato manifesto del paesaggio a colpire, ma un senso di cataclisma che si ripete sulla linea della quotidianità e che nasce dalla proiezione psichica del pittore sull'elemento naturale. Filippini con un senso del dramma che non esiste in Monet, riprende come Monet soprattutto, le opere scure, invernali, cupe, che si adattano alla sensibilità tormentata di Filippini e a una pennellata che resta di matrice scapigliata.<ref>[https://www.stilearte.it/francesco-filippini-e-monet-dalla-francia-il-pittore-bresciano-importo-nuova-pittura/ Francesco Filippini e Monet, dalla Francia il pittore bresciano importò nuova pittura, Mef Bernardelli Curuz, stilearte.it quotidiano di cultura dal 1995, 15 maggio 2018].</ref>
 
Filippini si dedica del resto inizialmente a soggetti storici e ritratti, influenzato anche da tardi echi della pittura [[Scapigliatura|scapigliata]], riscontrabili nell'adozione di una stesura pittorica abbreviata. Dagli anni ottanta la sua produzione si rivolge in modo preponderante alla [[Pittura paesaggistica|pittura di paesaggio]], con la sua prima mostra alla [[Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente|Società Permanente]] di Milano nel 1886, mentre la sua partecipazione alla prima mostra "Triennale dell'[[Accademia di Brera]]" del 1891, dichiarerà la sua adesione al [[Realismo socialista]], portandolo ad essere un movimento di eccellenza artistica di Milano e per tutta la pittura Lombarda.<ref>[http://www.artgate-cariplo.it/static/upload/a_c/a_collection_of_excellence.pdf Francesco Filippini], Giovanna Ginex, Domenico Sedini, A Collection of Cultural Excellence, the Artistic Heritage of the [[Fondazione Cariplo]], 2014, Skira editore, Milano, pgg.105].</ref> La pratica ''[[en plein air]]'', obbligava Filippini a una rapidità d'esecuzione particolarmente spiccata: ciò, tuttavia, era perfettamente compatibile con il suo credo pittorico, finalizzato a cogliere le impressioni fuggevolissime e irripetibili. Nelle sue opere emerge l'assoluta sincerità nei confronti del vero naturale, accompagnato da un consapevole rigore compositivo, in un robusto linguaggio affidato ad una pennellata larga, aspra ed essenziale.<ref> cfr. Anonimo, in "Natura ed Arte", anno IV, n. 11, 1-5&nbsp;1895, p. 829, Sotheby's.</ref>
 
{{Citazione necessaria|La caratteristica della luce inseguita da Filippini è che è ''naturale''. Filippini infatti, dipingendo ''en plein air'', all'aria aperta, si immerge nella natura. Oscillando tra il realismo sociale e il nuovo naturalismo realizzò opere ''en plein air'' che, nella trascrizione pittorica dei paesaggi italiani, cercavano di rispettare gli stessi meccanismi che regolano la visione umana. Sperimentando la nuova tecnica pittorica che in quegli anni andavano coltivando anche i suoi amici parigini Monet e Renoir, tutta basata sulle variazioni degli effetti di luce.}}<ref>[http://www.aab.bs.it/wp-content/uploads/2013/07/Catalogo-067-FRANCESCO-FILIPPINI.pdf]| Roberto Ferrari, "Francesco Filippini e la pittura bresciana dell'Ottocento".</ref>
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* B. Passamani, R. Stradiotti, ''Paesaggi e figure nelle opere di Francesco Filippini'' (catal.), Brescia. 1979
* B. Spataro, ''La pittura nei secoli XIX e XX'', in Storia di Brescia, IV, pp.&nbsp;955–958, Brescia-Roma, 1964
* [[Agostino Mario Comanducci]], op. cit. 1962, p. &nbsp;707
* Marino Marioli, ''Pittori dell'800 bresciano: Francesco Filippini, Luigi Lombardi, Arnaldo Zuccari, Francisco Rovetta, Cesare Bertolotti'', [Mostra] 9 settembre - 15 ottobre, 1956. Palazzo della Loggia, Brescia, 1956
* Sergio Onger, ''Verso la modernità. I bresciani e le esposizioni industriali'', 1800-1915
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* ''Catalogo della Esposizione Annuale della Permanente'', Milano, 1889, p.&nbsp;41
* ''Per le feste del Moretto'', ibid., 27 luglio 1898
* [[Enrico Somaré]], op. cit. 1928, pp. &nbsp;145, 244
* [[Giorgio Nicodemi]], in «Emporium», luglio 1934, p. &nbsp;39
* [[Giorgio Nicodemi]], ''F. Filippini'', Milano, 1946
* U. Galetti, E. Camesasca, op. cit. 1951, pp. 937-938&nbsp;937–938
* S. Pagani, op. cit. 1955, pp.255-263&nbsp;255–263
* G. L. Marini, in «Dizionario enciclopedico bolaffi dei pittori e degli incisori italiani: Dall'XI al XX secolo», Torino 1973, IV, p. &nbsp;454
* L. Anelli, op. cit. 1984, pp. 84-103&nbsp;84–103, 197-211, 299-301 (con bibl.).
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* {{Cita web|url=http://www.aab.bs.it/wp-content/uploads/2013/07/Catalogo-067-FRANCESCO-FILIPPINI.pdf|autore=Roberto Ferrari|titolo=Francesco Filippini e la pittura bresciana dell’Ottocento|editore=www.aab.bs.it|description=Roberto Ferrari. "Francesco Filippini, Brescia e la pittura del XIX secolo"}}
 
 
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[[Categoria:Pittura lombarda dell'Ottocento]]