Hailé Selassié: differenze tra le versioni
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|FineIncipit = è stato ''[[Negus#Negus neghesti|negus neghesti]]'' e ultimo [[imperatore d'Etiopia]] dal [[1930]] al [[1936]], e dal [[1941]] al [[1974]]
}}
Era l'erede della [[dinastia Salomonide]], che secondo la tradizione avrebbe origine dal
== Biografia ==
=== Primi anni ===
[[File:Selassie on Time Magazine cover 1930.jpg|thumb|sinistra|Hailé Selassié sulla copertina del [[
[[File:ETH-BIB-Die zwei Töchter des Kaisers im Palastpark-Abessinienflug 1934-LBS MH02-22-0372.tif|thumb|Due figlie dell'imperatore nel parco del palazzo (1934)]]
Secondo la tradizione etiope
Nell'antico testo sacro etiope ''[[Gloria dei Re]]'', la [[Regina di Saba]] (ovvero d'[[Etiopia]]) chiamata Machedà incontrò
▲Secondo la tradizione etiope ''[[Ras (titolo)|ras]]'' Tafarì Maconnèn, incoronato imperatore con il nome di Hailé Selassié I, è il duecentoventicinquesimo discendente della [[dinastia Salomonide]], attraverso la linea di David, appartenente alla [[Tribù di Giuda]].
▲Nell'antico testo sacro etiope ''[[Gloria dei Re]]'', la [[Regina di Saba]] (ovvero d'[[Etiopia]]) chiamata Machedà incontrò [[re Salomone]] (evento descritto anche nella Bibbia, 1 Re 10; 2 Cr 9), ed ebbero assieme un figlio, il primogenito, incoronato re con il titolo di [[Menelik I]]. Da questo sovrano, attraverso 224 generazioni discenderebbe Hailé Selassié. Secondo la tradizione etiope, seguendo la linea monarchica di discendenza diretta, il duecentoventicinquesimo erede del trono è l'ultimo re dei re.
Figlio di [[Maconnèn Uoldemicaèl|ras Maconnèn Uoldemicaèl]] e cugino del [[negus]] [[Menelik II d'Etiopia]], Hailé Selassié cresce tra la corte imperiale e quella paterna, diventando amministratore e governatore di [[Harar]] all'età di 13 anni. Inoltre, dall'età di 6 anni, ricevette una educazione mista, sia da parte del clero copto, che da un missionario gesuita francese, imparando a padroneggiare bene diverse lingue straniere (in particolare il francese e l'arabo). Divenne anche un lettore compulsivo, dagli ampi interessi. Nel [[1906]] si sposa con [[Menen Asfaù]].
Inizialmente è considerato come il possibile successore di suo cugino Menelik, ma il trono va al presunto [[Islam|musulmano]] [[
Durante la reggenza promuove la modernizzazione del Paese e nel [[1923]] ottiene l'ingresso dell'Etiopia nella [[Società delle Nazioni]], primo Paese [[africa]]no a farne parte. Nel [[1924]] è in visita ufficiale in [[Italia]] e in [[Città del Vaticano|Vaticano]], oltre che in diversi altri paesi europei (Francia, Svezia e Gran Bretagna gli tributeranno grandi onori). Viene dapprima incoronato [[negus]] neghesti (re dei re) nel [[1928]] e, alla morte dell'imperatrice, diventa [[imperatore]] il 2 novembre [[1930]] assumendo il nome di Hailé Selassié, che significa "Potenza della Trinità". Nel 1930 vara la prima costituzione etiopica (che stabilisce per l'imperatore ampissimi poteri, ma si ispira per molti versi alla costituzione giapponese del 1889) nel [[1931]] crea un primo [[senato]] di notabili e successivamente fonda l'[[Università di Addis Abeba]].
Tutto il periodo tra il 1916 e il 1930 venne utilizzato per modernizzare il paese in senso accentratore
Più tesa era la situazione con l'Italia fascista, che non vedeva affatto di buon occhio la modernizzazione dell'Etiopia, cercava di ostacolarla finanziando le congiure
Uno dei problemi emersi negli anni '20 era quello della scarsità di entrate certe per lo stato, unito alla debolezza della riserve di valuta straniera forte, per questo la tassazione venne più volte alzata,
L'abolizione della schiavitù fu più volte tentata, e più volte rimandata, furono però abolite la tratta e la compravendita degli schiavi, promulgate norme per favorire il concetto di "ventre libero" (ovvero il figlio di uno schiavo non sarebbe stato schiavo) e per rendere conveniente la liberazione degli schiavi nel diritto ereditario. Il numero di schiavi si ridusse così lentamente, da circa 6-700.000 a quasi 500.000 nel 1932, in un processo graduale che avrebbe dovuto portare, nelle intenzioni dell'imperatore, alla completa soppressione di questa pratica entro il 1940. Come in tutte le opere di modernizzazione di Selassié si verificò anche in questo la sua abituale prudenza, volta a far uscire il suo paese dalla dimensione "medioevale" senza rotture o traumi, come invece faceva in quegli anni Ataturk, puntando di più sull'educazione e la modernizzazione delle coscienze, limitando gli interventi dall'alto al mantenimento di un rigido ordine pubblico
L'imperatore era famoso anche per il suo carattere tranquillo e paziente, per la sua capacità di gestire le congiure di corte in modo indolore, sopravvivendo a qualunque avversità, per l'amore verso la cultura, sia tradizionale che occidentale, la passione per i cani, le ottime capacità propagandistiche, l'attenzione verso la stampa e i media, il gusto per lo sfarzo del cerimoniale di corte (da lui reso più "occidentale").
=== Il conflitto con l'Italia ===
Dopo l'[[incidente di Ual Ual]] e l'inizio della crisi diplomatica con l'[[Italia]], si reca spesso alle conferenze della [[Società delle Nazioni]] per perorare la causa etiope: è del 2 gennaio [[1935]] il suo più preoccupato intervento per la tutela dei confini abissini. Il 2 ottobre 1935 [[Benito Mussolini|Mussolini]] annuncia la guerra contro l'Etiopia; il giorno seguente Hailé Selassié I chiama a raccolta i suoi soldati con parole dure e toccanti mentre il 19 ottobre consiglia al comandante militare [[Cassa Darghiè|ras Cassa Darghiè]] di utilizzare la tattica della [[guerriglia]] e di puntare molto sulla [[
Dopo gli iniziali successi italiani, in dicembre prova a ribaltare la situazione lanciando l'offensiva di Natale, che però si esaurisce nel gennaio [[1936]] senza ottenere risultati di rilievo. Qualche settimana dopo la sconfitta di [[Immirù Hailé Selassié|ras Immirù]], Selassié raduna la propria guardia imperiale e muove verso nord, incontro all'esercito italiano. Le due armate si scontrano nella conca di [[Battaglia di Mai Ceu|Mai Ceu]]. All'alba del 31 marzo gli abissini attaccarono gli alpini ma vengono bloccati e infine respinti. La battaglia terminò con perdite in entrambi gli schieramenti e fu chiaro che per Hailé Selassié si trattasse di una grave sconfitta, conseguentemente egli ordinò la ritirata verso [[Dessiè]]. Badoglio valutò le perdite etiopiche in circa 8.000 caduti (in parte durante il successivo inseguimento, in cui si distinse particolarmente la Regia Aeronautica, con bombardamenti convenzionali, mitragliamenti ed attacchi con l'iprite), mentre quelle italiane ammontavano a 68 ufficiali, 332 soldati nazionali e 873 ascari eritrei.
Quella di Mai Ceu fu l'ultima grande battaglia in cui un imperatore in carica condusse e guidò di prima persona il suo esercito, mentre nei giorni precedenti (il 15 febbraio 1935) Hailé Selassié fu il primo (e unico) imperatore ad abbattere un aereo (manovrando un cannoncino contraereo Oerlikon da 20 mm)<ref>cfr. Angelo del Boca, Il negus, Laterza, Bari, 1995-2007, pp. 143</ref>. In verità Selassie condusse di persona il suo esercito in altre occasioni, sia in precedenza (come ad Anchem, contro i partigiani del precedente imperatore e contro alcuni ribelli), sia in seguito durante le operazioni di riconquista dell'Etiopia nella seconda guerra mondiale, tuttavia non ebbe la fama di grande guerriero, come i suoi avi (in particolare Menelik e
La difesa di Addis Abeba e del sud del paese si presentava allora molto critica, anche perché il grosso dell'esercito etiopico era stato colpito duramente, soprattutto dall'aviazione e dall'artiglieria italiana, con l'uso di gas (Iprite o gas mostarda e Fosgene) contro cui gli etiopi non potevano opporre che alcune centinaia di vecchie maschere anti gas, per altro non sempre funzionanti. Si decise di non difendere la capitale e di far fuggire l'imperatore dal paese anche per timore di vedere la città completamente distrutta dall'aviazione.
Poco prima del compimento della conquista italiana Hailé Selassié scelse l'esilio volontario dal suo Paese e si
{{Citazione|[…] È mio dovere informare i governi riuniti a Ginevra, in quanto responsabili della vita di milioni di uomini, donne e bambini, del mortale pericolo che li minaccia descrivendo il destino che ha colpito l'Etiopia. Il governo italiano non ha fatto la guerra soltanto contro i combattenti: esso ha attaccato soprattutto popolazioni molto lontane dal fronte, al fine di sterminarle e di terrorizzarle. […] Sugli aeroplani vennero installati degli irroratori, che potessero spargere su vasti territori una fine e mortale pioggia. Stormi di nove, quindici, diciotto aeroplani si susseguivano in modo che la nebbia che usciva da essi formasse un lenzuolo continuo. Fu così che, dalla fine di gennaio del 1936, soldati, donne, bambini, armenti, fiumi, laghi e campi furono irrorati di questa mortale pioggia. Al fine di sterminare sistematicamente tutte le creature viventi, per avere la completa sicurezza di avvelenare le acque e i pascoli, il Comando italiano fece passare i suoi aerei più e più volte. Questo fu il principale metodo di guerra. […] A parte il Regno di Dio, non c'è sulla terra nazione che sia superiore alle altre. Se un governo forte acquista consapevolezza che esso può distruggere impunemente un popolo debole, quest'ultimo ha il diritto in quel momento di appellarsi alla Lega delle Nazioni per ottenere il giudizio in piena libertà. Dio e la storia ricorderanno il vostro giudizio. […]|Estratto del discorso di Hailé Selassié alla Società delle Nazioni, 30 giugno 1936<ref>[http://www.polyarchy.org/basta/documenti/selassie.1936.html Testo (incompleto) del discorso]</ref>.}}
[[File:Ethiopian men gather in Addis Ababa, heavily armed with captured Italian weapons, to hear the proclamation announcing the return to the capital of the Emperor Haile Selassie in May 1941. K325.jpg|thumb|Soldati [[Etiopia#Etnie|etiopi]] (Arbegnoch) ad Addis Abeba, armati con armi confiscate agli italiani, che ascoltano il proclama che annuncia il ritorno nella capitale dell'imperatore Haile Selassie (maggio [[1941]])|left]]
[[File:Selassie WWII.jpg|thumb|left|
=== Il ritorno in patria e il dopoguerra ===
[[File:Hailè Selassiè nel 1941 con il capo della chiesa copta Gabre Guirguis.jpg|thumb|Hailé Selassié nel 1941 con l'Abuna della chiesa [[Chiesa ortodossa etiope]] Gabre Guirguis
L'Etiopia non fu mai completamente pacificata dalla conquista italiana, bande armate di partigiani dell'imperatore, e gruppi legati sia a movimenti locali (anche repubblicani o legati alla minoranza tigrina)
▲L'Etiopia non fu mai completamente pacificata dalla conquista italiana, bande armate di partigiani dell'imperatore, e gruppi legati sia a movimenti locali (anche repubblicani o legati alla minoranza tigrina) o aristocratici condussero una guerriglia continua, con successi temporanei ed insuccessi. Alla resistenza etiopica risposero feroci repressioni e fucilazioni di massa, oltre all'uso dei gas asfissianti. Secondo i dati ufficiali presentati dal governo etiopico nel 1945 (Cfr. Del Boca, op. cit. p. 205) nel corso dell'invasione e della "pacificazione" erano deceduti 275.000 tra civili e soldati durante le campagne del 1935-1936, a cui vanno aggiunti 75.000 resistenti uccisi in azione tra il 1936 e il 1941, 17.800 civili erano periti nello stesso periodo prevalentemente vittime di bombardamenti aerei e d'artiglieria (anche con i gas, soprattutto nel triennio 1936-1939), 30.000 civili erano stati passati per le armi (soprattutto dopo l'attentato fallito al governatore Graziani, rappresaglie ordinate da membri del seguito, in quanto Graziani rimase privo di conoscenza per oltre una settimana (cfr. Aldo Castellani, Fra microbi e re, Rusconi e Paolazzi editori, Milano, 1961, p. 69) anche contro il clero copto), 24.000 prigionieri erano stati fucilati e 35.000 erano morti in prigionia (inclusi membri della famiglia imperiale, dell'alta aristocrazia e dell'intellighenzia nazionale, deportati in Eritrea, Libia ed Italia), infine le precarie condizioni economiche causate dalla guerra, che avevano comportato migrazioni forzate, flussi di profughi, diffusione di malattie e carestie, erano morti principalmente per fame e dissenteria circa 300.000 persone, svuotando di fatto diversi villaggi. Inoltre vi erano state delle perdite considerevoli anche tra i gruppi etnici (come i Galla) e gli aristocratici che avevano scelto di appoggiare il colonialismo italiano e di assumere posizioni collaborazioniste.
Il contributo dell'imperatore alla guerra di guerriglia fu incostante
Selassié fece ritorno in patria il 20 gennaio del [[1941]], contribuendo alla sconfitta dell'[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia fascista]] e caduta dell'[[Africa Orientale Italiana]] per mano [[Regno Unito|britannica]], con la collaborazione della resistenza etiope guidata dal gruppo ''[[arbegnuoc]]''.<ref>G. Rochat, ''Le guerre italiane 1935-1943'', pp. 300-301.</ref><ref>A. Del Boca, ''Gli italiani in Africa orientale'', vol. III, pp. 338-340 e 458-460.</ref> In particolare l'imperatore riuscì a convincere il governo britannico
Gli appelli dell'imperatore, sia prima del suo rientro in patria, sia durante la campagna, riuscirono a favorire alcune sollevazioni popolari contro gli italiani, ricompattarono in senso monarchico il movimento di guerriglia, costrinsero diversi aristocratici collaborazionisti (come ras Sejum Mangascià, Chebbedé Mangascià, Ghettaciù Abate e il
La Gideon Force proseguì la sua offensiva da sud-ovest rapidamente, anche perché gli italiani concentravano la maggior parte dei loro presidi nello [[Scioa|Scioà]] e contro le truppe anglo-indiane in Eritrea
Selassié rientrò trionfalmente ad Addis Abeba il 5 maggio [[1941]], a 5 anni esatti dall'occupazione italiana, riassumendo ufficialmente il titolo di imperatore. Anche in questa occasione si comportò in modo cavalleresco verso i civili italiani (circa 35.000) concentrati nella capitale: furono impedite rappresaglie e vendette, e fu emanato un editto di perdono in cui tra l'altro si diceva: "Poiché oggi è un giorno di felicità per tutti noi, dal momento che abbiamo battuto il nemico, rallegriamoci dello spirito di Cristo. Non ripagate dunque il male
Nel dopoguerra Hailé Selassié I continua nella sua opera di modernizzazione del Paese, sopprimendo il potere dell'aristocrazia terriera, riformando l'esercito e promulgando la seconda [[Costituzione]] nel [[1955]]. Il programma riformista di Selassié dopo la guerra risultò, però, in parte contraddittorio. Da un lato il sovrano continuò ad accentrare il potere e rinforzare il potere centrale dello stato, sopprimendo le forze centrifughe dell'Etiopia e della sua riottosa nobiltà, proibendo gli eserciti privati, pacificando i confini e le popolazioni locali, avviando una massiccia opera di alfabetizzazione di base, diffondendo l'istruzione superiore; già nel 1942 riorganizzò il paese in 12 province e il distretto di Addis Abeba, con governatori di nomina imperiale e burocratica, invece che feudale ed ereditaria. Dall'altro rimase un sovrano accentratore, monocratico, aprì i ruoli di governo per merito e non per nascita, ma agli aristocratici tradizionalisti sostituì un'aristocrazia di fedelissimi, in cui il merito era costituito, generalmente, dalla fedeltà alla causa monarchica ed alla figura del sovrano, più che dall'onestà e dall'abilità. Inoltre, pur avendo ridotto il peso politico delle vecchie aristocrazie e del clero, non ne attaccò con uguale forza i privilegi economici, riducendo lentamente il peso della servitù della gleba (fino ad eliminarla del tutto, ma con un gradualismo ventennale), non attaccando minimamente i latifondi
Questo cauto riformismo, che riusciva in effetti a far progredire il paese senza però soddisfare le aspirazioni dei suoi intellettuali, iniziò a creare dei problemi al sovrano. Se fino al 1941 tutte le congiure e le insurrezioni che Selassié aveva dovuto affrontare erano di segno reazionario (sovente finanziate dal governo fascista per destabilizzare l'impero), dopo tale data il governo conobbe delle crisi laceranti con la sua intellighenzia, e diversi piani di rivoluzione o congiure di palazzo (come il tentato golpe del 1960) "di sinistra" o comunque portati avanti dalle opposizioni democratiche, progressiste, socialiste e/o comuniste, o da altre forze che talvolta erano schiettamente repubblicane o chiedevano una monarchia costituzionale di tipo britannico.
Indiscutibili furono, invece, i successi in campo internazionale. Negli anni '40 la Gran Bretagna cercò, fallendo, di mettere sotto tutela l'Etiopia, e l'Italia dovette rassegnarsi a cedere all'impero anche l'Eritrea, che divenne (con una propria costituzione) un regno unito dinasticamente all'Etiopia, garantendo all'impero lo sbocco al mare. la federazione con l'Eritrea giunse dopo un voto ONU nel 1950, (46 si, 10 no, 1 astensione, l'Italia fece campagna per il no), e si formalizzò definitivamente con la ritirata dei britannici nel 1952. Tra il 1941 e il 1952 l'Etiopia aveva costituito all'interno dell'Eritrea un partito unionista (opposto a quello indipendentista finanziato dall'Italia) e portato avanti una guerra per procura con circa 2000 guerriglieri. L'impero raggiunse dunque la sua massima estensione territoriale, non solo ma Selassié riuscì, con un abile gioco diplomatico
Inoltre cercò di non legarsi all'impero britannico, che pure tanto lo aveva aiutato nella guerra, mantenendo un governo indipendente, {{Senza fonte|spesso anzi durante gli anni quaranta in forte frizione con le autorità coloniali britanniche}}. Per farlo cercò di riallacciare i rapporti con l'Italia democratica, e, nel 1953, si alleò militarmente ed economicamente, agli USA. Questa alleanza giovò sia dal punto di vista economico che da quello militare, permettendo all'Etiopia di ricevere numerosi aiuti (ed in pratica quasi gratuitamente una moderna aviazione e diverse unità navali). In cambio gli USA ottennero una grande base aereo-navale nel Mar Rosso.
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Fu però un diplomatico troppo abile per unirsi all'America senza contropartite e senza mantenere la propria indipendenza, infatti, anche se solidamente inserito nel campo occidentale fu ben lungi dal diventare una marionetta americana, mantenne contatti diplomatici formali e proficui con l'URSS (anche a livello di accordi commerciali e prestiti agevolati), informali con la Cina e partecipò al movimento dei non allineati ed alle conferenza afro-asiatiche.
Hailé Selassié I assume particolare notorietà a livello internazionale quando l'[[Etiopia]] diventa guida dell'Organizzazione Unita Africana (OUA, oggi [[Unione
Più complessi furono i rapporti con l'Italia, i rapporti diplomatici furono ripresi nel 1951 (e regolari dal 1952), dopo che per molti anni l'Italia aveva sperato di ricevere ancora il mandato coloniale sull'Eritrea, {{Senza fonte|e aveva continuato a pensare
Il governo italiano, in cui il Ministero delle colonie e il personale burocratico legato all'esperienza coloniale avevano un peso enorme nelle questioni africane, fu particolarmente lento a cogliere la dimensione post-coloniale della storia etiopica, {{Senza fonte|oltre a non voler riconoscere la realtà della sconfitta}}, sentita come umiliante, del colonialismo italiano.
Per l'opinione pubblica italiana la [[guerra d'Etiopia]] si era conclusa nel 1936, con la vittoria italiana, e l'Etiopia non era un "vincitore" della seconda guerra mondiale, non alla pari degli altri, {{Senza fonte|permanendo un certo razzismo che anzi era più forte nel mondo della politica e del governo}}. Per questo l'imperatore non fu mai invitato in Italia negli anni '50 e '60, malgrado abbia visitato buona parte dei paesi occidentali, e molti anche del blocco orientale, o presenziato spesso all'ONU.
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Nel 1970 fu ospite in Italia del Presidente [[Giuseppe Saragat]] e in questa occasione incontrò importanti esponenti del mondo politico ed economico italiano. A Milano ebbe un incontro con [[Giordano Dell'Amore]] nel quale fu discusso un programma di assistenza tecnica sulla mobilitazione del risparmio per il finanziamento dell'edilizia abitativa in Etiopia. Erano presenti all'incontro il ministro delle finanze etiopi Mammo Tadesse e [[Arnaldo Mauri]].
Negli ultimi anni della sua vita, Hailé Selassié diventa fortemente sospettoso verso i suoi più stretti collaboratori a causa dei tradimenti che si susseguono nei suoi confronti. Nel 1974 scoppia una dura rivolta dell'esercito, guidato da una giunta militare [[Comunismo|comunista]], il [[Derg]], facente capo a [[Menghistu
Dopo il crollo del regime comunista nel 1991, le spoglie di Selassié vengono ritrovate il 16 febbraio del 1992 e tumulate nella [[Cattedrale della Santissima Trinità (Addis Abeba)|cattedrale della Santissima Trinità]] di Addis Abeba il 5 novembre del 2000.<ref name="Haile Selassie, la leggenda dell'ultimo Imperatore"/>
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|rastafarianesimo/
|Rastafarianesimo
|v
|accesso
|autore
|data
|citazione
}}</ref> il nuovo [[Messia]] e la seconda [[Incarnazione (cristianesimo)|incarnazione]] di [[Gesù]]. Il rastafarianesimo accetta tutti i dogmi del [[chiesa ortodossa etiope|cristianesimo ortodosso etiope]], il credo che il ''negus'' ha sempre praticato nella sua vita. È una delle religioni praticate soprattutto nelle [[Isole dei Caraibi|isole caraibiche]]
Tra i seguaci di questo movimento Hailé Selassié è considerato [[Gesù|Gesù Cristo]] stesso ritornato in [[
Considerato il Messia dalla religione Rastafari, Selassié rimase tuttavia sempre devoto alla [[Chiesa ortodossa etiope]], chiesa cristiana antichissima nella quale si identificarono diversi etiopi e rastafariani poiché essa considerava il [[Titoli nobiliari etiopici|Re dei re]] Hailé Selassié come il Leone di Giuda dell'Apocalisse (l'Etiopia era stata una tra le prime monarchie ad adottare il Cristianesimo [[Monofisismo|monofisita]], la Chiesa etiope divenne autocefala nel [[1959]], anno in cui il [[Patriarca (cristianesimo)|patriarca]] Basilio la sottrasse all'autorità del Patriarca [[copti|copto]] di [[Alessandria d'Egitto]]).
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| align="center"| '''Trisavolo paterno:'''<br />''meridazmach'' Wossen Seged
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| rowspan="8" align="center"| '''Madre:'''<br />''uoizerò'' Yeshimebet Ali Abba Gifar
| rowspan="4" align="center"| '''Nonno materno:'''<br />''
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno materno:'''<br />?
| align="center"| '''Trisavolo materno:'''<br />?
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| align="center"| '''Trisavola materna:'''<br />?
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| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno materno:'''<br />''ato'' Yimeru dell'etnia [[guraghé]]
| align="center"| '''Trisavolo materno:'''<br />?
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{{Onorificenze
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|data=1959
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|immagine=BEN National Order of Dahomey - Grand Cross BAR.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Nazionale del Dahomey (Dahomey)
|collegamento_onorificenza=Ordine
|motivazione=
}}
Line 455 ⟶ 453:
|immagine=FIN Order of the White Rose Grand Cross BAR.png
|nome_onorificenza=Comandante di Gran Croce con Collare dell'Ordine della Rosa bianca (Finlandia)
|collegamento_onorificenza=Ordine della Rosa
|motivazione=
}}
Line 471 ⟶ 469:
|motivazione=
|data=16 maggio 1924
}}▼
{{Onorificenze▼
|immagine=Croix de guerre 1939-1945 with palm (France) - ribbon bar.png▼
|nome_onorificenza=Croix de guerre 1939-1945 con palma (Francia)▼
|motivazione=▼
|data=1945▼
}}
{{Onorificenze
Line 478 ⟶ 483:
|motivazione=
|data=28 ottobre 1954
▲}}
▲{{Onorificenze
▲|immagine=Croix de guerre 1939-1945 with palm (France) - ribbon bar.png
▲|nome_onorificenza=Croix de guerre 1939-1945 con palma (Francia)
▲|collegamento_onorificenza=Croix de guerre 1939-1945 (Francia)
▲|motivazione=
▲|data=1945
}}
{{Onorificenze
|immagine=GAB Order of the Equatorial Star - Grand Cross BAR.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Stella equatoriale (Gabon)
|collegamento_onorificenza=Ordine della Stella
|motivazione=
}}
Line 523 ⟶ 521:
|immagine=National Order of Merit - Grand Cross (Guinea).png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Nazionale al Merito (Guinea)
|collegamento_onorificenza=Ordine
|motivazione=
}}
Line 529 ⟶ 527:
|immagine=Orden Nacional de Honor y Mérito, Gran Cruz.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Nazionale dell'Onore e del Merito (Haiti)
|collegamento_onorificenza=Ordine
|motivazione=
|data=24 aprile 1966
Line 543 ⟶ 541:
|immagine=25th Anniversary Medal 1971.gif
|nome_onorificenza=Medaglia commemorativa per il 2500º anniversario dell'impero persiano (Impero d'Iran)
|collegamento_onorificenza=Medaglia commemorativa per il
|motivazione=
|luogo=14 ottobre [[1971]]<ref>[http://badraie.com/guests.htm Badraie] {{
}}
{{Onorificenze
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|immagine=Cordone di gran Croce di Gran Cordone OMRI BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (Italia)
|collegamento_onorificenza=Ordine al
|motivazione=
|luogo=21 ottobre [[1955]]<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=32255 Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.]</ref>
Line 571 ⟶ 569:
|immagine=Order of the Golden Heart of Kenya.svg
|nome_onorificenza=Capo dell'Ordine del Cuore d'oro (Kenya)
|collegamento_onorificenza=Ordine del Cuore d'
|motivazione=
|data=1966
Line 578 ⟶ 576:
|immagine=Lebanese Order of Merit Extraordinary Grade.gif
|nome_onorificenza=Membro di Classe Eccezionale dell'Ordine al Merito (Libano)
|collegamento_onorificenza=Ordine al
|motivazione=
|data=15 aprile 1950
Line 591 ⟶ 589:
|immagine=Huisorde van de Gouden Leeuw van Nassau Ribbon.gif
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine del Leone d'oro di Nassau (Lussemburgo)
|collegamento_onorificenza=Ordine del Leone d'
|motivazione=
|data=25 maggio 1924
Line 617 ⟶ 615:
|immagine=MLI National Order - Grand Cross BAR.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce con Collare dell'Ordine nazionale del Mali (Mali)
|collegamento_onorificenza=Ordine
|motivazione=
}}
Line 629 ⟶ 627:
|immagine=Order of National Merit (Mauritania) - ribbon bar.gif
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Nazionale al Merito (Mauritania)
|collegamento_onorificenza=Ordine
|motivazione=
}}
Line 642 ⟶ 640:
|immagine=National Order - Grand Cross (Niger) - ribbon bar.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Nazionale del Niger (Niger)
|collegamento_onorificenza=Ordine
|motivazione=
}}
Line 654 ⟶ 652:
|immagine=Order Sint Olaf 1 kl.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce con Collare dell'Ordine Reale Norvegese di Sant'Olav (Norvegia)
|collegamento_onorificenza=Ordine
|motivazione=
|data=22 marzo 1949
Line 668 ⟶ 666:
|immagine=NLD Military Order of William - Grand Cross BAR.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Militare di Guglielmo (Paesi Bassi)
|collegamento_onorificenza=Ordine
|motivazione=
|data=3 novembre 1954
Line 694 ⟶ 692:
|immagine=POL Order Orła Białego BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine dell'Aquila bianca (Polonia)
|collegamento_onorificenza=Ordine dell'
|motivazione=
|data=30 ottobre 1930
}}
{{Onorificenze
|immagine
|nome_onorificenza
|collegamento_onorificenza
|motivazione
|data
}}
{{Onorificenze
|immagine=PRT Military Order of the Tower and of the Sword - Grand Cross BAR.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Torre e della spada (Portogallo)
|collegamento_onorificenza=Ordine della Torre e della
|motivazione=
|data=28 ottobre 1925
Line 715 ⟶ 713:
|immagine=PRT Three Orders BAR.png
|nome_onorificenza=Fascia dei Tre Ordini (Portogallo)
|collegamento_onorificenza=Fascia dei
|motivazione=
|data=31 agosto 1959
Line 749 ⟶ 747:
|immagine=Greek Medal of Military merit ribbon.png
|nome_onorificenza=Medaglia d'oro al merito militare (Regno di Grecia)
|collegamento_onorificenza=Medaglia d'oro al merito militare
|motivazione=
}}
Line 775 ⟶ 773:
|immagine=Order of the Most Holy Annunciation BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata (Regno d'Italia)
|collegamento_onorificenza=Ordine
|motivazione=
|data=1928
Line 796 ⟶ 794:
|immagine=UK Order St-Michael St-George ribbon.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Michele e Giorgio (Regno Unito)
|collegamento_onorificenza=Ordine
|motivazione=
|data=24 aprile 1917
Line 803 ⟶ 801:
|immagine=UK Royal Victorian Order ribbon.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale Vittoriano (Regno Unito)
|collegamento_onorificenza=Ordine
|motivazione=
|data=30 ottobre 1930
Line 817 ⟶ 815:
|immagine=Order of Merit - Grand Cross (Central African Republic).png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito (Repubblica Centrafricana)
|collegamento_onorificenza=Ordine al
|motivazione=
}}
Line 829 ⟶ 827:
|immagine=GER Bundesverdienstkreuz 9 Sond des Grosskreuzes.svg
|nome_onorificenza=Classe speciale della gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica Federale Tedesca (Repubblica Federale Tedesca)
|collegamento_onorificenza=Ordine al
|motivazione=
|data=6 novembre 1954
Line 835 ⟶ 833:
{{Onorificenze
|immagine=Star of Romania Order Communist Republic.png
|nome_onorificenza=Ordine della Stella di Romania di I
|collegamento_onorificenza=Ordine della Stella di Romania
|motivazione=
|data=1964
Line 862 ⟶ 860:
|immagine=
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Leopardo (Somalia)
|collegamento_onorificenza=Ordine
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|data=1960
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|collegamento_onorificenza=Ordine di Carlo III
|motivazione=
|luogo=27 aprile [[1971]]<ref>{{
}}
{{Onorificenze
|immagine=US Legion of Merit Chief Commander ribbon.png
|nome_onorificenza=Comandante in capo della Legion of Merit (Stati Uniti d'America)
|collegamento_onorificenza=Legion of Merit
|motivazione=
Line 883 ⟶ 881:
|immagine=Chain_of_Honor_Sudan.png
|nome_onorificenza=Collare d'Onore (Sudan)
|collegamento_onorificenza=Collare d'Onore
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}}
Line 901 ⟶ 899:
}}
{{Onorificenze
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|nome_onorificenza=Cavaliere
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|data=1958▼
}}
{{Onorificenze
|immagine=TWN Order of
|nome_onorificenza=Cavaliere di Classe Speciale dell'Ordine
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▲|data=1958
}}
{{Onorificenze
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|collegamento_onorificenza=Ordine dell'Indipendenza
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}}▼
{{Onorificenze▼
|immagine=Hu3ofl0.png▼
|nome_onorificenza=Ordine della Bandiera della Repubblica Popolare Ungherese di I Classe con Diamanti (Ungheria)▼
|collegamento_onorificenza=Ordine della Bandiera della Repubblica Popolare Ungherese▼
|motivazione=▼
|data=1964▼
}}
{{Onorificenze
Line 938 ⟶ 929:
|motivazione=
|data=1972
▲}}
▲{{Onorificenze
▲|immagine=Hu3ofl0.png
▲|nome_onorificenza=Ordine della Bandiera della Repubblica Popolare Ungherese di I Classe con Diamanti (Ungheria)
▲|collegamento_onorificenza=Ordine della Bandiera della Repubblica Popolare Ungherese
▲|motivazione=
▲|data=1964
}}
{{Onorificenze
Line 954 ⟶ 952:
|immagine=VPD National Order of Vietnam - Grand Cross BAR.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Nazionale del Vietnam (Vietnam del Sud)
|collegamento_onorificenza=Ordine
|motivazione=
|data=1958
Line 971 ⟶ 969:
}}
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* Angelo Del Boca, ''Il Negus. Vita e morte dell'ultimo Re dei Re'', [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], Bari 1995, ISBN 88-420-4697-3.
* Lorenzo Mazzoni, ''Haile Selassie I - Discorsi scelti 1930-1973'', [[Stampa Alternativa]] / Nuovi Equilibri, 2011, ISBN 978-88-6222-159-7.
* [[Ryszard Kapuściński]], ''Il Negus. Splendori e miserie di un autocrate'', [[Giangiacomo Feltrinelli Editore|Feltrinelli]], 1978, ISBN 978-8807817427
== Voci correlate ==
* [[Dinastia Salomonide]]
* [[Giuda (tribù)]]
* [[Gloria dei Re]]
* [[Marescialli di campo britannici]]
* [[Rastafarianesimo]]
▲* [[Imperatori d'Etiopia]]
* ''[[War (Bob Marley)|War]]'' (canzone di [[Bob Marley]])
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== Collegamenti esterni ==
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{{Controllo di autorità}}▼
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▲{{Controllo di autorità}}
[[Categoria:Cavalieri dell'Ordine
[[Categoria:Cavalieri dell'Ordine della Giarrettiera|H]]
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[[Categoria:Cavalieri di Gran Croce dell'Ordine reale norvegese di Sant'Olav|H]]▼
[[Categoria:Cavalieri di Gran Croce dell'Ordine reale vittoriano|H]]▼
[[Categoria:Cavalieri di gran croce OMRI decorati di gran cordone|H]]▼
[[Categoria:Dinastia Salomonide|H]]▼
[[Categoria:Imperatori d'Etiopia|H]]
▲[[Categoria:Dinastia Salomonide]]
[[Categoria:Marescialli di campo britannici|H]]
[[Categoria:Personalità della seconda guerra mondiale|H]]
[[Categoria:Presidenti dell'Organizzazione dell'Unità Africana|H]]
▲[[Categoria:Cavalieri dell'Ordine dell'Aquila Bianca|H]]
▲[[Categoria:Cavalieri di gran croce OMRI decorati di gran cordone|H]]
▲[[Categoria:Cavalieri dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro|H]]
▲[[Categoria:Cavalieri di Gran Croce dell'Ordine reale norvegese di Sant'Olav|H]]
▲[[Categoria:Cavalieri di Gran Croce dell'Ordine reale vittoriano|H]]
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