Dobbiaco: differenze tra le versioni

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== Geografia fisica ==
=== Territorio ===
[[File:Toblach im Atlas Tyrolensis.jpg|thumb|left|Il territorio di Dobbiaco nell'''[[Atlas Tyrolensis]]'' del [[1774]] ]]
[[File:Toblach im Pustert(h)al um 1898.jpg|left|thumb|Una panoramica di Dobbiaco nel [[1898]]]]
[[File:Cima Nove - Dobbiaco 01.jpg|thumb|La montagna che sovrasta il paese di Dobbiaco, [[Cima Nove (Dolomiti di Sesto)|Cima Nove]]]]
[[File:Sella di Dobbiaco.JPG|thumb|Una vista panoramica della [[Sella di Dobbiaco]], dalla frazione di Santa Maria (''Aufkirchen'')]]
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Altro fiume importante, che scorre ai piedi del paese, è la [[Rienza]], che nasce ai piedi delle [[Tre Cime di Lavaredo]] e, passando per il [[lago di Dobbiaco]], si accinge a percorrere tutta la [[val Pusteria]] fino a [[Bressanone]], per sfociare quindi nell'[[Isarco]], che a sua volta confluisce nell'[[Adige]]. Questo fiume appartiene perciò al bacino del [[mare Adriatico]].
 
Il paese è suddiviso in due zone denominate "Dobbiaco Vecchia" (''Alt-Toblach''), che si trova in posizione maggiormente elevata (1.256 [[Livello del mare|m s.l.m.]]<ref name=TCI>{{Cita libro | cognome=AA.VV.| anno= 2006| titolo=Trentino-Alto Adige - Guide d'Italia - [[Touring Club Italiano]]| editore=[[Touring Club Italiano|Touring Editore srl]]| isbn=88-365-3911-4}}</ref>) e precisamente all'interno della valle San Silvestro (l'omonimo rio è un affluente della Rienza) e "Dobbiaco Nuova" (''Neu-Toblach''), sorta agli inizi del [[XX secolo|Novecento]] in prossimità della [[Stazione di Dobbiaco|stazione ferroviaria]] e costituita proprio a cavallo della sella. Le due zone sono nettamente separate dal transito della [[Strada statale 49 della Pusteria|statale della Pusteria]].
 
Il territorio comunale ha una superficie complessiva di 126,33&nbsp;km², di cui 11,5&nbsp;km² sono occupati da insediamenti abitativi.<ref name=atlas>{{cita web
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|accesso=10 gennaio 2009}}</ref>[[File:Drei Zinnen-Tre Cime Di Lavaredo 2.JPG|thumb|Le Tre Cime di Lavaredo la cui parete settentrionale ricade nel comune di Dobbiaco]]
 
Sotto l'aspetto geologico, il paese di Dobbiaco si trova sulla [[Linea Insubricainsubrica|Linea Pusterese]] che costituisce il confine tra le [[Alpi Centro-orientali]] e quelle [[Alpi Sud-orientali|Sud-orientali]]. Questa linea comincia a Mules ([[Wipptal (valle)|Alta Valle Isarco]]), passa al di sopra del lato settentrionale della Bassa Pusteria fino a Brunico, prosegue a nord del centro della valle, attraversa il lato esterno della [[valle di Anterselva]], continua in [[valle di Casies]], e da qui attraverso la località Franadega (''Frondeigen''), Candelle (''Kandellen'') e quindi [[Prato alla Drava]].<ref name=Mairhofer83/>
Alcune aree del territorio comunale di Dobbiaco sono comprese nel [[parco naturale Tre Cime]] e nel [[parco naturale Fanes - Sennes e- Braies]].
 
=== Clima ===
{{Vedi anche|stazioneStazione meteorologica di Dobbiaco Aeroporto}}
Dobbiaco è [[Classificazione climatica dei comuni italiani|classificata climaticamente]] come ''zona F, 4503, 1256''.
 
All'interno del paese inoltre è ubicata la stazione meteorologica di Dobbiaco, la quale è ufficialmente riconosciuta dall'[[Organizzazione Meteorologicameteorologica Mondialemondiale]] ed è inoltre il punto di riferimento per lo studio del [[clima]] della corrispondente area [[alpi]]na.
 
I giorni delle gelate invernali ammontano dai 30 ai 40 ogni anno, mentre quelli di "massimo calore", ossia dai 25&nbsp;°C in su, si possono raggruppare in poco meno di un mese circa. Questo comporta quindi una zona costantemente innevata d'inverno (da dicembre a febbraio) e priva di afa d'estate.<ref name=Mairhofer83/>
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== Origini del nome ==
Il [[toponimo]] è attestato nell'[[827]], in un documento della [[arcidiocesi di Monaco e Frisinga|chiesa vescovile di Frisinga]], come ''in vico Duplago''<ref>{{cita libro |lingua= de | autore= Martin Bitschnau e [[Hannes Obermair]] | titolo= Tiroler Urkundenbuch, II. Abteilung: Die Urkunden zur Geschichte des Inn-, Eisack- und Pustertals. Band 1: Bis zum Jahr 1140 | editore = Universitätsverlag Wagner | città= Innsbruck | anno= 2009 | pagine= 61-64, n. 87| ISBN= 978-3-7030-0469-8 }}</ref>, in seguito germanizzato in ''Douplach'' ([[993]]) e successivamente in ''Toblach'' ([[1020]]). Il nome potrebbe essere preromano e la sua [[etimologia]] non è conosciuta con sicurezza,<ref>{{Cita libro | cognome=Pfister| nome=Max| anno= 1999| titolo=L'importanza della toponomastica per la storia della lingua nella Galloromania e dell'Italoromania| edizione=Rivista Italiana di Onomastica}} Ricordando le varie forme qui citate, pone il toponimo tra quelli di origine celto-romana in ''-ago'', ma ricorda che, come già osservato da Battisti, "non è da escludere completamente un'origine slava".</ref> in quanto da una parte viene esclusa una derivazione dalla [[Radice (linguistica)|radice]] ''*tob-'' ("burrone"),<ref>{{Cita libro | cognome=Pellegrini| nome=Giovan Battista| anno= 1997| titolo=Dobbiaco| edizione=[[UTET]]| isbn=88-02-07228-0}}</ref> e dall'altra si afferma che il suffisso (''-acu'', ''-ago'', in [[lingua tedesca|ted.]] ''-ach'') possa essere di derivazione pretedesca.<ref>{{Cita libro | cognome=Ambrogio et al.| nome=Renzo | anno= 2004| titolo=Nomi d'Italia. Origine e significato dei nomi geografici di tutti i comuni| edizione=[[De Agostini]]| isbn=88-511-0701-7}}</ref>
 
Una tesi ha affermato l'origine del nome "Dobbiaco", da ''Duplagum'', ovvero "due-acque", in quanto nelle vicinanze del paese si trovano sia i due laghi (il [[lago di Dobbiaco]] ed il [[lago di Landro]]), che le sorgenti di due importanti fiumi (la [[Drava]] e la [[Rienza]]);<ref name=Mairhofer83>{{Cita libro | cognome=Mairhofer| nome=Hans | anno= 1983| titolo=Dobbiaco e dintorni| edizione=[[Athesia]]}}</ref> la seconda parte del toponimo in lingua tedesca infatti si può ricondurre a ''Bach'' che in italiano significa torrente.
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[[File:Panorama Dobbiaco.jpg|thumb|Una veduta di Dobbiaco all'inizio del secolo scorso]]
Il Ducato bavaro negli anni si espanse anche oltre la [[sella di Dobbiaco]], entrando in contatto con il popolo dei [[Franchi]], i quali nel [[773]] sotto la guida di [[Carlo Magno]] conquistarono il [[Regno longobardo]], annettendolo al [[Regno franco]].<ref name=Mairhofer83/>
 
In questo periodo venne usato per la prima volta (31 dicembre [[827]]) il nome di Dobbiaco, nell'accezione di ''vicus Duplago'' o più semplicemente come ''Duplago''; successivamente, intorno al [[1020]], comparve il nome di ''Topplach'' ed in un documento del [[1158]] viene attestata per la prima volta la denominazione ''Toblach''.<ref name=Mairhofer83/>
 
Intorno all'[[1000|anno Mille]], [[Enrico II il Santo|Enrico II]] e [[Corrado II il Salico|Corrado II]] iniziarono a realizzare le [[diocesi]] dei principi Vescovi, e nel 1091 [[1091Enrico IV di Franconia|Enrico IV]] assegnò Dobbiaco e la Pusteria furono assegnate al [[diocesi di Bolzano-Bressanone|Principe-Vescovo di Bressanone]] [[Altwin|Altevino]].<ref name=dobbiacocom>{{cita web |url=http:"TCI"//www.dobbiaco.com/it/01_toblach/b_geschichte_toblach_dobbiaco.htm |titolo=Storia di Dobbiaco |accesso=4 marzo 2009}}</ref> I [[Principe vescovo|Principi-Vescovi]] decisero di cedere i loro poteri laici alle famiglie aristocratiche della contea, e quindi Dobbiaco e la val Pusteria nel [[1271]] passarono ai [[Gorizia (famiglia)|conti di Gorizia-Tirolo]].<ref name=dobbiacocomstoria/>
 
Nel [[1363]] [[Margherita di Tirolo-Gorizia|Margharethe Maultasch]], vedova del duca [[Ludovico II del Palatinato|Ludovico di Baviera]], cedette assieme ai suoi titoli nobiliari la contea a [[Rodolfo IV d'Asburgo]]. Con la [[Pace di Schärding]], la Baviera rinunciò in seguito al Tirolo, e attorno al [[1500]], con la fine della casa dinastica dei Conti di Gorizia, la Pusteria tornò ai Conti del Tirolo. Da allora le sorti del Tirolo furono competenza di [[Vienna]].<ref name=Mairhofer83/>
 
[[File:Maximilian a Dobbiaco.JPG|thumb|upright=0.8|La statua eretta nell'agosto 2009 a Dobbiaco dedicata a [[Massimiliano I d'Asburgo|Massimiliano I]]]]
In quegli anni gli Asburgo iniziarono ad entrare in contatto con il forte vicino di casa, la [[Repubblica di Venezia|Serenissima Repubblica di Venezia]], la quale rifiutò il passaggio del re [[Massimiliano I d'Asburgo|Massimiliano I]] che intendeva recarsi a [[Roma]] per farsi incoronare dal Papa imperatore del [[Sacro Romano Impero Germanico|Sacro Romano Impero]]. Egli decise quindi di ripiegare sulla proclamazione a imperatore del [[Sacro Romano Impero Germanico|Sacro Romano Impero]] ''in pompa magna'' nel [[Cattedrale di San Vigilio|duomo di Trento]] il 4 febbraio [[1508]].<ref name=Mairhofer83/>
 
L'imperatore contribuì fortemente alla crescita e al consolidamento di tutto l'impero, ma il rifiuto del suo passaggio per i territori della Venezia costituirono il ''casus belli'' per cui decise di attaccare la Repubblica. L'offensiva avvenne da due direttrici: sia da sud, su [[Rovereto]] e la [[Valsugana]], che da est, dal [[Cadore]]; gli attacchi in questa seconda direzione passarono presso Dobbiaco, attraverso la [[val di Landro]] e la [[Boite|val del Boite]]. Numerosi furono i tentativi di conquista del [[castello di Botestagno]] per aprirsi la strada per il Cadore: le truppe del maniero si arresero una prima volta il 22 febbraio [[1508]], grazie ad un aggiramento delle truppe per il [[passo Tre Croci]], lasciando così passare le truppe asburgiche, che successivamente si dovettero ritirare. La resa definitiva del castello avvenne solamente il 17 ottobre [[1511]], quando l'esercito dell'imperatore poteva disporre di migliori artiglierie.<ref name=Massimiliano>Paragrafo scritto consultando e rielaborando un opuscolo edito dal comune di Dobbiaco, in occasione dell'anniversario per l'imperatore [[Massimiliano I d'Asburgo|Massimiliano I]].</ref>
 
Dobbiaco in quegli anni fu quindi utilizzata per ammassare le truppe, per organizzare e pianificare gli attacchi, ma anche per ospitare i comandanti in capo delle forze imperiali per il settore orientale: il duca [[Erich von Braunschweig-Grubenhagen|Erich von Braunschweig]] nel [[1508]] e [[Leonhard von Völs]] nel [[1511]]. Anche l'imperatore stesso si recò a Dobbiaco, sia nel [[1508]] che nel [[1511]], per impartire le direttive di guerra; per ringraziare Dio della vittoria, Massimiliano si propose di erigere una "via dolorosa" a Dobbiaco, che fu costruita solo dopo la sua morte, nel [[1519]], da due suoi fedeli mandatari: Kaspar e Christoph Herbst.<ref name=Massimiliano/>
 
Anche in Pusteria si fecero sentire gli influssi della rivolta contadina scoppiata in [[Germania]] nel [[1525]]: nel territorio vi era quindi un generale malcontento contro il governo, ma anche contro i signori Herbst, entrambi colpevoli di aver alzato arbitrariamente le tasse. Le orde e le rivolte dei contadini arrivarono fino alla città vescovile di [[Bressanone]], ma furono ben presto represse con la forza dei principi del Tirolo.<ref name=Mairhofer83/>
 
=== Dalla rivoluzione francese al 1918 ===
[[File:Dobbiaco post alluvione 1882.JPG|thumb|upright=1.2|destra|Dobbiaco dopo l'alluvione del 1882]]
[[File:Schützen di Dobbiaco 1.jpg|thumb|left|La compagnia di ''[[Schützen (associazioni)|Schützen]]'' di Dobbiaco]]
Nel periodo tra il [[1792]] e il [[1815]], con le [[guerre napoleoniche]], il [[Tirolo]] difeso estrenuamente dagli ''[[Tiroler Schützen|Schützen]]'', cadde comunque sotto il dominio della [[Baviera]], ma si rifiutò di stare sotto di essa e insorse. L'[[Austria]] però perse e venne quindi suddivisa in tre parti: per un breve periodo Dobbiaco passò al [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno Italico]],<ref>Il regno italico aveva così il controllo della strada dell'[[Strada statale 51 di Alemagna|Alemagna]]</ref> mentre San Candido fu assegnato alle [[province illiriche]], e la parte restante della Pusteria, fino al paese di [[Villabassa]], al Regno di [[Baviera]]. Dobbiaco era quindi dipendente politicamente da [[Belluno]] ed ecclesiasticamente dall'[[arcidiocesi di Udine]]. A seguito della sconfitta di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], il 26 giugno [[1814]], il [[Congresso di Vienna]] del [[1815]] riconsegnò all'[[Austria]] le Venezie, la Lombardia e il [[Tirolo]], Dobbiaco compresa.<ref name=Mairhofer83/>
 
Nel 1830 venne eretta la "alta croce" all'inizio della val di Landro con l'iscrizione: ''Weg nach Welschland'', ovvero la "strada verso la terra straniera".
 
{{vedi anche|Birra di Dobbiaco}}
All'interno del comune di Dobbiaco esistevano due [[Birrificio|birrifici]], uno presso la frazione storica Rienza un secondo invece presso [[Landro]]. La prima fu quella che in seguito fu conosciuta come la [[birra di Dobbiaco]], di cui si hanno accenni di produzione fin dal [[1837]], quando il maesto birraio Josef Panzl proveniente dall'allora Windisch-Matrei (oggi [[Matrei in Osttirol]]) acquisì l'area dove si trovava anche un mulino. In seguito alla sua morte il birrificio passò di mano in mano ed estese il suo mercato nell'Italia settentrionale oltre che nelle terre dell'Impero.<ref name=birrificio>{{de}} W.D. Speckmann, Bierland Südtirol, ''Eine Chronik des Brauwesens und der Brauereien Toblach (Rienz)'', Südtirol in Wort und Bild, Südtirol Verlag, München, 44.Jahrgang, II.Quartal 2000, pagine 24-27.</ref>
 
Nel [[1882]] vi fu l'ennesima [[alluvione]] causata dal Rio San Silvestro, che causò a Dobbiaco la distruzione di una ventina di case e il seppellimento di altrettante, sei furono danneggiate e altre dieci inondate dal fango. Vi furono conseguentemente circa 150 persone che si ritrovarono senza una casa. Dopo quest'alluvione fu presa la decisione di spostare il corso del rio San Silvestro dalla vecchia posizione, ovvero a est del paese, sotto Costa Nosellari, in una nuova posizione maggiormente occidentale rispetto al paese. Il 27 settembre 1884 vi fu l'inaugurazione della nuova opera di protezione con la presenza delle autorità religiose. Il vecchio percorso fu invece riempito dando vita alle vie Franz Anton Zeiler ed Ehrenberg. Gli anziani del paese a quei tempi dicevano: "Se le frane giungono fino al Corno Fana, Dobbiaco e San Silvestro sono perdute".<ref>''Pustertaler Bote'', 20 ottobre 1882, pag. 167</ref>
 
Dalla metà del [[XIX secolo]], a Dobbiaco iniziò un movimento turistico, con la conseguente costruzione di nuove case. Iniziò anche la realizzazione di una nuova linea ferroviaria nel [[1871]], la quale collegava [[Vienna]] alla [[valle dell'Adige]], percorrendo la [[val Pusteria]] (in [[lingua tedesca|ted.]] la ''[[Südbahn]]linie''). Ulteriore causa dell'incremento turistico fu l'edificazione di un nuovo e grande albergo (il "Grand Hotel"), oggi centro culturale e congressi. Sorsero inoltre progressivamente organizzazioni intese alla comune utilità: nel [[1882]] venne fondata la Società delle cascine (''Sennereigenossenschaft''), nel [[1886]] l'associazione per l'abbellimento del paese (''Verschönerungsverein''), nel [[1891]] la Cassa Rurale (''Raiffeisenkasse'') ed infine nel [[1900]] una società costruì una propria centrale elettrica.<ref name=Mairhofer83/> Con il passare degli anni la fama del paese come luogo di cura e meta di soggiorno aumentò:<ref name=Tre_cime>{{cita web
|url=http://www.trecime.info/it/dobbiaco-tre-cime-alta-pusteria.asp
|titolo=Sito Tre Cime di Lavaredo - storia
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[[File:Toblach 1900.jpg|thumb|Dobbiaco all'inizio del XX secolo]]
Nel marzo [[1905]], anche per favorire il fiorente turismo, venne autorizzato il progetto di un collegamento ferroviario tra [[Cortina d'Ampezzo]] e Dobbiaco, la [[ferrovia delle Dolomiti]]; con lo scoppio del [[prima guerra mondiale|primo conflitto mondiale]] il progetto si arenò, così come il turismo, poiché le [[Dolomiti]] diventarono un enorme teatro di guerra, i cui attori furono l'[[Impero austro-ungarico]] e il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]. In realtà, i lavori per la realizzazione di una linea di tipo [[Ferrovia Decauville|decauville]] iniziarono sia da un lato che dall'altro, ma esclusivamente per permettere l'arrivo al fronte del materiale bellico e logistico.<ref name=GuerraTreCime />
 
Durante la [[Prima guerra mondiale|Grande Guerra]] la Pusteria divenne zona di operazioni, e la situazione fu delicata soprattutto per Dobbiaco, in quanto la [[val di Landro]] rappresentava un'ipotetica "porta aperta" per le truppe italiane per inoltrarsi nel territorio nemico; dal [[monte Cristallo]] (dove venne installato un osservatorio di artiglieria italiana)<ref name=GuerraTreCime>
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| edizione=[[Athesia]]
}}
</ref> si potevano tenere sotto sorveglianza i movimenti di Dobbiaco Vecchia. Il 28 febbraio [[1916]] iniziarono i primi bombardamenti sul paese, i quali provocarono lo sfollamento della popolazione nei villaggi limitrofi. Il paese subì gravi danneggiamenti, in particolare Dobbiaco Nuova: l'obiettivo militare principale era la ferrovia. Le bombe però colpirono anche Dobbiaco Vecchia, compreso il cimitero e la chiesa, la quale venne colpita da una granata il 7 luglio [[1916]]. Necessità belliche di procurarsi il bronzo per i mortai portarono alla requisizione di quattro antiche campane dal campanile della chiesa (dapprima la Terza, poi la Grande; seguirono la Quarta e la Sesta).<ref name=GuerraTreCime/> Dobbiaco risentì delle distruzioni della guerra come nessun altro paese della Pusteria, tanto che un soldato austriaco descriveva la zona di Dobbiaco come "enormi crateri uno dietro l'altro, uno dietro l'altro anche gli alberi distrutti".<ref name=GuerraTreCime />
 
Fortunatamente per il paese, con la [[Battaglia di Caporetto|disfatta di Caporetto]] (nel [[1917]]) il fronte si allontanò. L'[[Armistizio di Villa Giusti]] ricomprese Dobbiaco nella zona assegnata all'Italia "fino al monte di Dobbiaco".<ref>Le condizioni dell'armistizio prevedevano l'occupazione italiana sino ai "monti di Dobbiaco" con una clausola di spiegazione ulteriore su quali essi dovessero essere intesi. Probabilmente il senso originario doveva indicare la [[sella di Dobbiaco]], ma successivamente fu spostato alla conca di [[San Candido]] (fino a [[Prato alla Drava]]) e quello fu il confine assegnato dai trattati di pace del 1919.</ref> Con il [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|trattato di Saint Germain]] ([[1919]]), il confine non fu posto alla [[sella di Dobbiaco]], bensì 12 chilometri più ad est.<ref>Luigi Emilio Longo: ''Il confine italo-austriaco dopo la prima guerra mondiale con particolare riferimento alla Sella di Dobbiaco''. [[1989]]</ref> In seguito, per ricordare i caduti del conflitto venne edificato nei pressi della Croda dell'Acqua (in [[lingua tedesca|ted.]] ''Nasswand'') un [[Cimitero austro-ungarico di Dobbiaco|cimitero militare austro-ungarico]] per i soldati di lingua diversa da quella tedesca.<ref name=GuerraTreCime />
 
=== Dal 1918 al 1945 ===
Solamente dopo la fine della guerra, nella primavera del [[1919]], si mise nuovamente mano al collegamento ferroviario tra [[Cortina d'Ampezzo|Cortina]] e Dobbiaco ed infatti, attraverso il lavoro del [[genio militare]], se ne completò la costruzione: la [[ferrovia delle Dolomiti]] venne attivata nel giugno del [[1921]], usando inizialmente per la trazione le locomotive abbandonate dagli austriaci. Si trattava di un impianto a [[scartamento ridotto]], in principio gestito da una direzione militare e successivamente dal "Regio Circolo Ferroviario di Bolzano".<ref name=Mairhofer83/>
 
[[File:Opera 9 Dobbiaco.JPG|thumb|L'opera 9, uno dei [[bunker]] difensivi dello [[Sbarramento Dobbiaco]]]]
Durante il periodo [[fascismo|fascista]], soprattutto per l'operato di [[Ettore Tolomei]], venne attuata un'opera di italianizzazione all'interno della regione: naturalmente ne pagò le conseguenze la popolazione di madrelingua tedesca, in quanto fu proibito l'uso della [[lingua tedesca|loro madrelingua]] e vi fu l'abolizione della scuola in lingua tedesca.
Poiché Dobbiaco è situata nelle vicinanze del confine di stato, dal [[1939|'39]] vennero erette delle [[bunker|opere di fortificazione]] al fine di impedire, o comunque rallentare, un'invasione dell'[[Italia]] da parte dei [[Nazionalsocialismo|nazisti]]. Sono stati così realizzati lo [[sbarramento Dobbiaco]] e lo [[sbarramento della Val di Landro]], facenti parte del [[Vallo Alpinoalpino in Alto Adige]].<ref>
{{cita libro
| cognome=Bernasconi
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</ref>
 
Nonostante ciò, a Dobbiaco e in tutto l'[[Provincia autonoma di Bolzano|Alto Adige]] non vi furono quasi combattimenti durante la [[seconda guerra mondiale]]; gli americani arrivarono a Dobbiaco il 4 maggio 1945. Nonostante non vi si combattesse, a Dobbiaco, in località ''Nasswand'', entrò in funzione un piccolo sottocampo del [[campo di transito di Bolzano]], che ospitava circa 300 persone, liberate poi dagli americani soltanto l'8 maggio [[1945]].<ref>
{{cita web
|url = http://www.romacivica.net/anpiroma/deportazione/deportazionecampi4.htm
Riga 297:
 
=== Dal 1945 ad oggi ===
Nel [[1948]] fu sottoscritto lo '"[[Regione italiana a statuto speciale|Statuto di Autonomia]]" tra la regione [[Trentino-Alto Adige]] e il [[Governo della Repubblica Italiana|governo italiano]], con cui si tutelano le [[MinoranzeLegislazione linguisticheitaliana (Italia)a tutela delle minoranze linguistiche|minoranze linguistiche]] e si garantisce la pacifica convivenza dei tre gruppi linguistici ([[lingua tedesca|tedesco]], [[lingua italiana|italiano]] e [[lingua ladina|ladino]]).<ref>{{cita web
|url=http://www.regione.taa.it/normativa/statuto_speciale.pdf
|titolo=Lo Statuto Speciale
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</ref>
 
Nel dopoguerra il paese ebbe un nuovo sviluppo economico, grazie anche alle [[VII Giochi olimpici invernali|Olimpiadi invernali della vicina Cortina]] nel [[1956]], durante le quali il dobbiacense [[Eugenio Monti]] vinse una medaglia d'argento nel [[bob|bob a due]].<ref name=Mairhofer83/> Dobbiaco già in questi primi anni del dopoguerra richiamava molte persone importanti come [[Ernest Hemingway]], che visitò il paese il 12 ottobre 1948.<ref>Notizia tratta da una foto della Fondazione Benetton Studi Ricerche, ad opera di Ettore Sottsass.</ref>
 
La [[ferrovia delle Dolomiti]] cessò i suoi servizi alle ore 18.20 del 17 maggio [[1964]], quando da [[Cortina d'Ampezzo|Cortina]] partì l'ultimo convoglio viaggiatori.<ref>
{{cita libro
| cognome=Gaspari
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==== Chiesa di San Giovanni Battista ====
 
La chiesa di [[Giovanni Battista|San Giovanni Battista]] è il principale edificio religioso del paese. Sorge sui resti, oggi non più visibili, di quella costruita dai [[Ordine di San Benedetto|benedettini]] nella prima metà del [[IX secolo]]. L'attuale struttura, progettata dall'architetto dobbiacense [[Rudolf Schraffl]], risale al [[periodo tra 1764]]-[[ e il 1774]]. La torre campanaria, che si trova sul lato nord-ovest della navata centrale, fu completata soltanto nel [[1804]].<ref name=Chiese />
 
La parrocchiale di Dobbiaco è considerata la più importante e riuscita chiesa [[Barocco|barocca]] della [[val Pusteria]]. Risparmiata dagli appesantimenti, dagli orpelli indiscriminati e dagli [[Svolazzo (scrittura)|svolazzi]] [[rococò]] che affliggonocontraddistinguono molte chiese dell'Alta Pusteria edificate nel medesimo stile, il suo impianto offre all'esterno linee leggere e forme ben proporzionate.<ref name=Chiese /> Gli affreschi del soffitto, raffiguranti la storia di [[Giovanni Battista|San Giovanni Battista]], così come la pala dell'altare e la maggior parte degli altri dipinti, sono opera di [[Franz Anton Zeiller]]. A [[Johann Perger]] si devono invece i bei complessi scultorei dell'altare maggiore e del tabernacolo. Tre sono i San Giovanni rappresentati: infatti oltre al Battista sono raffigurati [[Giovanni Nepomuceno|San Giovanni Nepomuceno]] (nella statua antistante alla chiesa) e [[Giovanni apostolo ed evangelista|San Giovanni evangelista]].<ref name=Chiese />
 
La scelta di San Giovanni Battista come patrono della chiesa è attribuibile alla profonda devozione che per questo santo aveva l'[[Ordine di San Benedetto|Ordine dei Benedettini]], che fin dall'[[VIII secolo]] era presente nella vicina [[San Candido]].<ref name=Chiese>
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</ref>
 
Il 7 luglio [[1916]] una [[Granata (proiettilearma)|granata]] austriaca cadde sul luogo di culto, causando gravi danni. In memoria di questo avvenimento, l'ordigno venne in seguito incassato nella parete laterale destra della chiesa.<ref>Precisamente la facciata laterale sul lato meridionale della chiesa.</ref>
 
==== Via Crucis delle cappelle della passione ====
[[File:Cappella del santo Sepolcro 1.JPG|thumb|upright|La cappella del Santo Sepolcro di Lerschach, che conclude la [[Via Crucis]]]]
La [[Via Crucis]] delle cappelle della passione costituisce il cosiddetto "[[Calvario|monte Calvario]]" (''Kalvarienberg''), ovvero cinque tabernacoli a forma di cappella con il rilievo in marmo, attribuite a Michael Parth, raffiguranti la [[Passione di Gesù|passione di Cristo]]. Le cappelle furono costruite nel [[1519]] su commissione degli Herbst, signori di Dobbiaco. La quinta cappella è la maggiore e presenta tre archi rotondi su pilastri quadrangolari; è denominata la "croce di pietra". Fanno parte della Via Crucis anche l'originale cappella dei marchesi di Gorizia, nella chiesa parrocchiale, e la cappella rotonda di Lerschach.<ref name=Chiese />
 
Le stazioni si snodano lungo il paese, fino a raggiungere la cappella di Lerschach, consacrata a [[San Giuseppe]], il cui tabernacolo di forma circolare è stato edificato sui resti di una precedente chiesetta romanica. La cappella si trova ai piedi di Costanosellari (''Haselsberg''), sul Colle della Vittoria (''Viktoribühel'')<ref>Colle dove la tradizione vuole, che furono fermati gli Slavi nel IX e X secolo; cfr. {{de}} P. H. Scheffel, ''Verkehrsgeschichte der Alpen'', vol. 1: ''Bis zum Ende des Ostgotenreiches Theodorichs des Großen'', Berlino, Dietrich Reimer, 1908, p. 53.</ref>: fu voluta da [[Massimiliano I d'Asburgo|Massimiliano I]], così come le altre cappelle della Via Crucis, e ricevette la propria consacrazione solo nel [[1568]], dal vescovo ausiliare di [[Bressanone]] [[Johann von Spaur]]; le sue campane e quelle di altri edifici religiosi furono messe all'asta per volere di [[Giuseppe II d'Asburgo-Lorena|Giuseppe II]].<ref name=ViaDolorosa>
{{cita libro
| cognome=Bocher
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==== Santuario di Santa Maria ====
[[File:Santuario Santa Maria-Dobbiaco.JPG|thumb|left|upright=0.6|Il santuario di Santa Maria]]
Il santuario è collocato nell'omonima frazione, che in [[lingua tedesca|tedesco]] è ''Aufkirchen'', ovvero, tradotto letteralmente, chiesa collocata in alto: si trova infatti a 1.322&nbsp;m, un chilometro ad ovest di Dobbiaco Vecchia. La chiesa fu edificata nel [[1262]], e nella prima metà del [[XIV secolo]] divenne un'importante meta di pellegrinaggio, nota almeno quanto a ''Maria Saalen''.
Si sa che a quei tempi le feste della Madonna venivano celebrate qui invece che nella chiesa parrocchiale di Dobbiaco.<ref name=Mairhofer83/><ref name=ChieseDobbiaco>
{{cita web
Riga 374:
</ref>
 
Poiché la primitiva chiesa risultò sempre meno adatta ad accogliere i pellegrini, nel [[1470]] se ne costruì una nuova in stile gotico. Questa chiesa fu consacrata dal vescovo di Bressanone Georg Golser cinque anni dopo. Nel [[1730]] la chiesa fu nuovamente ingrandita, così come nel [[1877]], quando fu sottoposta ad un restauro radicale in stile [[Architettura neogotica|neogotico]].<ref name=ChieseDobbiaco />
 
Nel [[1983]], nel corso di ulteriori interventi, affiorarono affreschi del Quattrocento raffiguranti vari santi e alcuni stemmi nobiliari, a conferma dell'importanza del santuario nella devozione dei tirolesi.<ref name=ChieseDobbiaco />
 
Il campanile è affrescato con un'inconsueta ed enorme immagine di [[San Cristoforo]] che porta sulle spalle [[Bambino Gesù|Gesù Bambino]], e con i [[Blasone (araldica)stemma|blasoni]] di [[Gorizia]] e del [[Tirolo]], probabilmente realizzati da Simone da Tesido all'inizio del Cinquecento.<ref name=ChieseDobbiaco />
 
==== Chiesa di San Nicolò ====
[[File:Chiesa di Valle S.Silvestro.jpg|thumb|upright|La chiesa di San Nicolò ricoperta di neve]]
La chiesa della frazione di Valle San Silvestro esisteva già nel [[XV secolo]] e probabilmente anche prima. È perfettamente comprensibile la ragione per cui Valle scelse tale patrono, essendo [[San Nicola di Bari|San Nicolò]] un protettore contro gli straripamenti delle acque e le cadute di slavine, oltre che patrono dei viaggiatori (il paese di Valle, infatti, è stato diverse volte minacciato dal Rio San Silvestro). Nel [[1512]], sotto la guida del maestro costruttore Andreas Firtaler di San Candido, venne fabbricato il presbiterio con la navata centrale della chiesa, che rimangono ancora oggi le parti più antiche dell'edificio. La figura di [[San Cristoforo]] alla base del campanile risale invece agli inizi del [[XVII secolo]].<ref name=ChieseDobbiaco />
 
Come molte altre chiese, anche questa subì alcuni restauri, fino ad essere trasformata in stile barocco: vennero aperte due finestre ai lati, sorse un nuovo altare e gli altari laterali. Altri rinnovamenti radicali vennero intrapresi nel [[1865]], rendendo neogotico lo stile della chiesa.<ref name=ChieseDobbiaco />
 
Il 15 ottobre [[1960]] Valle San Silvestro fu elevata a parrocchia indipendente e l'anno successivo, sotto il parroco Francesco Michalcik, venne nuovamente restaurata; nel [[1964]] ebbe un nuovo organo.<ref name=Mairhofer83/>
 
==== Sentiero di meditazione a San Pietro in Monte ====
[[File:Chiesa di S.Pietro In Monte Dobbiaco.jpg|thumb|left|L'interno della chiesa di San Pietro in Monte]]
Sulla collina boscosa sovrastante la frazione di Santa Maria (località abitata già in epoca preistorica) sorge a 1450 [[Livello del mare|metri s.l.m.]] l'antica chiesetta di San Pietro in Monte, ricostruita nel [[1996]] a partire da un cumulo di pietre in rovina. La chiesa è realizzata in uno stile sobrio che ben si accorda al bosco circostante, ed è raggiungibile in circa venti minuti dalla chiesa della frazione di Santa Maria, seguendo un sentiero di meditazione: si tratta di un tracciato nel bosco, attrezzato di corrimani, panchine e piazzole, in cui sono stati posti monoliti granitici con piccole statue in bronzo, ad opera dell'artista della [[valle Aurina]] Jackob Oberhollenzer. L'intero ciclo è ispirato alla vicenda [[bibbia|biblica]] di [[Pietro apostolo|San Pietro apostolo]].
 
Il primo riferimento alla chiesa è dell'anno [[1329]]. Sotto [[Giuseppe II d'Asburgo-Lorena|Giuseppe II]] viene sconsacrata e chiusa al pubblico, le campane vengono messe all'asta e l'antico altare gotico trasferito nel [[castello di Ambras]], presso [[Innsbruck]]. Il luogo di costruzione della cappella non è per nulla casuale: infatti il giorno del [[solstizio]] d'inverno]] (21-22 dicembre), a mezzogiorno, i raggi di sole penetrano all'interno della cappella, formando un perfetto quadrato sull'altare.
 
Di originario, si conservano ancora i muri del frontone e delle pareti laterali, come pure i resti di un affresco sul lato esterno meridionale della cappella, raffigurante un [[San Cristoforo]] del [[XVI secolo]].<ref name=ChieseDobbiaco/>
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La chiesetta si trova nei pressi del maso ''Taschler'', in località Franadega (''Frondeigen''), dove un tempo si trovava il percorso che collegava [[Monguelfo-Tesido|Monguelfo]] a Dobbiaco, passando per la [[Valle di Casies]].
 
La data di origine della cappella non è nota, né determinabile; è noto invece che la parte più recente risale al [[1595]], così come si può leggere da una pietra posta presso la porta di accesso.<ref name=ChieseDobbiaco/> Quello era un periodo in cui il paese di Dobbiaco aveva sofferto per la fame in seguito a raccolti non sufficienti; tutta la zona inoltre nel [[1564]] aveva visto morire molte persone per la peste. È lecito quindi supporre che l'aggiunta rappresenti uno dei tanti "tabernacoli della peste" che si incontrano nella zona.<ref name=Mairhofer83/>
 
==== San Silvestro in Alpe ====
A 1.912 metri d'altezza, sull'antica strada che dalla Valle della Drava conduceva a Monguelfo, si trova il santuario di San Silvestro in Alpe, molto frequentato durante la stagione estiva.
 
La cappella attuale sorse nel [[XII secolo]] e nel [[1440]] fu ampliata. Il 3 agosto [[1441]] ricevette una nuova consacrazione e nel [[1445]] fu arricchita di indulgenze dal vescovo di Bressanone [[Nicola Cusano]]. Nel [[1786]] l'imperatore Giuseppe II nel quadro delle sue riforme fece chiudere la chiesetta; in breve tempo il tempio sull'alpe incominciò così a decadere. Solamente nel [[1899]] esso venne restaurato.<ref name=Mairhofer83/>
 
==== Chiesetta a Candelle ====
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==== Grand Hotel ====
[[File:Grand Hotel Dobbiaco.JPG|thumb|upright=1.4|left|Panoramica del Grand Hotel dopo il restauro negli anni 2000]]
Il complesso del Grand Hotel fu edificato nel [[1877]], e la prima proprietaria nel 1894 fu Elise Überbacher. Oltre ad essere stato il primo albergo di Dobbiaco, fu anche uno dei primi della [[val Pusteria]], e all'epoca era ritenuto uno degli hotel più all'avanguardia. Il nome originario era ''Südbahnhotel'' in quanto, secondo il piano originario, assieme ad esso si doveva costruire anche la [[ferrovia|linea ferroviaria]] ''[[Südbahn]]'' che avrebbe collegato [[Lienz]] e [[Fortezza (Italia)|Fortezza]].<ref name=Mairhofer83/>
 
L'edificio vide fra i suoi ospiti molti [[nobiltà|nobili]], tra cui il principe ereditario tedesco [[Federico III di Germania|Federico Guglielmo]], il re [[Alberto di Sassonia]], la principessa ereditaria austriaca granduchessa [[Stefania del Belgio|Stephanie del Belgio]] (vedova dell'arciduca [[Rodolfo d'Asburgo-Lorena|Rodolfo]]), il re [[Milan Obrenović IV di Serbia|Milan di Serbia]] assieme a suo figlio [[Alessandro I di Serbia]], il barone Natanaele Rothschild di Vienna ed il barone Leopoldo Rothschild di Parigi.<ref name=Mairhofer83/>
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[[File:GrandHotelDobbiaco1.jpg|thumb|L'[[ostello|ostello della gioventù]], presso il Grand Hotel di Dobbiaco]]
Durante il [[prima guerra mondiale|primo conflitto mondiale]] l'albergo subì alcuni danni, mai riparati; alla fine della guerra il complesso fu quindi totalmente abbandonato.
Nel [[1934]] l'edificio, messo all'asta, venne comprato dall'"Istituto di Credito Fondiario delle [[Tre Venezie]]". Nel [[1957]] vi furono anche girate alcune scene del film ''[[Addio alle armi (film 1957)|Addio alle armi]]'', ma la sua rinascita dovette attendere ancora molti anni: da allora, infatti, la struttura cambiò diversi proprietari, tra cui lo stesso [[Italia|Stato italiano]], finché nel [[1991]] il complesso passò alla [[Provincia autonoma di Bolzano]], che ne curò il restauro, conservandone la struttura originale ma cambiandone la destinazione.<ref name=Mairhofer83/>
 
Oggi il Grand Hotel è adibito a diverse funzioni: centro congressi e culturale, [[ostello|ostello della gioventù]], centro vacanze, bar, centro visite dei parchi naturali, scuola di musica, servizio per i giovani, centro di formazione, appartamenti sociali e una casa per ferie della curia. Fiore all'occhiello del complesso è la "sala auditorium [[Gustav Mahler]]", in funzione dal [[1999]] con 378 posti<ref>
{{cita web
|url = http://www.gustav-mahler.it/it/it_grandhotel_gustav_mahler_toblach_dobbiaco.htm
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|dataarchivio = 19 giugno 2009
}}
</ref> ed una buona acustica, nella quale si tengono numerosi [[Concerto (evento musicale)|concerti]], oltre a svariate conferenze.
 
==== Edificio comunale ====
[[File:Comune di Dobbiaco.jpg|thumb|left|L'edificio che ospita gli uffici comunali. In primo piano la fontana (dismessa durante il periodo invernale)]]
Lo stabile che attualmente ospita la sede del comune del paese è stato eretto nel [[1550]] dai [[Künigl|Conti Künigl]] di [[Chienes|Casteldarne]],<ref name=Mairhofer83/> che amministrarono la giustizia e la riscossione delle tasse a Dobbiaco e a [[Monguelfo-Tesido|Monguelfo]] dal [[1533]] fino al [[1826]] (salvo una breve interruzione tra il [[1810]] ede il [[1814]], quando il territorio passò all'amministrazione del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]]). Il primo della famiglia ad ottenere questo incarico fu Caspar von Künigl. L'interruzione si ebbe in seguito al protocollo, firmato a Bolzano da una commissione franco-bavarese il 7 luglio [[1810]], in virtù del quale venivano ridisegnati i rispettivi confini e gran parte del territorio di Dobbiaco venne di fatto annesso al [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] ([[dipartimento]] del [[Piave]]). Questo regime di fatto si dissolse col ritiro delle truppe francesi nel settembre del [[1813]], anche se solo nel marzo del [[1817]] si ebbe ufficialmente il ritorno alla situazione precedente.<ref name=Staffler/>
 
L'asciutto ed elegante edificio è a pianta quadrata, e fu usato dai conti durante tutta la loro giurisdizione. Durante la sua storia, ha ospitato gli uffici comunali e al giorno d'oggi è anche sede di una [[Raiffeisen Landesbank Südtirol|banca locale]].
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==== Torre Rossa ====
[[File:Torre Rossa.JPG|thumb|left|La Torre Rossa (''Roter Turm'') di Dobbiaco]]
Il nome originario della torre è ''Hornberger Turm'', dal nome del suo costruttore, originario della [[Carinzia]], il quale la edificò nel [[1430]] per scopi difensivi. Successivamente il nome fu tramutato in ''Roter Turm'', tradotto in seguito in italiano in "Torre Rossa", in quanto le sue pareti esterne furono ridipinte di tale colore.<ref name=Mairhofer83/>
 
La torre attualmente ha una foggia insolita: non è particolarmente alta e si sviluppa con una forma quadrata e piuttosto tozza. La sua esigua altezza è dovuta al fatto che nel [[IX secolo]] il rio della vicina frazione di San Silvestro straripò, provocando un'alluvione nella parte vecchia del paese.
Nel corso dei secoli, diversi furono i proprietari dell'edificio, tra cui Konrad Kurz nel [[1559]] (che oltre alla proprietà, acquisì anche un nuovo cognome: Kurtz zu Thurn) e Heinrich Winkelhofen nel [[1580]], fino a quando la stirpe Winkelhofen si estinse nel [[1736]]; l'edificio passò quindi di mano in mano, fino a che nel [[1968]] la famiglia nobiliare Taschler, che ne è anche l'attuale proprietaria, l'acquisì (in passato affittava anche gli appartamenti all'interno dell'edificio). La Torre Rossa fu importante sia durante il periodo degli Herbst (in quanto collegata al castello da loro acquistato), sia successivamente durante il periodo dei fratelli Künigl.<ref name=Mairhofer83/>
 
Rispetto all'impianto originario, lo stabile ha perso alcune strutture difensive ai suoi angoli: vi erano infatti quattro rondelle angolari di cui oggi se ne può solamente intuire l'originaria presenza. Inoltre, come accennato sopra, nel passato vi era un passaggio sotterraneo che univa la torre alla Herstenburg, costruito per consentire un'eventuale fuga da un assedio al castello: non sono mai stati effettuati scavi di tipo esplorativo del cunicolo, per constatarne le dimensioni e il tragitto, oltre all'attuale solidità.<ref name=Mairhofer83/>
Secondo le guide locali, in una delle sale della torre, la "Sala dei Cavalieri", si trovava un quadro di [[Tiziano Vecellio|Tiziano]]; non se ne sa più nulla, in quanto il fabbricato è ora in mano a privati e quindi non visitabile.<ref name=Mairhofer83/>
 
==== Caserma militare Piave ====
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=== Aree naturali ===
[[File:FanSennPrags.JPG|thumb|upright=0.7|Insegna del [[parco naturale Fanes - Sennes e Braies]]]]
Il comune di Dobbiaco ospita parte del territorio di due aree protette: il [[parco naturale Tre Cime]] e il [[parco naturale Fanes - Sennes e- Braies]].
 
== Società ==
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{{Demografia/Dobbiaco}}
 
Nel [[1844]] a Dobbiaco si contavano 1529 abitanti in 204 abitazioni. Nel [[1880]] le case erano divenute 231, con 1716 abitanti. Nel [[1900]], invece il numero di abitanti scese, ma quello delle case aumentò fino a 281, soprattutto grazie allo sviluppo del turismo. Dieci anni dopo gli abitanti salgono a 1826, con un aumento del 2,5% di italiani e ladini, i primi concentrati soprattutto a Dobbiaco Nuova la quale, secondo Jentsch e Lutz, nel [[1951]] era abitata per due terzi da italiani. Nel [[1971]] la popolazione di Dobbiaco ammontava a 2660 abitanti, con una densità di 21 per km², distribuiti in 560 case.<ref name=Mairhofer83/>
 
=== Ripartizione linguistica ===
Dall'ultimo censimento del [[2011]], gli abitanti di Dobbiaco si sono dichiarati in maggioranza di [[madrelingua]] [[lingua tedesca|tedesca]]:
{{Ripartizione linguistica
|fonte = http://www.provinz.bz.it/astat/it/popolazione/442.asp?NewsDemoG_action=4&NewsDemoG_article_id=396331 Astat Censimento della popolazione 2011 - Determinazione della consistenza dei tre gruppi linguistici della Provincia Autonoma di Bolzano-Alto Adige - giugno 2012
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=== Qualità della vita ===
Il comune di Dobbiaco è stato premiato nella primavera [[2008]] a [[Roma]] da [[Legambiente]] quale "Comune Rinnovabile", ovvero municipalità che a livello [[Italia|nazionale]] utilizza, raffrontato al numero di abitanti, la maggior percentuale di energia rinnovabile per far fronte al bisogno di calore ed energia elettrica. Questo premio è dovuto alla centrale termica, all'azienda elettrica e ai pannelli solari e impianti fotovoltaici dei singoli cittadini. Da notare come, fra i primi dieci comuni classificati, cinque siano [[Provincia autonoma di Bolzano|altoatesini]].<ref>Notizia tratta dal giornale locale di Dobbiaco. Marzo 2008.</ref>
 
Nel [[2011]], a [[Praga]] Dobbiaco si è classificata al terzo posto, dopo Brunico e Bolzano, al "Premio europeo per le energie rinnovabili".<ref>{{cita web
|url=http://www.provincia.bz.it/usp/285.asp?art=364543
|titolo=Sito Provincia di Bolzano
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=== Scuole ===
In tutto il [[Tirolo]] le istituzioni scolastiche presero realmente piede con il decreto di [[Maria Teresa d'Austria]] nel [[1774]], ma a Dobbiaco già molto prima di questa data vi erano una scuola: in un ''Urbario'' del [[1370]] sono ricordati i ragazzi ''corales'', i quali rallegravano con i loro canti le funzioni di chiesa.<ref name=Mairhofer83/>
 
Ma la scuola a Dobbiaco, così come in tutto l'Alto Adige subì una periodo nero durante il tempo fascista, quando nel [[1923]], attraverso la ''legge Gentile'', venne proibito l'insegnamento in lingua tedesca, nacquero così le ''[[Katakombenschule]]'', le "scuole delle catacombe". Anche a Dobbiaco si riuscì a costituirne una, dove è d'obbligo riportare i nomi delle coraggiose insegnanti: Maria Strobl-Abarth, Amalia Lanz, Rosa Walder e Agnes Baur-Oberhammer (tutte in seguito ricevettero una multa pari a lire 1000). Solo nel [[1943]] fu nuovamente possibile riprendere l'insegnamento in lingua tedesca.<ref name=Mairhofer83/>
 
Al giorno d'oggi Dobbiaco ha due [[scuola dell'infanzia|scuole dell'infanzia]], due [[Scuola primaria|primarie]], due [[Scuola secondaria di primo grado in Italia|secondarie di primo grado]], rispettivamente in lingua italiana e in lingua tedesca.
I tre cicli scolastici sono stati recentemente raggruppati in istituti comprensivi, ma sempre separati per la lingua d'insegnamento: uno italiano e uno tedesco.
 
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[[File:Finestra dobbiaco.jpg|thumb|Finestra su un cortile di Dobbiaco]]
Nel seguito si riportano alcuni film che hanno avuto almeno alcune scene girate nei dintorni di Dobbiaco ([[Val di Landro]] compresa):
* ''[[Addio alle armi (film 1957)|Addio alle armi]]'': film storico del [[1957]], di [[John Huston]] e [[Charles Vidor]], con [[Vittorio De Sica]] e [[Alberto Sordi]]
* ''[[Amanti (film 1968)|Amanti]]'': del [[1968]], regia di [[Vittorio De Sica]], con [[Marcello Mastroianni]]
* ''[[La Pantera Rosa (film 1963)|La Pantera rosa]]'': del [[1962]], regia di [[Blake Edwards]], con [[Peter Sellers]]
* ''[[Mercoledì delle Cenericeneri]]'': di [[Larry Peerce]], del [[1973]], con [[Elizabeth Taylor]]
* ''[[La svastica nel ventre]]'': film [[Nazisploitation|erotico nazista]], del [[1977]], di [[Mario Caiano]]
* ''[[Solo per i tuoi occhi (film)|Solo per i tuoi occhi]]'': del [[1981]], diretto da [[John Glen]], con [[Roger Moore]]
 
=== Musica ===
==== Banda musicale di Dobbiaco ====
[[File:Musikkapelle di Dobbiaco 1.jpg|thumb|La ''[[Musikkapelle]]'']]
Come ogni paese del Tirolo e non solo, anche a Dobbiaco esiste la banda musicale del paese, la ''Musikkapelle''. Questa di Dobbiaco in particolare vanta una lunga tradizione: fu fondata nel [[1821]] da Sebastian Baur, con il debutto nel [[1825]] accompagnando gli ''[[Tiroler Schützen|Schützen]]'' al [[lago di Landro]] in occasione della visita dell'arciduca ereditario [[Ferdinando II del Portogallo]]. Nel [[1886]] la banda ricevette la sua prima divisa ufficiale.<ref name=Mairhofer83/>
 
Durante il periodo delle due guerre mondiali la banda non ha passato dei bei tempi, andando a sgretolarsi anche per problemi con il regime fascista. Fu solo nel dopoguerra che Franz Strobl decise assieme al capobanda Johann Baur di ricostituire la banda musicale che continua il suo operato sia durante le feste religiose che quelle laiche come ad esempio concerti vari.<ref name=Mairhofer83/>
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== Geografia antropica - Frazioni ==
Il paese di Dobbiaco ha tre [[Frazione geografica(geografia)|frazioni]]: [[Carbonin]] (''Schluderbach''), Santa Maria (''Aufkirchen'') e Valle San Silvestro (''Wahlen'').<ref name=Massimiliano/>
 
=== Carbonin (''Schluderbach'') ===
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=== Santa Maria (''Aufkirchen'') ===
[[File:Santa Maria - Dobbiaco.JPG|thumb|upright|Il piccolo centro di Santa Maria (''Aufkirchen'')]]
È un piccolo centro abitato che sorge a 1.337&nbsp;m attorno al più noto santuario mariano della [[Val Pusteria|Pusteria]]. La prima annotazione della località - ''Vofchirchen'' - risale al [[1262]], ''Aufchirchen'' è attestata nel [[1322]]. Etimologicamente ''Aufkirchen'', con il suo suffisso ''auf-'' sta a indicare la chiesa "collocata in alto": una bella chiesetta tardo gotica del [[1475]].<ref>{{de}} Egon Kühebacher, ''Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte'', vol. 1, Bolzano 1995, ISBN 88-7014-634-0, p. 46.</ref>
 
=== Valle San Silvestro (''Wahlen'') ===
[[File:Wurzelkapelle-Schramml a Valle San Silvestro di Dobbiaco.jpg|thumb|left|La banda "Wurzelkapelle-Schramml" di Valle San Silvestro]]
È un piccolo centro che sorge sulla destra orografica dell'omonima valletta, a 1.440 [[Livello del mare|m s.l.m.]], lungo il vecchio tracciato che collegava Dobbiaco, attraverso Franadega (''Frondeigen''), alla [[Valle di Casies]]. Il toponimo ''Wahlen'' (attestato nel [[1248]] come ''Wâl'' e nel [[1259]] come ''Walen'') contiene la radice ''walch-'', con la quale si indicava nella [[lingua tedesca|germanica]] il termine "romanzo". Appare quindi assai probabile che a Valle ''Wahlen'' risiedesse fino al [[X secolo]] una popolazione romanza. Il piccolo paese appartenne fino a poco dopo la [[prima guerra mondiale]] ([[1919]]) alla giurisdizione di [[Sillian]] ed era un centro del dominio [[Frisinga|frisinghense]] di San Candido. L'omonimo torrente che scorre ai piedi del centro abitato è esondato più volte nel corso dei secoli, danneggiando gravemente Dobbiaco.<ref>{{de}} Egon Kühebacher, ''Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte'', vol. 1, Bolzano 1995, ISBN 88-7014-634-0, p. 530.</ref> Oggi questo rio che taglia per il paese è stato messo in sicurezza e deviato lungo un canale.
 
Una nota vuole la banda musicale locale, la ''Wurzelkapelle-Schramml'' (dove ''Wurzel'' sta per radice e ''Kapelle'' sta per banda), fondata nel [[1750]]. Questa banda ha la caratteristica di essere composta da alcune fisarmoniche, un tamburino, una grancassa e molti suonatori di radici. Queste radici altro non sono che pezzi di albero lavorati a mano per far sì che questi possano emettere alcuni fischi, in modo particolare che riproducono due tipi di timbri, acuti e bassi.<ref>{{cita web
|url=http://www.wurzelkapelle.info
|titolo=Wurzelkapelle
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==== Candelle (''Kandellen'') ====
[[File:Dobbiaco - Gandelle.jpg|thumb|La località di Candelle (''Kandellen'')]]
Insediamento di masi sparsi, afferenti alla frazione di Valle San Silvestro, siti a nord-est di tale frazione. Il nome è documentato nel [[1317]] come ''Kamedelle'' e nel [[1770]] come ''Kandellen'', dialettalmente ''Kondäll''. Tale toponimo è riferibile alla radice latina ''cubitellus'', che significa gomito: proprio a forma di gomito appare il piccolo altipiano dove la località si sviluppa.<ref>{{de}} Egon Kühebacher, ''Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte'', vol. 1, Bolzano 1995, ISBN 88-7014-634-0, pp. 183-84.</ref>
In italiano accanto alla località Candelle si trovano anche le diciture Caminatella e Gandelle.<ref name=Massimiliano/>
Qui parte si trova la cappella di Candelle e parte il sentiero per raggiungere la [[Bonner Hütte]] (2340 m) e il [[Corno di Fana]] (2663 m).
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==== Costanosellari (''Haselsberg'') ====
[[File:Costanosellari Dobbiaco.JPG|thumb|left|Vista di Costanosellari (''Haselsberg'')]]
Complesso d'edifici masali che si sviluppano sulle pendici rivolte a mezzogiorno del monte che collega Dobbiaco con [[San Candido]]. Il nome della località viene citato nel [[1404]] come ''Haselberg'' e nel [[1780]] come ''Haslsberg'', dialettalmente ''Haslspärk''.<ref>{{de}} Egon Kühebacher, ''Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte'', vol. 1, Bolzano 1995, ISBN 88-7014-634-0, p. 153.</ref> Etimologicamente riferibile alla radice tedesca ''hasala'' o ''hasele'', entrambe dizioni dal preciso significato di "arbusto di nocciolo".<ref name=Massimiliano/>
 
==== Fienili (''Stadlern'') ====
Si tratta di un raggruppamento di edifici masali situati sopra l'abitato di Valle San Silvestro. Il nome deriva dalla più antica denominazione risalente al [[1299]] di ''Staedelin'' o dialettalmente ''Schtadlan'': significano appunto "fienili", "granai", "piccole costruzioni rurali".<ref>{{de}} Egon Kühebacher, ''Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte'', vol. 1, Bolzano 1995, ISBN 88-7014-634-0, p. 446.</ref>
 
==== Franadega (''Frondeigen'') ====
Insediamento masale molto antico in frazione Valle San Silvestro, sito sulla destra orografica del rio Kühbach. La denominazione appare già nel [[1299]] nella forma arcaica di ''Frumendoeigen'' e nel [[1300]] di ''Frumdaigen'', dialettalmente ''Frondáign'', la cui etimologia potrebbe essere riferita alla radice ''vrongedige'' interpretabile come soggetto alla signoria di: insomma un gruppo di masi sottoposti ad una signoria poderale.<ref>{{de}} Egon Kühebacher, ''Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte'', vol. 1, Bolzano 1995, ISBN 88-7014-634-0, p. 115.</ref>
 
==== Grazze (''Gratsch'') ====
Insediamento, al confine occidentale del comune, in orografica destra della [[Rienza]]. Qui fu trovata nel [[1955]] una pietra miliare romana dell'epoca dell'imperatore [[Decio]] ([[249]]-[[251]]). La denominazione ''Gratsch'' (pronunciata con la "a" lunga) è già attestata come tale nel [[1288]], nel [[1770]] nella forma ''Grätsch'', termine che ha come fonte lo [[lingue slave|slavo]] ''gradisc-'' (ovvero una zona fortificata). Quest'ultima ipotesi è verosimile se si ipotizza che in quella zona si attestarono gli slavi per parare l'assalto dei baiuvari nel [[VII secolo]].<ref>{{de}} Egon Kühebacher, ''Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte'', vol. 1, Bolzano 1995, ISBN 88-7014-634-0, pp. 139-40.</ref>
 
==== Landro (''Höhlenstein'') ====
Riga 607:
==== Melate (''Mellaten'') ====
[[File:Panorama di Dobbiaco.jpg|thumb|left|upright|Vista di Dobbiaco da est]]
La piccola località ha radice etimologica risalente all'epoca preromana. Il nome è attestato nel [[1299]] come ''Moella'', nel [[1414]] come ''Melleyten'' e nel [[1780]] come ''Melaten''. Il gruppo di masi è situato a 1.414 [[Livello del mare|m s.l.m.]], sopra la frazione di Santa Maria (''Aufkirchen'').<ref>{{de}} Egon Kühebacher, ''Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte'', vol. 1, Bolzano 1995, ISBN 88-7014-634-0, p. 247.</ref>
 
==== Monte Rota (''Radsberg'') ====
[[File:Monte Rota Dobbiaco.JPG|thumb|La località di [[monte Rota]]]]
L'insediamento [[monte Rota]] è sito a monte della frazione di Santa Maria. Il nome deriva dall'antico ''Ratsperch'', attestato già nel [[1305]] in questa forma (e nel [[1780]] come ''Radsberger Felder''), che significa "prati umidi": definizione assolutamente logica se si conoscono i bellissimi prati di montagna e le torbiere che si estendono vicino all'abitato, tanto che molti di essi sono stati individuati quali [[biotopo|biotopi naturali]] e sottoposti alla specifica tutela.<ref>{{de}} Egon Kühebacher, ''Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte'', vol. 1, Bolzano 1995, ISBN 88-7014-634-0, pp. 349-50.</ref>
 
==== Costabella (''Schönhuben'') ====
Ameno gruppo di masi a nord ovest della frazione di Santa Maria, in prossimità del confine comunale con [[Villabassa]]. Il nome ''Schönhuben'' (attestato nel [[1885]]) e la dialettale ''Schienhuibe'' contengono entrambi la radice ''Schön'', da interpretarsi però non tanto come bello esteticamente quanto come gratificante in termini di resa gestionale dell'azienda agricola. Con il termine ''Huobe'' si intende mezzo maso, il che sta ad esplicitare che la Schönhube era primariamente costituita da un unico maso ampliatosi nei secoli e suddiviso poi in piccole unità. Si ha notizia di una consegna di prodotti agricoli provenienti da ''Schenhuben'' al monastero di [[San Candido]] nel [[1140]]. La forma italianizzata del nome risulta essere ancora "Belmaso" nel [[1940]].<ref>{{de}} Egon Kühebacher, ''Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte'', vol. 1, Bolzano 1995, ISBN 88-7014-634-0, pp. 426-27.</ref>
 
==== Seghe (''Säge'') ====
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{{Vedi anche|Centrale di teleriscaldamento (Dobbiaco)}}
[[File:TeleriscaldamentoDobbiaco9.JPG|thumb|La centrale di [[teleriscaldamento]]]]
Dal [[1998]] esiste a Dobbiaco una centrale di [[teleriscaldamento]], a cui si è collegata anche la rete del limitrofo comune di [[San Candido]]. Il 24 settembre [[1999]] Dobbiaco e San Candido sono due dei sei soci fondatori del "Consorzio Biomassa Alto Adige".<ref>{{cita web
|url=http://www.biomasseverband.it/cms/website.php?id=/it/index/consorzio/storia.htm
|titolo=Biomasse
|accesso=10 gennaio 2009}}</ref>
 
Il 25 giugno [[2005]200] la centrale è stata ampliata e radicalmente ristrutturata con il nuovo gruppo per la produzione combinata di energia termoelettrica: un impianto che nel suo genere è il maggiore d'[[Europa]].<ref>{{cita web
|url = http://www.fti.bz/it/storia.html
|titolo = Sito ufficiale FTI
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|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20080531141340/http://www.fti.bz/it/storia.html
|dataarchivio = 31 maggio 2008
}}</ref> L'impianto produce e diffonde [[energia termica]] eco-compatibile per i comuni di Dobbiaco e [[San Candido]] e per le loro [[Frazione geografica|frazioni]].
 
Nell'ottobre 2013 è stata inaugurata una nuova centrale presso San Silvestro, con cui Dobbiaco è divenuta totalmente indipendente dal punto di vista energetico.<ref>{{cita news|titolo=Dobbiaco indipendente|pubblicazione = Alto Adige|data = 6 ottobre 2013}}</ref>
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=== Produzioni casearie ===
[[File:Stanga Dobbiaco.jpg|thumb|Il tipico formaggio di Dobbiaco: la "[[stanga di Dobbiaco]]" (''Toblacher Stangenkäse'')]]
La produzione lattiero-casearia di Dobbiaco è caratterizzata dalla presenza di una latteria sociale, costituita in forma cooperativa nel [[1883]], e pertanto una delle più antiche dell'Alto Adige. Dopo la fusione con l'analoga associazione di [[San Candido]], nel [[2004]] si è inaugurata la nuova sede della latteria, permettendo al visitatore di seguire da vicino tutte le fasi della lavorazione del latte. I prodotti caseari della cooperativa sono soprattutto formaggi, come ad esempio la [[Stanga di Dobbiaco]] (''Toblacher Stangenkäse''), tipico di Dobbiaco, e l<nowiki>'</nowiki>''[[Hochpustertaler]]'' ("formaggio Alta Pusteria"), entrambi inseriti nella lista dei [[prodotti agroalimentari tradizionali italiani]].<ref>{{cita web
|url = http://www.schaukaesereidreizinnen.com/public/index.php?PHPSESSID=b780265d80b5214e42e6be3e3292e9f6&lang=2&site=60&see=63
|titolo = Sito Latteria Dobbiaco-San Candido. I formaggi
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=== Unda Radio ===
[[File:Quadri Unda Radio 545 del 1940 presso biblioteca di Dobbiaco.JPG|thumb|Modello Quadri Unda 545]]
La ''Unda - Società per la Fabbricazione di Apparecchi di Meccanica Fine'', fu fondata il 22 agosto [[1925]], con la licenza di costruzione numero 4, ovvero una delle prime in Italia. L'azienda si costituì con un capitale iniziale di 75.000 [[lira italiana|lire]] e 15 dipendenti, dall'allora ventitreenne [[Max Glauber]].
 
La società ebbe subito una grande notorietà in quanto era famosa per le sue produzioni di alta precisione, soprattutto di condensatori variabili a minima perdita, esportati in [[Francia]], [[Paesi Bassi]], [[Belgio]] e [[Svizzera]]; durante gli [[anni 1930|anni trenta]] fu molto affermata, e partecipò a diverse fiere e mostre a [[Milano]].
 
A seguito degli accordi italo-germanici del 23 giugno [[1939]], durante la primavera del [[1940]] Unda Radio si dovette trasferire a [[Como]].<ref>{{cita web
|url=http://www.undaradio.com/
|titolo=Unda Radio
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Grazie a questo inizio, oggi Dobbiaco offre un'importante varietà di offerte vacanziere. La favorevole posizione geografica, la vicinanza alle vette più famose delle [[Dolomiti]] (tra cui le rinomate [[Tre Cime di Lavaredo]]), il clima e le molteplici attività culturali e sportive, sono alcuni dei motivi che hanno reso il paese una tra le tante località note dell'[[Provincia autonoma di Bolzano|Alto Adige]]. Un interessante panorama artistico e naturale si spalanca davanti al visitatore: cappelle, antichi [[maso|masi]], sentieri presso prati coltivati e non, specchi d'acqua, boschi ombrosi ed estesi parchi naturali, i quali sono ricchi di [[flora]] e di [[fauna]].<ref name=Mairhofer83/>
 
Di Dobbiaco si parlò in tutto il mondo in seguito al soggiorno di tre settimane del principe ereditario di Germania Federico Guglielmo (divenuto in seguito l'imperatore [[Federico III di Germania]]) e della sua famiglia nel [[1887]], quando era già colpito dalla malattia. Questa data è stata da molti vista come quella dell'inizio del turismo nel paese.<ref name=Mairhofer83/>
 
Negli anni successivi si iniziòiniziarono a costruire i primi alberghi di Dobbiaco; negli anni [[anni 1870|anni settanta dell'70Ottocento]] la famiglia Baur eresse in Val di Landro il Grand Hotel Baur, nel [[1890]] venne inaugurato l'Hotel Germania, e in seguito, nel [[1893]] il Seehotel, nel [[1900]] l'Hotel Union e nel [[1902]] l'Hotel Bellevue. In località Carbonin si costruì invece l'Hotel Schluderbach e poco più in là l'Hotel Sigmundsbrunn. Tutti questi primi alberghi erano dotati di ogni comfort dell'epoca, e quindi avevano prezzi particolarmente elevati.<ref name=Mairhofer83/>
 
Data la sua importanza come centro turistico, il paese oggi offre una capacità ricettiva in alberghi e camping di circa 5.828 posti letto,<ref>
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La [[stazione di Dobbiaco]], servita da treni regionali svolti da [[SAD Bolzano|SAD]] e [[Trenitalia]] nell'ambito del cotnratto di servizio stipulato con la [[Provincia autonoma di Bolzano]], sorge lungo la [[ferrovia della Val Pusteria]]. Questa nel 2017 ha ricevuto il riconoscimento come "Stazione dell'anno" da parte dell'"Associazione Amici della Ferrovia - Verein Freunde der Eisenbahn".<ref>[http://altoadige.gelocal.it/bolzano/cronaca/2017/04/19/news/dobbiaco-puo-vantare-la-stazione-dell-anno-1.15219644 Dobbiaco può vantare la «stazione dell’anno»] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20170422034025/http://altoadige.gelocal.it/bolzano/cronaca/2017/04/19/news/dobbiaco-puo-vantare-la-stazione-dell-anno-1.15219644 |date=22 aprile 2017 }}, su altoadige.it</ref>
 
Fra il [[1921]] e il [[1962]] erano inoltre attive le stazioni di [[Stazione di Dobbiaco SFD|Dobbiaco SFD]], [[Stazione di Dobbiaco Lago|Dobbiaco Lago]], [[Stazione di Sorgenti|Sorgenti]] e [[Stazione di Landro|Landro]], lungo la [[ferrovia delle Dolomiti]]<ref>Evaldo Gaspari, ''La ferrovia delle Dolomiti. Calalzo-Cortina d’Ampezzo-Dobbiaco. 1921-1964'', Athesia edizioni, Bolzano 2005. ISBN 88-7014-820-3.</ref> il cui percorso, soppresso il servizio, è stato riadattato a [[Ciclabile delle Dolomiti|pista ciclabile delle Dolomiti]] in estate e pista da sci di fondo in inverno.
 
=== Aeroporto ed eliporto ===
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}}</ref>
 
L'aeroporto è utilizzato per voli turistici: dal [[1953]] è gestito dalla società ''Meteor''.<ref>{{cita web
|url=http://www.aeroporto.fvg.it/ITA/html/house_organ/AeFVG10_02.pdf
|titolo=Aeroporto di Dobbiaco
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== Amministrazione ==
=== Consiglio comunale ===
In seguito alle elezioni amministrative del [[2010]], in consiglio comunale sono rappresentate cinque liste. La maggioranza è stata conquistata dalla [[Südtiroler Volkspartei]], con 11 consiglieri<ref>{{cita web
|url = http://www.gemeindewahlen.bz.it/8446/council_li_vg.htm
|titolo = Sito delle elezioni comunali in Alto Adige
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|dataarchivio = 25 maggio 2010
}}
</ref>, che tuttavia ha presentato due liste distinte con i rispettivi candidati sindaci. Tale frammentazione ha permesso l'elezione a sindaco di Guido Bocher, esponente di una lista civica, ''Indipendenti-Unabhängige'', che è così divenuto il primo sindaco di lingua italiana di Dobbiaco, oltre che il primo in assoluto in un comune a maggioranza tedesca.<ref>{{cita web|url=http://www.gazzettino.it/articolo_app.php?id=29307&sez=ELEZIONI2010&npl=&desc_sez=|accesso=18 maggio 2010|data=17 maggio 2010|titolo=A Dobbiaco eletto per la prima volta nella storia un sindaco di lingua italiana|editore|editore=[[Il Gazzettino]]}}</ref> Bocher è stato poi riconfermato sindaco nel [[2015]], battendo a larga maggioranza il candidato della [[Südtiroler Volkspartei]].
 
{{ComuniAmminPrecTitolo}}
{{ComuniAmminPrec
| [[1948]] | [[1950]]
|Johann Baur
|[[Südtiroler Volkspartei|SVP]]
Riga 817:
}}
{{ComuniAmminPrec
| [[1950]] | [[1964]]
|Josef Pircher
|[[Südtiroler Volkspartei|SVP]]
Riga 823:
}}
{{ComuniAmminPrec
| [[1964]] | [[1969]]
|Anton Mair
|[[Südtiroler Volkspartei|SVP]]
Riga 829:
}}
{{ComuniAmminPrec
| [[1969]] | [[1980]]
|Jakob Ranalter
|[[Südtiroler Volkspartei|SVP]]
Riga 835:
}}
{{ComuniAmminPrec
| [[1980]] | [[1990]]
|Heinrich Stauder
|[[Südtiroler Volkspartei|SVP]]
Riga 841:
}}
{{ComuniAmminPrec
| [[1990]] | [[2010]]
|Bernhard Mair
|[[Südtiroler Volkspartei|SVP]]
Riga 847:
}}
{{ComuniAmminPrec
| [[2010]] | in carica
|Guido Bocher
|Indipendenti - Unabhängige
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== Sport ==
[[File:Nordic Arena Dobbiaco.jpg|thumb|Nordic Arena Dobbiaco]]
[[File:HC Dobbiaco 1930.jpg|thumb|left|La squadra di hockey nel [[1930]] ]]
Il paese di Dobbiaco offre tante possibilità di sport, sia estivi che invernali.
 
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|url=http://www.hochpustertal.info/it/suedtirol/toblach/winter/nordic_arena_toblach.html
|titolo=''Nordic Arena Dobbiaco''
|accesso=14 dicembre 2009}}</ref> inaugurato nel gennaio [[2010]], partono tre piste omologate [[Federazione Internazionale Sci|FIS]], dedicate agli atleti dobbiacensi che hanno partecipato in passato alle olimpiadi:
:{|
|''Monika'',
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{{vedi anche|Trampolino Sulzenhof}}
Dobbiaco è una delle poche località in [[Provincia autonoma di Bolzano|Alto Adige]] dotata di strutture adatte alla pratica del [[salto con gli sci]].
Il primo trampolino da 20 metri fu costruito nel [[1911]], il secondo nel [[1919]], quando venne anche migliorata la struttura del primo.
 
Poiché gli atleti locali si dimostravano molto attivi, nel [[1950]] l'ingegner [[Fritz Terschak]] progettò e fece erigere due nuovi trampolini, i [[Trampolino Sulzenhof|Sulzenhof]]: tra i saltatori [[Val Pusteria|pusteresi]] dell'epoca si ricorda [[Enzo Perin]], che partecipò anche ai [[Giochi olimpici invernali|Giochi Olimpici]].
 
Tra il [[1970]] e il [[1972]], con l'aiuto del [[Comitato Olimpico Nazionale Italiano|CONI]] e i finanziamenti della [[Provincia autonoma di Bolzano|provincia di Bolzano]], si realizzarono nuovi trampolini, passando da un'altezza di 30 metri a 60 metri.
 
Nel [[2003]] sono stati nuovamente effettuati dei lavori di ristrutturazione, portando la struttura maggiore dai 60 agli 80 metri.<ref>{{cita web|url=http://www.skiclub.bz/it/it_geschichte_skiclub_sciclub_toblach_dobbiaco.asp|titolo=Sci Club|accesso=10 gennaio 2009|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20081220155119/http://www.skiclub.bz/it/it_geschichte_skiclub_sciclub_toblach_dobbiaco.asp|dataarchivio=20 dicembre 2008}}</ref>
 
Quindi a oggi vi sono tre trampolini: il primo un HS 74 con [[Punto K]] 67, il secondo un HS 40 con [[Punto K]] 37 e il piccolo un HS 24 con [[Punto K]] 22.
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* [[Sella di Dobbiaco]]
* [[Harpfe]]
* [[Vallo Alpinoalpino]]
** [[Vallo Alpinoalpino in Alto Adige]]
*** [[Sbarramento Dobbiaco]]
* [[Piste ciclabili dell'Alto Adige]]