Mario Barbaja: differenze tra le versioni

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Tra il 1971 e il 1978, Mario Barbaja ha pubblicato per la [[Ariston Records|Ariston]] quattro album stilisticamente diversi l’uno dall’altro. Dallo stile acustico iniziale che prende le mosse da [[Donovan]]<ref>http://digilander.libero.it/gianni61dgl/mariobarbaja.htm</ref> e dalla musica indiana<ref>http://digilander.libero.it/ciao.2001/mat_recensioni03.htm</ref>, e che è stato avvicinato anche a quello di [[Claudio Rocchi]]<ref>http://www.italianprog.com/it/a_barbaja.htm</ref> e di [[Fabrizio De André]]<ref>Ciao 2001, 20 febbraio 1972, p.38 (Mario Barbaja:Il cantautore del Naviglio: “Lo chiamano già ‘il Fabrizio de André padano’”…)</ref>, si è distaccato progressivamente sino ad approdare nell’ultimo album a un linguaggio che è stato accostato al “punk rock in auge verso la fine degli anni ‘70”<ref>http://digilander.libero.it/gianni61dgl/mariobarbaja.htm</ref>.
 
Il suo secondo album, intitolato ''Megh'' (1972) è quello generalmente più apprezzato dalla critica<ref>http://www.italianprog.com/it/a_barbaja.htm</ref>: alle incisioni dei brani hanno partecipato musicisti come [[Victor BacchettaBach]], [[Ricky Belloni]], [[Alberto Camerini]], [[Gianni Cazzola]], [[Tullio deDe Piscopo]], [[Lucio Fabbri]], [[Eugenio Finardi]].
 
Nel 1972 ha scritto la canzone ''Sotto il bambù'': il brano, ispirato a un poemetto di [[Thomas Stearns Eliot]], ''[[Sweeney Agonistes]]'' (a sua volta collegato a una canzone del 1902, ''"[[Under the bamboo tree]]"'' ), è stato proposto dal gruppo degli [[Stormy Six]], con il testo parzialmente modificato <ref>https://books.google.it/books?id=uO0Z2Ayh8iwC&pg=PA106&lpg=PA106&dq=%22Mario+barbaja%22&source=bl&ots=yIZOQu4RQb&sig=5CR2HKjWOEeKXkTgrvIo9TWRYT4&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiQlNaF09HbAhXDIJoKHfQqDn84HhDoAQgrMAA#v=onepage&q=%22Mario%20barbaja%22&f=false</ref>, a [[Un disco per l'estate 1972]].