Partito Nazionale Fascista: differenze tra le versioni

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Il '''Partito Nazionale Fascista''' ('''PNF''') è stato un [[partito politico]] [[italia]]no espressione del [[Fascismo|movimento fascista]].
 
Nato nel [[1921]] dalla trasformazione in partito del movimento [[Fasci italiani di combattimento|Fasci Italiani di Combattimento]], guidò la cosiddetta ''[[marcia su Roma]]'' che portò, nell'autunno del [[1922]], [[Benito Mussolini]] a divenire [[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|presidente del Consiglio dei ministri]].
 
Nel [[1923]] si fuse con l'[[Associazione Nazionalista Italiana]] e, tra la metà e la fine degli [[Anni 1920|anni venti]], diventò, prima ''[[de facto]]'' poi ''[[de iure]]'', il partito unico del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] fino alla caduta del [[regime fascista]], il 25 luglio del [[1943]].
 
L'organo ufficiale del partito era ''[[Il Popolo d'Italia]]'', quotidiano fondato da Mussolini nel [[1914]]. L'inno era ''[[Giovinezza (inno)|Giovinezza]]'', nella versione di [[Salvator Gotta]] del [[1925]], qualificato come ''Inno trionfale del Partito Nazionale Fascista''. La legge 20 giugno 1952, n. 645 (cosiddetta ''[[legge Scelba]]'') in attuazione della [[XII disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana]] vieta la ricostituzione del partito<ref>[http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1952-06-20;645!vig= LEGGE 20 giugno 1952, n. 645. Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione.]</ref>.
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===Fondazione===
{{Vedi anche|Fasci Italiani di Combattimento}}
Il PNF fu fondato a [[Roma]] il 9 novembre [[1921]] per iniziativa di Benito Mussolini come evoluzione in partito del movimento dei [[Fasci Italiani di Combattimento]] - fondati, sempre da Mussolini, a [[Milano]], in [[piazza San Sepolcro]], il 23 marzo [[1919]]. Come movimento giovanile si dotò nel 1921 dell'[[Avanguardia giovanile fascista|Avanguardia Giovanile Fascista]]. Rispetto ai Fasci, il PNF abbandonò, via via che si consolidava al potere, gli ideali socialisteggianti e repubblicani per virare decisamente verso la destra dello scacchiere politico italiano.
 
===La conquista del potere===
{{Vedi anche|Marcia su Bolzano|Marcia su Roma}}
Dopo la [[marcia su Roma]] del 28 ottobre [[1922]], Mussolini, che era stato eletto parlamentare l'anno precedente insieme ad altri esponenti fascisti, fu incaricato dal re [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] di formare [[Governo Mussolini|un nuovo governo]] sostenuto da una maggioranza composta anche dal [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare Italiano]] e da altri gruppi di estrazione [[liberalismo|liberale]]. Il 15 dicembre [[1922]] fu costituito il [[Gran consiglio del fascismo|Gran Consiglio del Fascismo]], organo supremo del Partito Nazionale Fascista, che tenne la sua prima seduta il 12 gennaio [[1923]].
 
===Il regime===
{{Vedi anche|Regime fascista}}
Alle elezioni politiche dell'aprile [[1924]], grazie alle violenze squadriste e all'impiego di "liste civetta", volte a drenare ulteriori voti, il PNF ottenne una netta maggioranza: tali risultati furono però duramente contestati dalle opposizioni, che denunciarono numerose irregolarità. In tale quadro, il deputato [[Giacomo Matteotti]], dopo aver denunciato brogli in parlamento, venne ucciso da estremisti fascisti. La vicenda ebbe seguito il 3 gennaio [[1925]], quando Mussolini, con un discorso alla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera dei deputati]], dichiarò provocatoriamente di assumersi la responsabilità storica di quanto accaduto, promettendo di chiarire la situazione nei giorni immediatamente seguenti.
In sede giudiziaria, sia all'epoca dei fatti, sia nel [[Secondo dopoguerra in Italia|secondo dopoguerra]], non fu mai provato alcun coinvolgimento diretto del Duce o di altri gerarchi nell'organizzazione del delitto: tesi sostenuta anche da alcuni storici, come [[Indro Montanelli]]<ref>Indro Montanelli e Paolo Granzotto, ''Sommario di storia d'Italia: dall'unità ai giorni nostri'', Rizzoli, 1986</ref>, per i quali le responsabilità di Mussolini furono solo di natura morale. La crisi seguita all'omicidio di Matteotti, che era parsa, in un primo tempo, far vacillare la presa di Mussolini e del fascismo, fu invece abilmente sfruttata dal duce per avviare la dittatura.
 
Il PNF fu l'unico partito ammesso in Italia dal [[1926]] al [[1943]], dopo l'emanazione delle cosiddette [[leggi fascistissime]] e dotandosi di un proprio [[s:Statuto del Partito Nazionale Fascista|statuto]].
Il ''Gran Consiglio del Fascismo''<ref>legge n. 2693 del 9 dicembre [[1928]]</ref> divenne organo costituzionale del Regno: "organo supremo, che coordina e integra tutte le attività del [[regime fascista|regime]] sorto dalla [[rivoluzione fascista|rivoluzione]] dell'ottobre 1922". Il Gran Consiglio deliberava sulla lista dei deputati da sottoporre al corpo elettorale (poi sostituiti dai ''consiglieri nazionali'' della [[Camera dei fasci e delle corporazioni|Camera dei Fasci e delle Corporazioni]]); sugli statuti, gli ordinamenti e le direttive politiche del Partito Nazionale Fascista; sulla nomina e la revoca del Segretario, dei Vicesegretari, del Segretario amministrativo e dei membri del Direttorio nazionale del Partito Nazionale Fascista. Le iscrizioni al Partito aumentarono a dismisura quando, il 29 marzo 1928, si decise che gli iscritti al PNF avrebbero avuto la precedenza nelle liste di collocamento (più antica era l'affiliazione, più si "scalavano" le graduatorie)<ref>[http://books.google.com/books?id=ID-0GmjIHwYC&lpg=PA277&ots=iKtFGnc2WD&dq=n.%201003%20decreto%2029%20marzo%201928&hl=it&pg=PA277#v=onepage&q=n.%201003%20decreto%2029%20marzo%201928&f=false Francesco Luigi Ferrari, "Il Regime Fascista Italiano", Roma 1983, Edizioni di Storia e Letteratura]</ref>.
 
Quasi due anni esatti dopo, il 28 marzo [[1930]], si decretò che per poter svolgere gli incarichi scolastici di alto livello (presidi e rettori) bisognava essere tesserati almeno da cinque anni. Il 3 marzo del [[1931]] le iscrizioni furono sospese per circa un anno; questo dato fa intuire che molte furono le adesioni al Partito Fascista dettate esclusivamente da interesse<ref>Antonio Gambino, ''Storia del PNF'', Sugar, Milano, 1962, pag. 99</ref><ref>[http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2011/12/16/news/una-citta-fascista-solo-per-interesse-ma-tiepida-e-divisa-1.2861494 ''Una città fascista solo per interesse (ma tiepida e divisa)''], ''[[Corriere delle Alpi]]'', 16 dicembre 2011</ref>: contro di esse si mosse il segretario [[Giovanni Giuriati]], attivista anti-corruzione che, forse proprio per questa spinta "moralizzatrice", venne destituito dal Duce dopo pochi mesi<ref>Marco Palla, ''Mussolini e il fascismo'', Giunti, Firenze, 1993, pagg. 64-65</ref>. Un ruolo educativo fu proprio dall'Istituto Fascista di Cultura, attualmente Università Popolare degli studi di Milano, che fu convertita da Università Popolare di Milano a Scuola Fascista, che durante tutto il periodo diede formazione e cultura fascista.
 
Nel 1930 furono creati i [[Fasci giovanili di combattimento]]. Gli anni Trenta furono caratterizzati dalla segreteria di [[Achille Starace]], "fedelissimo" di Mussolini e uno dei pochi gerarchi fascisti provenienti dal sud Italia, che lanciò una campagna di fascistizzazione del paese fatta di cerimonie oceaniche e creazione di organizzazioni volte a inquadrare il paese e il cittadino in ogni sua manifestazione (sia pubblica sia privata). Al fine di irregimentare anche i movimenti giovanili Starace portò sotto il controllo diretto del PNF sia l'[[Opera nazionale balilla|Opera Nazionale Balilla]] (ONB) sia i Fasci Giovanili che furono sciolti e fatti confluire nella nuova [[Gioventù italiana del littorio|Gioventù Italiana del Littorio]] (GIL).
 
Il 27 maggio [[1933]] l'iscrizione al PNF è dichiarata requisito fondamentale per il concorso a pubblici uffici; il 9 marzo [[1937]] diventa obbligatoria se si vuole accedere a un qualunque incarico pubblico e dal 3 giugno [[1938]] non si può lavorare se non si ha la tanto conclamata tessera: è chiaro quindi che gli iscritti si contino a milioni ma che tra questi i "tiepidi" e i "freddi" verso il regime siano moltissimi<ref>Ottavio D'Agostino e Franco Giannantoni, ''Sono un fascista, fucilatemi!'', Arterigere, Varese, 2004, pag. 149</ref>. Nel [[1939]] [[Ettore Muti]] avvicenda Starace alla guida del partito e tale fatto testimonia l'aumento dell'influenza di [[Galeazzo Ciano]]<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/ettore-ettore-angelo-muti_%28Dizionario-Biografico%29/ Voce su Ettore Muti] sul [[Dizionario Biografico degli Italiani]]</ref>.
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===Scioglimento===
{{Vedi anche|25 luglio 1943|Partito Fascista Repubblicano}}
Il 27 luglio 1943, in seguito alla votazione dell'[[Caduta del fascismo|ordine del giorno Grandi]] (25 luglio), Mussolini venne arrestato dai Reali Carabinieri, decretando di fatto la fine del regime fascista. Lo scioglimento del PNF da parte del nuovo governo di [[Pietro Badoglio]] avvenne il 2 agosto [[1943]] con il regio decreto n.704, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del Regno il 5 agosto successivo<ref>[http://www.infoleges.it/service1/scheda.aspx?service=1&id=93530 R.d.l. n.704 del 2 agosto 1943]</ref>.
 
Liberato dai tedeschi il 10 settembre, Mussolini costituì il 13 settembre il nuovo [[Partito Fascista Repubblicano]] (PFR) e costituì la [[Repubblica Sociale Italiana]] (RSI), nella parte d'Italia occupata dai tedeschi. Segretario del PFR fu nominato il 15 settembre [[Alessandro Pavolini]]. A [[Milano]] era già stato ricostituito il 13 settembre da [[Aldo Resega]], che ne fu anche il primo commissario federale. Il PFR cessò la sua esistenza con la morte di Mussolini e con la fine della RSI, il 28 aprile del [[1945]].
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== Organizzazione ==
=== Organi centrali ===
* [[Benito Mussolini|Duce del Fascismo]]
* [[Gran consiglio del fascismo]]
* Direzione (dall'8 agosto 1924 Direttorio nazionale)
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* [[Francesco Giunta]] (13 ottobre [[1923]] - 23 aprile [[1924]])
* Direzione collegiale (''quadrumvirato'') (23 aprile [[1924]] - 16 giugno [[1924]]): [[Roberto Forges Davanzati]], [[Cesare Rossi]], [[Giovanni Marinelli]] e [[Alessandro Melchiori]]
* Direttorio nazionale provvisorio - 13 membri (16 giugno [[1924]] - 8 agosto [[1924]]): [[Roberto Forges Davanzati]], [[Pier Arrigo Barnaba]], [[Amedeo Belloni]], [[Alfredo Cucco]], [[Roberto Farinacci]], [[Felice Felicioni]], [[Italo Foschi]], [[Dino Grandi]] (dal 4 luglio [[Giuseppe Caradonna]]), [[Maurizio Maraviglia]], [[Alessandro Melchiori]], [[Sergio Panunzio]] (dal 4 luglio [[Giuseppe Frignani]])
* [[Alessandro Melchiori]] (8 agosto [[1924]] - 12 febbraio [[1925]])
* [[Roberto Farinacci]] (15 febbraio [[1925]] - 30 marzo [[1926]])
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== Organizzazioni del Partito ==
Le organizzazioni del P.N.F. erano l'[[Opera nazionale del dopolavoro|Opera Nazionale Dopolavoro]] per i lavoratori, e una serie di organizzazioni che si occupavano della gioventù e ne organizzavano il tempo libero, mirate ad avvicinare all'ideologia fascista ragazzi e ragazze, con la [[Gioventù italiana del littorio|Gioventù Italiana del Littorio]], che nel 1937 sostituì l'[[Opera nazionale balilla|Opera Nazionale Balilla]] e i [[Fasci giovanili di combattimento]]. I [[Gruppi universitari fascisti|Gruppi Universitari Fascisti]], invece formavano al fascismo gli universitari.
La [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]], inizialmente pensata come milizia del PNF, divenne un corpo di polizia civile a ordinamento militare del Regime.
 
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== Istituzioni culturali ==
=== Istituto di Cultura Fascista ===
L'[[Istituto fascista di cultura|Istituto Nazionale di Cultura Fascista]] (INCF) fu fondato nel [[1925]]; fu alle dirette dipendenze del Segretario del Partito e fu sottoposto all'alta vigilanza di Mussolini. L'INCF fu eretto ente morale il 6 agosto [[1926]], con sede a Roma, e aveva lo scopo di promuovere e coordinare gli studi sul fascismo, di tutelare e diffondere, in Italia e all'estero, gli ideali, la dottrina del fascismo e la cultura italica attraverso corsi e lezioni, pubblicazioni, libri, e di promuovere la propaganda in tal senso.
 
Fu retto da un Consiglio d'Amministrazione così composto:
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=== Accademia d'Italia ===
Sempre nel 1926 fu fondata la [[Accademia d'Italia|Reale Accademia d'Italia]] con il compito di "promuovere e coordinare il movimento intellettuale italiano nel campo delle scienze, delle lettere e delle arti".
 
=== Littoriali ===
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=== Elezioni del 1929 ===
{{vedi anche|Elezioni politiche italiane del 1929}}
Nelle elezioni politiche del 24 marzo [[1929]]. La votazione si svolse in forma plebiscitaria. Gli elettori potevano votare SÌ o NO per approvare la lista dei deputati designati dal [[Gran consiglio del fascismo|Gran Consiglio del Fascismo]].
I ''SI'' ottennero il 98,3%. I ''NO'' l'1,56%.
 
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=== La Camera dei Fasci ===
{{vedi anche|Camera dei Fasci e delle Corporazioni}}
Nel gennaio [[1939]] la [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera]] fu soppressa e l'organo legislativo divenne la [[Camera dei fasci e delle corporazioni|Camera dei Fasci e delle Corporazioni]], dove i membri (consiglieri nazionali) non erano eletti, ma nominati o membri di diritto. Fu sciolta il 2 agosto [[1943]].
 
== Scioglimento ==
Dopo la caduta del [[governo Mussolini]] il [[Caduta del fascismo|25 luglio 1943]], il nuovo [[governo Badoglio I]] deliberò lo scioglimento del PNF e delle organizzazioni collaterali il 2 agosto, quando venne emanato il R.D.L. n. 704/1943 che, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 180 del 5 agosto, entrò in vigore il 6<ref>[http://www.edizionieuropee.it/data/html/21/zn44_01_013.html R.D.L. 2 agosto 1943, n. 704. Soppressione del Partito nazionale fascista] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140220034943/http://www.edizionieuropee.it/data/html/21/zn44_01_013.html |data=20 febbraio 2014 }}</ref>.
 
Dalle ceneri del Partito Nazionale Fascista nell'Italia occupata dalla Germania dopo l'8 settembre 1943, nacque il [[Partito Fascista Repubblicano]], annunciato con il discorso di Mussolini a Radio Monaco del 18 settembre. Il partito si costituì al [[Congresso di Verona (1943)|Congresso di Verona]] del 14 novembre [[1943]] dove venne approvato il cosiddetto [[Manifesto di Verona]].
 
== Il PNF e la Costituzione della Repubblica italiana ==
La [[Costituzione della Repubblica Italiana]], alla XII disposizione transitoria e finale<ref>[http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:costituzione:1947-12-27!vig= Costituzione Italiana], Sito istituzionale della [[Presidenza del Consiglio dei ministri]]</ref>, stabilisce: {{Citazione|È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.<br/>In deroga all'articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall'entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.}}
 
Nell'immediato dopoguerra, dopo l'amnistia emanata dal ministro della giustizia [[Palmiro Togliatti]], il 26 dicembre [[1946]] venne fondato il [[Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale|Movimento Sociale Italiano]] (MSI) in cui confluirono numerose personalità e reduci della ex [[Repubblica Sociale Italiana]] ed ex esponenti del regime fascista.
 
== Partiti e movimenti considerati ''post-fascisti'' nell'Italia repubblicana ==
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== Bibliografia ==
*[[Edoardo Susmel|Edoardo]] e [[Duilio Susmel]] ''Opera Omnia di Benito Mussolini'', La Fenice, [[Firenze]].
* [[Renzo De Felice]], ''Breve storia del fascismo'', [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]], 2002.
* Helga Dittrich Johansen, ''Le militi dell'idea. Storia delle organizzazioni femminili del Partito Nazionale Fascista'', Olschki, 2002.
* Antonio Baglio, ''Il Partito nazionale fascista in Sicilia. Politica, organizzazione di massa e mito totalitario 1921-1943'', Lacaita, 2005.
* Erminio Fonzo, [https://www.academia.edu/5034492/Il_fascismo_conformista._Le_origini_del_regime_nella_provincia_di_Salerno_1920-1926_ ''Il fascismo conformista. Le origini del regime nella provincia di Salerno (1920-1926)''], Edizioni del Paguro, [[Mercato San Severino]] ([[Provincia di Salerno|SA]]), 2011.
* Lorenzo Santoro, ''Roberto Farinacci e il partito nazionale fascista 1923-1926'', [[Rubbettino Editore|Rubbettino]], 2008.
* Matteo di Figlia, ''Farinacci. Il radicalismo fascista al potere'', [[Donzelli Editore|Donzelli]], 2007.
* Elio e Vittorio Del Giudice, ''Italiani tutti in divisa'', Ermanno Albertelli, 2003.
* Sergio Vicini, ''Fasciste'', [[Hobby & Work|Hobby&Work]], 2009.
* [[Antonio Gambino]], ''Storia del PNF'', Sugar, 1962
* Mario Missori, ''Gerarchie e statuti del P.N.F.'', Bonacci, 1986.
* Ernesto Zucconi, ''Divise del P.N.F.'', 2003.
* Alessandro Visani, ''La conquista della maggioranza'', [[Fratelli Frilli Editori|Fratelli Frilli]], 2004.
* Lorenzo di Nucci, ''Lo Stato-partito del fascismo'', [[Il Mulino]], 2009.
* {{Cita libro
|titolo = Il Primo e Secondo Libro del Fascista
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* [[Gerarca]]
* [[Federazione Fascista Svizzera]]
* [[Fasci italiani di combattimento|Fasci Italiani di Combattimento]]
* [[Istituto fascista di cultura|Istituto Nazionale di Cultura Fascista]]
* [[Partito Fascista Repubblicano]] (PFR)
* [[Partito Fascista Sammarinese]]