Gaio Giulio Cesare: differenze tra le versioni

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{{vedi anche|Congiura di Catilina}}
Nel [[63 a.C.]] irruppe sulla scena politica [[Lucio Sergio Catilina]]. Nobile decaduto, egli tentò più volte di impadronirsi del potere: organizzò una prima congiura nel [[66 a.C.|66]] o nel [[65 a.C.]], a cui Cesare prese probabilmente parte.<ref>La partecipazione di Cesare alla prima congiura di Catilina è omessa da [[Sallustio]], filocesariano, nel ''[[De Catilinae coniuratione]]'', ma è invece testimoniata da {{cita|Svetonio, ''Vite dei Cesari''|''Cesare'', 9}}.</ref> La congiura, che avrebbe portato all'elezione di Crasso come [[dittatore romano|dittatore]] e dello stesso Cesare come suo ''[[magister equitum]]'', fallì per l'improvviso abbandono del progetto da parte di Crasso, o forse perché Cesare si rifiutò di dare il segnale convenuto che avrebbe dovuto dare inizio al programmato assalto al senato.
Quando nel 63 la seconda congiura di Catilina fu scoperta da [[Marco Tullio Cicerone]] (pur non avendo prove certe) , [[Lucio Vezio]], amico di Catilina,<ref>[[Cassio Dione]], ''Storia romana'', XXXVII,41,2.</ref> fece i nomi di alcuni congiurati, includendo tra essi anche Cesare. Questi fu scagionato dalle accuse grazie al tempestivo intervento di Cicerone, ma resta assai probabile che avesse partecipato, almeno inizialmente, anche a questa seconda congiura.<ref>[[Luciano Canfora]], ''Giulio Cesare, Il dittatore democratico'', cap. VII, ''Nella congiura, oltre la congiura''.</ref> Ad avvalorare l'ipotesi è il discorso che lo stesso Cesare pronunciò in senato in difesa dei congiurati Lentulo e Cetego: dopo la sua fuga, Catilina aveva lasciato a loro le redini della congiura, ma i due erano stati scoperti grazie a un abile piano congegnato da Cicerone, principale accusatore di Catilina e responsabile del fallimento della congiura. Discutendo sulla pena cui condannare Lentulo e Cetego, molti senatori avevano proposto la condanna a morte; Cesare, invitando tutti a non prendere decisioni avventate e dettate dalla paura, propose invece di confinare i congiurati e di confiscare loro i beni.<ref>[[Sallustio]], ''De Catilinae coniuratione'', 51.</ref> Il discorso di Cesare, che aveva convinto molti senatori, fu però seguito da un altro, molto acceso, pronunciato da [[Marco Porcio Catone Uticense]], che riuscì a reindirizzare il senato verso la condanna a morte dei congiurati.<ref>[[Sallustio]], ''[[De Catilinae coniuratione]]'', 52.</ref> Lentulo e Cetego furono quindi condannati a morte senza che gli fosse concessa loro la ''[[provocatio ad populum]]''. Il discorso di Cesare, grazie al quale egli si presentò come un uomo saggio e poco vendicativo, fu molto gradito al popolo, che sperava nei benefici che Catilina gli avrebbe concesso; è però probabile che con le sue parole il futuro dittatore tentasse anche di salvare dalla morte degli amici e compagni politici con i quali aveva indubbiamente collaborato.<ref>[[Luciano Canfora]], ''Giulio Cesare. Il dittatore democratico'', cap. VIII, ''Il discorso in Senato riscritto da Sallustio''.</ref>
 
Dopo la morte della moglie Cornelia nel [[68 a.C.]], Cesare sposò Pompea, nipote di [[Lucio Cornelio Silla|Silla]].<ref>[[Plutarco]], ''Cesare'', 5,7;<br />{{cita|Svetonio, ''Vite dei Cesari''|''Cesare'', 6.2}}.</ref> Ma nel [[62 a.C.]] [[Publio Clodio Pulcro]], amante di Pompea, si introdusse in casa di Cesare, dove la stessa Pompea stava preparando le celebrazioni per la festa di [[Bona Dea]]. Scoperto mentre era travestito da ancella, Clodio venne processato per lo scandalo, e Cesare ripudiò Pompea, pur rifiutando di testimoniare contro Clodio al processo.<ref>[[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], ''Lettere ad Attico'', I,12,3; 13,3;<br />[[Plutarco]], ''Cesare'', 10;<br />{{cita|Svetonio, ''Vite dei Cesari''|''Cesare'', 6.2}}.</ref> Eletto [[Pretore (storia romana)|pretore]],<ref>[[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], ''Lettere ad Attico'', II,24,3;<br />[[Velleio Patercolo]], ''Storia Romana'', II,43,4;<br />[[Cassio Dione]], ''Storia Romana'', XXXVII,44.</ref> nel [[61 a.C.]] fu poi [[proconsole|governatore]] della [[provincia romana|provincia]] della [[Spagna romana|Spagna ulteriore]], dove condusse operazioni contro i Lusitani; acclamato ''[[imperator]]'', gli fu tributato il [[trionfo]] una volta tornato a Roma.<ref>[[Velleio Patercolo]], ''Storia Romana'', II,43,3;<br />[[Plutarco]], ''Cesare'', 12;<br />{{cita|Svetonio, ''Vite dei Cesari''|''Cesare'', 18.1}};<br />[[Cassio Dione]], ''Storia Romana'', XXXVII,52-53;<br />[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Le guerre civili'', II,8.</ref> Cesare fu tuttavia costretto a rinunciarvi, in quanto per celebrare il trionfo avrebbe dovuto mantenere le sue vesti di militare e restare fuori dalla città di Roma: il propretore chiese dunque al senato il permesso di candidarsi al consolato ''in absentia'', attraverso i suoi legati, ma Catone l'Uticense fece in modo che la richiesta fosse respinta. Cesare, posto di fronte a una scelta particolarmente importante per la sua carriera futura, preferì dunque salire il gradino successivo del ''cursus honorum'' e candidatosi nel [[60 a.C.]] fu eletto [[console (storia romana)|console]] per l'anno [[59 a.C.]]<ref>[[Plutarco]], ''Cesare'', 13.</ref><ref>{{cita|Svetonio, ''Vite dei Cesari''|''Cesare'', 18.2}}.</ref>